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A1Ciclo • 2012 - The American Job





Diario di un ciclomellito oltreoceano! > Paolino Cravanzola racconta ...
Cycling @ Team Type 1 Development


THE AMERICAN JOB > UPDATE  7 > SUMMER REPORT > 22 settembre 2012



The (Semi) Final Report ?
testo di Paolino Cravanzola, attualmente @ Boston, MA

Dopo ben 2 mesi e mezzo che non mi faccio sentire, sono finalmente pronto ad aggiornarvi sul resto della mia avventura, lasciando ad un prossimo ed ultimo update un paio di notizie per il futuro, che per imposizioni superiori non vi posso ancora svelare.
In seguito allo stop forzato durante il Tour of America's Dairyland, dopo aver a lungo valutato la situazione, ho deciso di effettuare una piccola operazione ambulatoriale per cercare di pulire l'area infetta e procedere ad una completa guarigione della zona perineale (dove non batte il sole, ndr)
Una mattina della seconda settimana di Luglio, ho quindi effettuato l'intervento, ripartendo con i miei amati antibiotici per ulteriori 15 giorni.
Il 12 Luglio, nel primo pomeriggio, è però realmente iniziato il mio break estivo: vado finalmente a prendere all'aeroporto mia madre, mia zia, e due cuginetti, che hanno deciso di trascorrere le ferie estive venendomi a trovare!
Il piano è di viaggiare in auto a est fino all'oceano, a Savannah, dove cerchiamo invano la panchina su cui hanno girato Forrest Gump: portata in un museo.
Procediamo quindi a sud, lungo la costa orientale della Florida, passando per Cape Canaveral, dove visitiamo il centro aerospaziale della NASA, e poi Miami, dove ritroviamo il famoso lungomare presente in una miriade di film, poi giù fino a Key West, punto più meridionale degli Stati Uniti, a 151km in linea d'aria da Cuba. Qui in una house boat vicino alla punta meridionale dopo una pedalata mattutina.

Il ritorno prevede invece un passaggio nelle Everglades, per ammirare le paludi ricche di alligatori, per poi procedere lungo la costa occidentale attraverso Tampa fino al ritorno a Gainesville, vicino alla nostra sede in Georgia, dove ho un appuntamento post intervento per verificare che tutto proceda per il meglio.
Durante il viaggio inforco la bici solo a partire dal quinto giorno, per essere sicuro che la ferita non si riapra dopo la prima pedalata.
Fortunatamente però, lo spirito del viaggiatore è ancora in me, e dal primo all'ultimo (breve) allenamento durante questi giorni, mi godo i panorami e le tipicità delle zone, temperature tropicali e umidità folle comprese.
L'unico inconveniente avviene durante il ritorno, quando l’ auto, dopo un paio di giorni che aveva una spia della batteria accesa, decide di abbandonarci: alternatore da cambiare! Il problema è che essendo domenica, tutte le officine sono chiuse, e dobbiamo trascorrere la notte in un Motel in una zona desolata, aspettando che il giorno successivo qualcuno possa riparare il tutto.
Salutati il 26 luglio  i parenti, ho tempo una notte per riposarmi, che il giorno dopo ho già una gara:
il Giorgia Cycling Grand Prix.
Road Race il venerdì, crono il sabato mattina, criterium il sabato sera, circuit race la domenica pomeriggio!
Decido che l'unico modo per vedere a che punto sono, è provare una fuga alla prima gara e vedere cosa succede: dopo una 40ina di km, rientro quindi su un gruppetto a circa 500 metri da me, e lavoro con loro.
Il gruppo purtroppo rientra su di noi, e le energie spese sono troppe per riuscire a far bene nel finale. Resto quindi in gruppo, finendo vicino alla 30esima posizione.
Il sabato notte, in seguito alla buona cronometro della mattina, sono decisamente troppo stanco: a metà criterium, decido di tirare i remi in barca e risparmiare per il giorno seguente. 
La domenica è finalmente una buona occasione per divertirsi: un circuito ondulato di 8 km, un po' ventoso, da ripetere 10 volte. Provo una prima fuga il secondo giro, e copro un paio di tentativi altrui il terzo. 
Una fuga buona di 4 elementi va via a metà gara, dopo numerosi scatti. Altre 2 persone, tra cui un compagno di squadra, partono il giro seguente, ma seguendo un ragazzo sudamericano, e dandogli un paio di cambi mentre si cerca di rientrare, ci riuniamo e componiamo il secondo quartetto.
Procediamo di buon accordo fino all'ultimo giro, quando i 2 ragazzi dell'altra squadra decidono di smettere di lavorare. Provo a dare quindi una mano al mio compagno di squadra, per evitare che il gruppo rientri su di noi, e lavoro fino a 2 km dalla fine, quando gli scatti altrui mi lasciano finalmente procedere verso lo striscione d'arrivo con le forze rimanenti: 8°.
tour di Elk Grove > Il weekend seguente sono vicino a Chicago, per il tour di Elk Grove che, da come si deduce dal nome, ospita una piccolo parco con diverse alci!
Due criterium, identici, molto tecnici: c'è un'inversione a U da effettuare ogni giro, e un paio di curve secche con strade relativamente strette.   
Entrambi i giorni provo qualche volta ad uscire dal gruppo, sto tutta la gara davanti, e nel finale, negli ultimi 2 giri, perdo posizioni a causa di errori di posizione e finisco più indietro: 30° e 27°.
Il fine settimana dell'11 Agosto, si corre solo il sabato: 2 circuiti, uno al mattino e uno al pomeriggio: se la stessa persona vince sia al mattino che al pomeriggio, raddoppia i soldi che prende, e da questo deriva il nome della corsa: Double Down.
La gara si svolge dentro una pista di auto, e la incessante pioggia mattutina, rende il manto stradale particolarmente scivoloso: oltre a diverse cadute, abbiamo tutti l'impressione di pedalare su di un campo insaponato.
A metà gara del mattino, con una fuga di 3 uomini davanti di cui 2 compagni di squadra, creo un secondo tentativo con un ragazzo della BMC: lavoriamo insieme, e in un giro guadagnamo una 30ina di secondi sul gruppo. Ci giochiamo il quarto posto in volata, e come giustamente da tradizione, grazie alla mia incredibile potenza negli sprint... concludo 5°.

Daniel Holt, nostro capitano e direttore sportivo, vince invece la gara, e dobbiamo quindi correre in modo da farlo vincere nel pomeriggio.
Il nostro compito è coprire su tutti i tentativi di fughe altrui, e fare un treno nel finale per portarlo alla volata.
Io sarei l'incaricato a creare il treno e portarlo ad una velocità decente per un periodo di tempo prolungato, ma i miei piani devono cambiare a causa dei tentativi delle altre squadre. Mi devo sacrificare strada facendo per chiudere diverse fughe, e nel finale dò tutto per riportare il gruppo sui fuggitivi a 2 giri dalla fine: il risultato però è quello che volevamo, Dan vince, e i 1400 dollari sono nostri.


La settimana seguente è la volta della gara di casa, il Grant Park Criterium. 
Criterium del sabato sera che va male: circuito da meno di un minuto a giro, con la presenza di parecchi amatori. Parto completamente in fondo causa "testa tra le nuvole", e complice la presenza di corridori non preparati a correre al nostro livello, si creano molti gap fin dal primo giro, rendendo impossibile rientrare sul gruppo di testa.
Tempo un paio di giri, e il gruppo è talmente allungato e frammentato, che non mi danno neanche il tempo di recuperare posizioni, che decidono di fermarci: lezione da ricordare.
La domenica è invece un giro leggermente più lungo, con un lato in discesa e uno in salita, di circa 500m l'uno, intorno al 5% di pendenza media.
Sto abbastanza bene, e provo diverse volte la fuga. Riesco a separarmi dal gruppo e lavorare con altri ragazzi a circa 20 minuti dalla fine, per poi venire ripresi ad un paio di giri dalla conclusione, e finire nuovamente in gruppo al 27° posto.

I seguenti 2 week-end sono simili: venerdì cronoprologo, il sabato criterium, e la domenica road race.
Nel primo fine settimana, la road race della domenica è decisamente collinare, con una salita di 8km nel finale, con arrivo in cima ad una diga. Resto per buona parte della gara, mancando solo la fuga buona di 10 elementi a metà gara. Nel finale inizio però l'ultima salita in testa, e in poche centinaia di metri lascio il gruppo insieme ad un paio di corridori della BMC, e cominciamo a recuperare posizioni su posizioni.
A 2km dalla fine siamo intorno alla 5° posizione, appena prima che arrivi il colpo di fortuna: una foratura l'ultimo km!!!
Grazie al frazionamento del gruppo, devo aspettare circa 5 minuti prima che arrivi un cambio ruote, e concludo 32°: la rabbia di quei momenti è difficile da descrivere, ma ripensandoci ora, meglio in salita giocandomi il 5° posto, che in una corsa più importante in cui avrei potuto vincere!

Nel secondo fine settimana si correva in South Carolina, per il Labor Day Omnium.
La cronometro è particolarmente curiosa: si corre in cima ad una diga e su di un argine, per soli 6km, ma con un vento e un fondo stradale che rendono il percorso avvincente, e nonostante una bici normale mi metto dietro in classifica alcune persone con mezzi da competizioni contro il tempo.
Il circuito del sabato e della domenica invece sono simili, e concludo 32° il primo e 20° il secondo: quest'ultimo, sarebbe potuto andare moooolto meglio, se il mio allungo da solo sul gruppo a fine dell'ultimo giro non si fosse concluso anzitempo, lasciandomi sfilare lentamente da 19 persone mentre scavavo a fondo nel pozzo delle mie energie cercando di sprintare da solo.


Siamo finalmente a Settembre, e questo week end si corre a Brooks, in Georgia.

Sono due Road Races, concluse 8° e 3°!
Finalmente un podio, del quale sono piuttosto contento, soprattutto perchè posso celebrare tramite alcune foto la mia neo capigliatura!!!
Gara per buona parte del tempo trascorsa tra multiple fughe. Durante il 3° di 6 giri, porto finalmente via la fuga conclusiva, che però si rimpolpa fino a raggiungere i 10 elementi.  Lavoriamo di buon accordo, ma a 1 giro e mezzo dalla fine un ragazzo dell'Exergy, team Continental americano, prova un allungo da solo. Pensando che da solo non possa andare troppo lontano gli concediamo un po' di spazio, causando un gap che non riusciremo però più a colmare.

Il week-end successivo è tempo di una gara UCI in Pennsylvania, a circa un'ora da Philadelphia. La mia condizione non è male, e visto il percorso con molta salita, conto di poter fare bene, e di godermi finalmente qualche salita degna di questo nome. Purtroppo le 16 ore di viaggio sul van della squadra mi debilitano più del previsto, e fin dalla partenza capisco che sarà pressochè impossibile anche solo divertirsi:  a metà gara, dopo che già oltre la metà dei partenti aveva alzato bandiera bianca, perdo le ruote del gruppo in un tratto in pianura con vento trasversale, e tiro i remi in barca.
Il giorno dopo è la volta di un criterium da 80km, con un lato in salita e uno in discesa. Anche qui, il mancato recupero condiziona notevolmente la mia prestazione, e a 3/4 di gara, all'ennesimo tentativo della testa del gruppo di andare in fuga, prendo una via di fuga e mi godo il finale da un caffè a lato strada.

Ad essere sincero sono già almeno un paio di settimane che penso solo a tornare a casa, e quando lo sforzo richiesto è di questa intensità, non si può correre con la testa tra le nuvole.
Ho anche ripreso 3kg, vista la dieta del "voglio provare tutto"! Pensando però che la seconda settimana di Ottobre comincerò già la preparazione per il Rwanda di Novembre, posso permettermi di rilassarmi un po' adesso.

Oggi, tra un paio di ore, in Boston (quanti ricordi, ndr > Cycling New England 2010), concludo la mia stagione.
Un criterium di soli 60 minuti, il cui livello però dovrebbe essere piuttosto alto, visto il montepremi e la location (in centro).
Farò un breve accenno in futuro a come sia andata, ma non mi aspetto una grande prestazione.
Il lato positivo è che il ragazzo che ci ospita è un amico, per cui stiamo passando qualche bella giornata in buona compagnia con Chris e Leroy (il cane).

Martedì ho finalmente l'aereo per tornare in quel di Torino, dopo quasi 8 mesi trascorsi qui: non vedo l'ora!!!
Metabolicamente parlando, a fine Giugno ho cambiato la mia terapia: la basale, invece di farla 1 sola volta la sera, l'ho spezzata in 2: 8 unità fisse alle 10pm, e da 5 a 7 unità la mattina alle 8am, in base a cosa farò durante il giorno.
Back to Italy verificherò la mia glicata, per vedere come sia andato questo ultimo periodo, nonostante la mia alimentazione delle ultime 2 settimane abbia lasciato molto a desiderare...
Ad Ottobre dovrei essere al Camp Mellito per rivedere finalmente alcuni dei cari vecchi amici ciclomelliti che tanto mi hanno insegnato in passato.
Quindi... a presto!



THE AMERICAN JOB > UPDATE  6 > JUNE REPORT > 3 luglio 2012



June Report - Pre Summer Break > Alle porte della pausa estiva, o meglio, già entratoci a forza da qualche giorno, vi aggiorno sull'ultimo periodo.
Vi ho lasciati sulla strada per Minneapolis. La host house che ci ha accolto, era situata a Saint Paul, state capital del Minnesota, a circa 30 minuti da Minneapolis.

La competizione che ci accingevamo a prender parte consisteva, di 5 giorni e 6 gare: primo giorno cronoprologo e criterium serale, secondo road race, quindi criterium, road race, e infine la domenica (si cominciava il mercoledì) un durissimo criterium.

Arrivavo da un "breve" periodo di antibiotici, poichè vista la debolezza che provavo dopo già 4 giorni, avevo deciso di interromperli. La decisione non si rivelerà troppo felice però, essendo la debolezza rimasta, e non avendo la cura potuto fare il suo effetto!

Glicemicamente parlando, vista la presenza di numerosi criterium in serie, e il poco tempo per il recupero, ho deciso di aumentare la basale a 16 unità, così da poter assumere un maggior numero di carboidrati anche durante l'attività fisica, e mantenermi più basso durante i momenti di riposo.
A cominciare dal cronoprologo, finito verso i 2/3 di classifica, ho capito che sarebbe stata un'impresa anche solo stare in gruppo, e nel criterium serale, l'unico obiettivo era finire entro il tempo limite per poter partire il giorno dopo, e così è stato.
Il giovedì, finalmente di buon umore grazie alla presenza di un'amata gara in linea, abbiamo però trovato il meteo a giocarci un brutto tiro: un allarme tornado, unito a fortissimi acquazzoni che avevano allagato la maggior parte delle strade, hanno fatto sì che i giudici di gara annullassero la competizione. Entra però qui in gioco l'idea geniale mia e di David, il ragazzo spagnolo: tornare a casa in bici. Percorso di circa 60km, che nonostante il forte vento contrario, dovremmo percorrere in circa 2 ore.
20 minuti dalla nostra partenza però, grazie a un vento che mai avevo incontrato prima, la pioggia che collide sul nostro viso e i nostri occhi viene percepita come tanti taglietti incisi sui nostri zigomi. 
Smontiamo dalla bici e diamo le spalle al ciclone, ma la tempesta è tale che non riusciamo a stare in piedi. Prendiamo le bici e le appoggiamo a lato strada, e corriamo a ripararci in un mucchio di cespugli. Fortunatamente dopo un 5-6 minuti, il vento si placa e la pioggia diminuisce, e possiamo ripartire alla volta di casa.

Nel successivo criterium, sfrutto la possibilità di finire il 75% per rientrare nel "tempo massimo", e mi ritiro prima della fine.

Il sabato, nella road race, nonostante il ritmo sia più basso e mi possa finalmente godere una competizione che vada oltre le 2 ore, la mia condizione non è cambiata. Fatico a tenere le ruote buone, il gruppo si spacca e ricompone un paio di volte, e già so che nel momento decisivo non sarò nella parte buona! C'è un detto che mi hanno insegnato, qui tradotto: quando il gruppo si divide in due, è meglio essere l'ultimo del primo, che il primo del secondo.
E così è: dopo circa un'ora, su uno strappo di neanche un chilometro, si formano alcuni sparuti insiemi di corridori che collaboreranno da lì alla fine solo per rientrare in tempo massimo: mi sento molto un velocista che chiama il gruppetto al giro o al tour.

L'ultimo giorno infine, è il giorno del muro: 20 giri di un circuito di circa 2km ciascuno, con un muro di circa 500 metri al 25%: è semplicemente una gara ad eliminazione.

Per rientrare nella classifica finale, bisogna concludere almeno 5 giri. Ne faccio 9 prima di decidere che è tutto inutile: se nella parte dura riesco a tenere meglio del previsto, visto il mio amore per le pendenze abnormi, nel falsopiano subito dopo non riesco a rilanciare, e perdo terreno. Finiscono tutta la gara una ventina di corridori, perlopiù tutti staccati gli uni dagli altri.
Lasciato Minneapolis, ci dirigiamo a Kenosha, in Wisconsin, situata a metà strada tra Chicago e Milwaukee.
Patricia ci accoglie come fossimo parte della sua famiglia: passa molto tempo con noi, cucina, ci stampa regolamento della gara e classifiche... E infine la passione che condividiamo per la fotografia, unito al fatto che la vegetazione è particolarmente simile alle mie zone rurali, fa sì che la mancanza che provavo per casa, quasi sparisca.

Tour of America's Dairyland, ToAD per gli addetti ai lavori, è una serie di 11 gare che vanno a formare un ominum ma alle quali si può prendere parte a quante si vuole. 9 sono criterium e 2 road races. Decido che, vista la mia forma attuale, è meglio non farle tutte.

Il primo giorno è esattamente come me la ricordavo: veloce (48 di media con una curva ogni 100 metri), con una S pericolosa, e con un incidente enorme l'ultimo giro nella stessa curva.

Io però ho imparato decisamente meglio a stare in gruppo e ad evitare gli incapaci, e me la cavo senza troppi patemi d'animo, cercando di capire chi avrei incontrato nei giorni seguenti.

Il secondo giorno è un disastro: le gambe sono di pietra, il circuito è inferiore al minuto di percorrenza, e ci sono 8 curve. Grazie all'arrivo in ritardo, parto in fondo al gruppo, e da subito è una fila unica; copriamo più di metà percorsa solo stando uno a ruota dell'altro. Si aprono una serie di buchi, e dopo una 20ina di minuti la mia gara è finita, così come per metà dei partenti.

Dopo un giorno di riposo, riprendo con un criterium, sempre anonimo in gruppo, e finalmente una road race il giorno seguente. 
Il percorso è di soli 130km, 8 giri di un circuito, ma con saliscendi continui, che uniti ai multipli tentativi di fuga e vento continuo, sebbene non troppo forte, rendono il tutto più avvincente. 
Da subito capisco che sto bene, e mentre vedo chi mi circonda corrugare il viso dallo sforzo percorrendo le prime rampe, io mi alzo sui pedali senza nessuna fatica e recupero la testa del gruppo.
Dallo stare bene al riuscire a combinare qualcosa però, ne passa.
Il terzo giro, mentre siamo ancora compatti, provo 2 volte una fuga, ma entrambe le volte nessun Kenda, la squadra continental sponsor della gara con 8 corridori è dentro, per cui chiudono sul tentativo. Ancora una volta nel quinto, 2 volte nel settimo e un attacco da solo nella penultima salita dell'ottavo e ultimo giro.
Nel mentre ovviamente, in seguito ai miei tentativi, numerosi gruppi andavano via, e noi restavamo a giocarci solo la 18ma piazza!
500 metri dall'arrivo, ultima curva a sinistra, l'anno scorso bucai: quest'anno al corridore a cui ero a ruota, 30 metri prima della curva, è scoppiata la camera d'aria... finisco sull'esterno e perdo una 20ina di posizioni.
Fortuna che il rettilineo finale è in leggera salita, a circa il 3%, per cui riesco a recuperare un minimo: 35mo.

La seguente road race è invece l'opposto. Arrivo stanco, il vento è fortissimo, in aperta campagna, e già nel primo km devo chiudere 2 buchi di gente che perde le ruote.

Alla fine del primo giro, metà dei partenti sono ritirati; alla fine del secondo, 2 ragazzi della Bissel, squadra continental alla cui ruota mi ritenevo in una botte di ferro, decidono di mollare, sempre nella parte con forte vento laterale, contemporaneamente. Io e tutti quelli che mi sono a ruota formiamo un gruppetto, cercando di impostare un ventaglio per risprmiare energie, e percorriamo così tutto il 3o giro, a debita distanza dalla testa della corsa. All'inizio del 4o, i miei compagni di squadra, già tutti ritirati e cambiati, mi fanno cenno di fermarmi: penso che il giorno seguente il criterium è NCC ed è meglio cercare di fare bene lì, per cui mi fermo e torniamo alla nostra mansion.
Gli ultimi 4 giorni fanno infatti parte di una classifica a parte, con un livello di partecipanti che si presuppone più alto.
Il percorso è un rettangolo, piuttosto veloce senza particolari difficoltà tecniche.

Si è unito a noi Joe, dal team pro, e Aleksei, il ragazzo russo, è particolarmente veloce, per cui si cerca di lavorare per lui: bisogna arrivare a gruppo compatto, per cui bisogna stare davanti, fare dei mini scatti per dare l'incipit al gruppo a chiudere sui vari tentativi di fuga, e chiudere nel caso ce ne sia bisogno.
Così è: sto nelle prime 30 posizioni, tutta la gara, anche se l'unico momento in cui scatto realmente e a circa un'ora dalla partenza, quando vedo 8 persone che stanno prendendo il largo, e nel tentativo di riportarmi sulla fuga chiudo con tutto il gruppo alle mie spalle. Gli ultimi 2 giri Aleksei fa tutto da solo, e vince in volata. Io nuovamente 35mo, in volata con lui.

E questa è stata la mia ultima gara e l'ultimo giorno in cui ho toccato la bici da allora (sono 5 giorni).
La zona del sottosella per la quale avevo preso degli antibiotici, durante la notte è peggiorata a dismisura, e l'infiammazione è tale che fa male a camminare. Sono andato in una "walk-in clinic", che mi ha prescritto 6 antibiotici al giorno per 10 giorni e riposo totale. Sinceramente penso che domani o al massimo dopodomani salirò nuovamente in sella, nonostante faccia ancora malissimo, con la speranza che portando a termine il ciclo di medicinali, perlomeno l'infezione interna scompaia.
Sono quindi già nella pausa estiva, arrivato questo pomeriggio in quel di Cumming, GA, e ho intenzione nei prossimi giorni di fare un po' il turista e visitare un paio di aree qui intorno che non ho ancora avuto l'opportunità di vedere.
Voglio inoltre riprendere con qualche allenamento di fondo, per perdere peso e costruire un altro po' di base su cui continuare la stagione: velocità la farò comunque nelle gare che mi aspettano nel resto della stagione, per cui preferisco passare un po' più di ore in sella, malanni permettendo... Enjoy your ride!

THE AMERICAN JOB > UPDATE # 5 > MAY REPORT
> 13 giugno 2012



Mese dopo mese, il mio report arriva con sempre più ritardo. 
Fortuna che il fidato Cri mi rimette ogni volta in riga, ricordandomi di riassumervi in poche righe gli avvenimenti del precedente mese, così eccomi qui, alle porte dell'estate, con altre gare sul groppone, a circa un mese dalla pausa estiva di Luglio.
Ci eravamo lasciati con l'ultima gara dello speedweek: nonostante una salitella affrontata 50 volte, che ha ridotto il gruppo ad un terzo dei partenti, è andata bene: intorno alla 40sima posizione, ma soprattutto finita, che era l'obiettivo principale, vista la stanchezza derivata dai giorni precedenti.
La settimana successiva si correva a St. Louis. il giovedì 17, giorno precedente al primo giorno di gare, siamo andati ad un evento per promuovere il Tour de Cure: è una serie di pedalate sparse per tutti gli Stati Uniti create per raccogliere fondi per la ricerca sul diabete. Tra le persone che si sono presentate per parlare e chiedere consigli, la più curiosa è stata la moglie di un 40enne neodiabetico: il marito, nonostante i problemi riscontrati nel (blando) tentativo di fare attività fisica causati da frequenti ipo, si vergognava della propria condizione, per cui si era rifiutato di venire all'evento! Mi sono in parte rivisto, durante il mio periodo di esordio: pensavo che fosse legato alla mia età a quel tempo (18 anni), ma a quanto potuto constatare, non era così!
I 3 giorni di gare sono stati abbastanza simili, con l'evento principale il sabato pomeriggio, Criterium NCC su un percorso insolitamente lungo da circa 4 minuti al giro. Il sabato siamo anche andati a parlare ad un gruppo di supporto per diabetici, dove abbiamo raccontato come gestiamo le glicemie in periodi di gare e allenamenti, come ci nutriamo, che strategie adottiamo per il recupero... spesso la gente si aspetta un qualche segreto per andare forte in bici o per avere glicemie migliori: non c'è. L'impegno, in entrambi i casi, è ciò che fa la differenza.
Tappa seguente, il successivo fine settimana, era il Wilmington Grand Prix, nel Delaware, il venerdì e il sabato, e un criterium a Baltimore, nel Maryland, la domenica. 
I ragazzi della Russia, erano tornati, per cui si era fatta una squadra con i più forti per cercare di ben figurare, soprattutto nei primi 2 giorni. Il venerdì era un cronoprologo, con arrivo di 200 metri di salita al 13-14% su un ciottolato tra i più brutti che abbia mai visto! Fortuna che era asciutto, altrimenti sarebbe stato decisamente problematico. Il sabato, piatto forte del week-end, era un criterium in downtown Wilington, che la presenza della United Healthcare ha reso particolarmente arduo: un avvenimento curioso durante la gara, è stato che a 1/3 di gara ho forato la gomma posteriore. Dopo il cambio (si possono saltare dei giri e ripartire dai pit stop in caso di guai meccanici), il giudice di gara mi ha fatto ripartire subito dopo il primo gruppetto che stava passando, che però era una fuga che si era formata in quello stesso giro! Per cui ho passato un paio di minuti a ricucire ("bridge" per noi) il gap con la fuga, per poi essere ripresi dal troncone principale una decina di minuti dopo.
La domenica invece, in Baltimora, era un circuito in un parco cittadino con un discreto saliscendi, ma con un livello dei partecipanti decisamente inferiore: provata la fuga diverse volte, attaccato e ripreso nel finale, finita 14mo. Un compagno di squadra, il russo plurivincitore olimpionico di pista Aleksei, è però andato in fuga dopo una decina di minuti, per poi avere la meglio nello sprint finale! Pedalata post gara fino in centro città, per avere finalmente una bella sorpresa: l'hotel è un Mariott, con varie suites e camere spaziose, ed è situato in centro città! Bella serata al ristorante per festeggiare la vittoria.



La mattina seguente, dopo un paio d'ore di scarico, si parte per Somerville, New Jersey, ad una 50ina di km da Manhattan, New York, per il tour of Somerville. 
Sede della Sanofi, nostro principale sponsor, ospita una 3 giorni di gare: dal venerdì al lunedì 28 Maggio, Memorial day qui negli States.
Il sabato, è finalmente l'ora di una road race: 130km di saliscendi, con finale a circa 2km dall'ultimo scollinamento. Sulla prima rampa (circa 1km), andiamo via in circa una 15ina di corridori, di cui 3 del Team Type 1. A metà percorso però, la nostra iniziativa viene neutralizzata, ed è tutto da rifare. 
Visto il finale, penso che il mio compagno di squadra David Lozano, fortissimo biker spagnolo che in salita penso abbia pochi rivali al mondo, possa fare bene, e mi metto davanti al gruppo per tenere un ritmo tale che nessuno abbia voglia di scattare e provare ad anticipare lo strappo finale: e così è, scolliniamo in circa 30 elementi, e ci prepariamo al finale; sto ancora davanti e chiudo su un paio di tentativi, ma è a 2 km dall'arrivo che David prende e se ne va. Come prevedevo, nessuno può tenere il suo ritmo, e va a vincere la gara. Noi arriviamo in volata ad una 10ina di secondi da lui, e nonostante la stanchezza dovuta al precedente lavoro, concludo 14mo.
Il giorno seguente è un criterium di 4 curve più una S piuttosto pericolosa. Risolvo il problema "percorso" andando in fuga dopo una decina di minuti. 10 corridori, tutti di squadre diverse. Ovviamente fin da subito non c'è accordo, e qualcuno non vuole lavorare. Passiamo quindi circa 30 minuti tra scatti continui, cercando di ridurre il numero delle persone in fuga, senza buoni risultati. Io comincio ad avere problemi di stomaco, e ad ogni accellerazione sto peggio. A circa 20 minuti dalla fine, mi stacco e mi ritiro. Contento per essere andato in fuga in un criterium da una parte, deluso per non averlo finito dall'altra. 
Il lunedì infine, vista la presenza del nostro sponsor (uno degli altri è la Ferrero, con trial gratuiti di nutella!!!), il pro team corre al nostro posto, conquistando un secondo posto finale che lascia un po' di amaro in bocca, ma dà comunque un po' di visibilità.
La domenica siamo anche andati in una scuola media a raccontare di noi, di cosa facciamo e di come lo facciamo: l'attenzione per noi e la richiesta di autografi nel finale è stata veramente inattesa! Così come il saluto alla bandiera prima di cominciare il tutto, con un ragazzino che recitava il discorso: se la scuola sembrava del tutto simile a quelle italiane, l'attitudine dei suoi componenti non lo era!
Ora vi sto scrivendo da Minneapolis: ci stiamo preparando per una 5 giorni con 6 gare, a partire da domani. Io nel frattempo ho avuto dei problemi con il sottosella, con un ascesso che mi ha costretto a prendere degli antibiotici e mi ha lasciato debilitato, e probabilmente dovrò farmi operare per togliere i resti del tutto non appena avrò un minimo di tempo. Intanto sopporto il dolore, e spero di portare a termine questo evento. Mi sposterò quindi, sottosella permettendo, nella zona sovrastante Chicago, per ricorrere nel Tour of America's Dairyland, che mi aveva fatto conoscere il team l'anno scorso, prima di avere finalmente la tanto attesa pausa estiva.
A presto!





THE AMERICAN JOB > UPDATE # 4 > APRIL REPORT > 6 maggio 2012



April's Update .... Aggiornamento in leggero ritardo: è stato un mese particolare, pieno di alti e bassi ciclisticamente parlando; sono successe diverse cose nell'organico della squadra, e sono state prese decisioni sul roster che ho per forza di cose dovuto accettare.
E' stato il mese dei criterium, gare alle quali avevo deciso, fino a pochi giorni fa, di non dedicare molte energie e di non impegnarmi... attitudine che mi è costata il posto per la Russia, e sto invece correndo nello "Speed Week", 7 criterium in 9 giorni del massimo livello negli States!
In quanto a risultati infatti, i passati week-end sono stati molto deludenti: ritirato o comunque passato la maggior parte del tempo a fondo gruppo, cercando di evitare le multiple cadute che ogni sera (quasi tutti i criterium NCC sono di notte) avvenivano.

Circa 3 settimane fa, il primo italiano è stato poi mandato a casa in modo cautelare per riprendersi un po', anche perchè si stavano creando delle tensioni all'interno della squadra: so però che si sta già allenando con costanza nelle sue zone nei pressi di Pisa.

Una settmana fa invece, il secondo connazionale, ha deciso che il ciclismo non fosse la sua strada, per cui ha prenotato da un giorno all'altro il volo di ritorno, ed è tornato in quel di Verano Brianza, e spero che trovi a breve una nuova via per il suo futuro.

Considerando questi eventi ed essendo la maggior parte delle gare di un tipo a me non consono, ho cercato anch'io un volo per tornare in Italia... ma ho deciso di provare a cambiare prospettiva, e il "show your guts" del presidentissimo mi ha fatto ricordare una promessa fatta a capodanno sul non avere rimpianti.
Per cui... tutto è cambiato nell'ultimo fine settimana, quando è cominciata la "settimana della velocità"!

Sabato è stato l'unico giorno in cui ho corso con gli elite, invece che con i professionisti. Gara di qualificazione alle 12:30, in un circuito di circa 2 km vicino ad Athens, per circa 1h di gara: 25mo (si qualificavano i primi 35 della nostra categoria). Ho quindi 4 ore prima del criterium di 20km delle 18:00.
Si corre tutti insieme, elite, master, junior. Comprendo subito che, visto il variegato livello, l'unico modo che ho per far bene è stare nelle posizioni di testa: e infatti già dalle tirate del primo giro, si staccano in molti, e altri creano dei gap che fortunatamente non mi riguardano. Passo quasi tutta la gara nelle prime 20 posizioni, spesso nei primi 10. Ultimo giro, penultima curva, sono in quinta ruota; prima della curva a destra, mi chiudono contro le transenne, e sono costretto a frenare! Mi butto sul rettilineo finale e provo a sprintare, ma la potenza esplosiva non è uno dei miei punti forti, e finisco 14mo. Premiavano i primi 30, per cui guadagno il mio primo assegno da una gara.
Le ultime 3 gare invece, con medie prossime ai 50 orari, le ho passate in mezzo al gruppo. Tre giorni fa ho imparato che in percorrenza di curva, se il corridore al tuo interno scivola verso l'esterno, ti porta con se... fortunatamente sono finito contro le transenne senza farmi niente. Inoltre se si è un po' indietro, utilizzando una tecnica denominata "coasting" si possono risparmiare moooolte energie: lasciando qualche metro da chi ti precede prima di una curva, specialmente se lenta e nella quale gruppo dovrà per forza compattarsi, si può entrare più forte e non dover rilanciare troppo violentemente; ed è uno dei trucchi per risparmiare energie in qualsiasi tipo di gara mentre si è ben coperti nel "peloton".
L'altro ieri invece ho provato la differenza che c'è tra stare nei primi 40 rispetto allo sbandierare verso la 100ma posizione: abissale! Purtroppo nel finale di gara, troppi contatti mi hanno fatto perdere posizioni, e il 47mo posto sarebbe potuto essere sicuramente migliore: il direttore sportivo dice che devo imparare ad essere più aggressivo, e probabilmente ha ragione. Stesso copione oggi, con però un percorso all'interno di un parco, tipo pista; finale: 42mo. L'obiettivo per ora è finirle, per poter cogliere i benefici che gare di questa intensità portano con se. Cercherò di intervallare a queste gare degli allenamenti lunghi intrasettimanali, per non perdere troppo fondo. La cosa che però mi preoccupa un po' è la totale mancanza di allenamenti e competizioni in salita; anche qui cercherò di porvi rimedio caricando qualche volta la bici sull'ammiraglia e dirigendomi nel parco nazionale a un paio di ore a settentrione rispetto a Cumming.

Glicemicamente parlando, ho avuto un nuovo "aiuto": il Dexcom. E' un sensore che monitora in modo continuativo la glicemia, che se ben tarato, oltre che essere utile per valutare il trend glicemico, è piuttosto valido anche considerando i valori assoluti! Per cui mentre si è in bici si può cercare di stare il più "piatti" possibile, con delle micro-integrazioni preventive, senza aspettare di andare troppo bassi.
Un problema inerente le glicemie, è però insorto 2 settimane fa, quando a causa di molto muco depositato nei polmoni, per evitare possibili infezioni, mi è stato prescritto un ciclo di prednisone: triplicando l'insulina, non riuscivo ugualmente ad avere valori decenti, e sembrava che la rapida non avesse effetto nel portarmi al di sotto dei 200!
Allego qui un estratto di 3 giorni del Dexcom... ho accuratamente cercato un periodo con dei valori accettabili, anche se non perfetti. ;-)



Come si può vedere dai punti rossi, che sono le calibrazioni, la maggior parte dei valori è piuttosto prossima.
Domani quindi è l'ultimo giorno dello speed-week, e probabilmente il più duro, vuoi per i giorni precedenti vuoi per un percorso particolarmente stretto. La prossima settimana invece viaggeremo a St. Louis, per fare prima due incontri con i bimbi di un paio di scuole, ai quali spiegheremo come si possa fare ciò che facciamo nonostante il diabete, e poi per una 3 giorni di gare: sarà un'ottima occasione per dimostrare ai bimbi anche con i fatti, e non solo a parole, che siamo bravi quanto se non più dei normoglicemici!
Ora è meglio che vada a dormire, che domani ho un altro maledetto criterium! ;-D


THE AMERICAN JOB > UPDATE #3 > MARCH REPORT > 31 marzo 2012



> Crava's A1C update: 6.8


Sembra passato solo qualche giorno da quando scrivevo le mie emozioni su questa avventura, e sono già qui a raccontarvi il secondo mese.  â€¨Digito dal van della squadra, in compagnia di Andrea Ciacchini e di Nick Eremin, meccanico della squadra e autista di eccezione per la trasferta Californiana, dalla quale sto tornando.
Le principali gare di questo mese sono state il Delray Beach Twilight Criterium, nell'omonima città di Delray Beach, a 45 minuti da Miami, Florida, e le 2 gare a tappe di "San Dimas Stage Race" e "Redlands Bicycle Classic", con sedi rispettivamente a San Dimas e Redlands, località entrambe nelle vicinanze di Los Angeles, California.
Comincio con una premessa: in tutte le gare sopra citate, il livello era il top del ciclismo statunitense, specialmente nell'ultima, livello che sinceramente ancora non mi appartiene: il nostro scopo è proprio quello di cercare di migliorare gareggiando contro corridori più forti ed esperti di noi, ma lo stare in gruppo e portare a termine la gara entro il tempo massimo era l'obiettivo che ci era stato prefissato... cosa che riduce in parte il divertimento della competizione, ma dall'altra ti fa capire che la strada è ancora lunga.
La gara in Florida era un Criterium di 80km, 1km per giro, con partenza alle 8:30 di sera: di notte! â€¨Tutta la città era in festa per lo Spring Break, e i locali del centro a ridosso del percorso di gara erano gremiti di gente. Partito in fondo, ho subito cercato di recuperare posizioni, per collocarmi a centro gruppo e cercare di non sprecare troppe energie a causa dei continui rilanci dopo le svolte; e questo è piùomeno quello che ho continuato a fare per il resto dell'ora e 50 minuti di gara... evitando un paio di incidenti, il primo dei quali ha coinvolto anche Strad, un compagno di squadra, portato all'ospedale per accertamenti in seguito a un colpo alla testa, e cercando di lottare spalla a spalla nel finale, per poi rallentare capendo che non avrei potuto entrare nei 20, e cioè coloro che erano a premio. Finisco con la gente che urla e ci offre birra, ma vista l'ora tarda ci precipitiamo al van, per cercare di dormire il più possibile!
Comincia ora la trasferta Californiana. All'andata, siamo in 5 sul pulmino del team: coach, meccanico e 3 corridori. Si parte il pomeriggio, si passa tutta la prima notte in viaggio, e si pedala 1h e 30min il primo giorno, per evitare che tutte le ore passati fermi sui sedili ci possano causare problemi. Dopo una notte passata in un motel a Flagstaff, ci dirigiamo a Glendale, praticamente un quartiere di Los Angeles, dove staremo per la prima gara a tappe. â€¨Il venerdì si comincia con un crono-prologo, con 5km di salita, non troppo dura: parto tra gli ultimi della mia squadra, tra la nebbia e un tempo da lupi; ma il mio tempo, seppur a un deprimente minuti e mezzo dal primo, è il migliore dei nostri. â€¨Il giorno seguente è quello della Road Race: 160km per 8 giri di un circuito: partenti 200, arrivati una 70ina... meteo assolutamente inclemente! Piove tutto il tempo e con circa 6-7 gradi, mani e piedi perdono sensibilità in men che non si dica! â€¨A metà del primo giro poi, i ragazzi della Kenda, che hanno attualmente la maglia gialla di leader, danno un'accellerata secca e il gruppo si spezza. Io ovviamente resto nel secondo troncone, deciso però a continuare a dare cambi per chiudere il gap. â€¨Diverse cadute e il ritmo decisamente alto decimano entrambi i gruppi, e nel finale ci ritroviamo 4 corridori del team type 1 nello stesso drappello, e optiamo per arrivare allo striscione entro il tempo massimo, e così è. La domenica è infine il giorno del criterium finale: 90 minuti in centro a San Dimas. Già nei primi giri le gambe sono pessime, e una sezione con un falsopiano in salita con vento laterale mi fa capire che sarà una giornata impossibile: mi ritiro dopo 40 minuti. Ho 3 giorni di riposo prima della prossima gara, per cui cerco di sfruttare tutto il tempo a mia disposizione per recuperare al meglio.



La seconda stage race è a Redlands; ci ospita la famiglia Mortesen, Jennifer e Brent, ai quali esprimo ora tutta la mia gratitudine! Hanno cucinato per noi, aiutato con il bucato, e sono stati disponibili per ogni nostra esigenza: Veramente fantastici! â€¨Il mercoledì abbiamo anche una sorpresa alle 7 di mattina, proprio quando finalmente ero riuscito a riaddormentarmi per almeno un'altra oretta di sonno: test antidoping, con sangue e urine. â€¨Essendo di 4 giorni, la cronometro iniziale è il giovedì. La proviamo il giorno precedente, e capisco subito che non sarò veloce... 3km di pianura e 2 finali in salita. Il clima è totalmente diverso da San Dimas: più squadre di soli professionisti, più motorhome nel parking, e soprattutto, verifica misure bici da crono, verifica peso, e verifica posizione ciclista... io non avendo bici da TT, ed essendo la componentistica di medio livello, non ho problemi a portarmi sulla pedana di partenza, dove un "good luck" del direttore di corsa, mi dà il via. Come immaginavo conoscendo il percorso, alla fine della parte in pianura, la persona partita 30 secondi prima di me era sparita dalla mia vista, mentre chi mi seguiva era ad una 20ina di metri; fortunatamente, la situazione si capovolge alla fine della salita, riuscendo quasi a prendere chi mi precede, e mettendo quasi una 40ina di secondi di differenza con chi mi insegue. â€¨Ovviamente il divario con il vincitore, sempre Phil Gaimon, è nuovamente nell'ordine del minuto e mezzo, e mi posiziono questa volta al secondo posto del team. Il secondo giorno è quello della gara su strada di 200km e 2000m di d+. Primi 3 giri, dei 5 totali, ai 45 di media, nonostante il manto stradale in alcune zone limitrofe ai campi da golf ci rallenti vistosamente. Il gruppo si allunga sulla salita, e si ricompatta nella zona dell'arrivo. Nel 4° giro invece, Numerosi tentativi di fuga fanno sì che tutto il plotone si divida in più parti, ed è nuovamente una doppia fila continua (echelon per gli anglofoni) per arrivare entro tempo massimo: e ce la si fa, perlomeno 4 di noi. Il sabato è il giorno del criterium in centro città. Ci sono parecchie curve, ma il meteo clemente e il manto stradale accettabile (in California le strade sono in pessimo stato!) rendono i quasi 49 di media abbastanza facili, finendo nuovamente in gruppo senza infamia e senza lode, lasciando i ragazzi della Bissel, squadra del campione Americano dei criterium, a spartirsi il podio. â€¨La domenica è infine il giorno del circuito finale: giro in città, 12 loops di un circuito in montagna decisamente difficile, e altri 5 giri in centro in stile velodromo. La notte precedente, a causa di un'influenza di un compagno di squadra (che ora si sta rivelando un'infezione più grave del previsto), non riesco a chiudere occhio. Mentre ci spostiamo da "downtown" al circuito con la salita, nonostante il ritmo non sia dei più elevati, rischio già di perdere le ruote! Un certo Francisco Mancebo, con le sue multiple partecipazioni e piazzamenti al tour de France è una 20ina di secondi dietro all'attuale leader, e decide che è ora di incrementare il ritmo. I 160 partenti di giornata, vengono sbriciolati lungo tutta la salita di Sunset Road, e l'improvvisa pioggia non migliora la situazione. Resto in gruppo con un compagno di squadra e un'altra 20ina di corridori, sapendo che dopo almeno 4 giri, ci sarebbe stato dato un tempo "bonus" ed inseriti nella classifica finale. All'inizio del sesto giro veniamo infatti fermati, presi i nostri numeri di gara, e inseriti in una lista finale. Anche se non arrivati sotto lo striscione, posso dire di aver portato a termine la mia prima gara a tappe... e che gara!
Secondo il nostro allenatore, tra una settimana, dopo un dovuto periodo di riposo, dovremmo aver scalato un ulteriore gradino verso l'olimpo del ciclismo! Scherzi a parte, il correre tutti i giorni è un'esperienza nuova, diversa: la basale a 9 dopo la gara su strada, non mi ha impedito di ritrovarmi a 60 la mattina seguente, e lo stare un paio di giorni fermo sul van adesso, mi rende già  la vita difficile in quanto il rapporto insulina/cho è già  triplicato, e devo rifare attenzione a ogni cosa che mangio. â€¨La buona notizia è che lo stress pregara è decisamente diminuito, e le mie glicemie ne traggono enorme vantaggio! Un'ulteriore modifica che, a causa di problemi a stomaco/pancia, sto attuando, è quella di eliminare o perlomeno ridurre al minimo il glutine dalla mia dieta; mi trovo sinceramente bene, e se vedo che reinserendolo avrò nuovamente problemi, saprò chi è il colpevole!
Qualche giorno di riposo, e venerdì dovrei nuovamente partire per Tampa, Fl, per un criterium probabilmente ancora più  veloce di quelli fatti finora, a vedere dal roster di specialisti. Sinceramente non penso di recuperare adeguatamente per allora, e solo 4 di noi andranno, pochè 2 ragazzi del pro team correranno con noi, ma spero che l'esperienza che vi ho appena raccontato mi dia un po' più di confidenza per fare bene anche lì.
Un'ultima novità Ã¨ che a breve dovrei ricevere un Dexcom, cioè un misuratore di glicemia continuo: potrò  così verificare come si comportano le mie glicemie nei "momenti bui" in cui normalmente non la misuro.
Ora vi lascio che è arrivato il mio momento di guidare, accompagnato da un po' di musica country, su queste immense (e infinite, aggiungerei) highways. â€¨A risentirci

THE AMERICAN JOB > UPDATE # 2 > FEBRUARY REPORT > 25 febbraio 2012



Primo aggiornamento dagli States, nonostante sia già passato un po' di tempo.

Siamo a fine febbraio, e sono oramai prossimo al mese di permanenza qui.
La casa della squadra è a 5 minuti da Cumming, e a circa 45 minuti d'auto dal centro di Atlanta, traffico permettendo. 
E' una villa all'interno di un complesso residenziale, in classico stile Americano: muri ultrasottili, ambienti spaziosi e spifferi ovunque, di particolare interesse per un atleta che dovrebbe fare della salute uno dei suoi capisaldi.
Il meteo finora è stato abbastanza inclemente: si sono alternate giornate calde e soleggiate da oltre 20 gradi, ad altre con pioggia persistente e temperature prossime allo zero; ed è infatti stato questo uno dei motivi per cui un paio di giorni antecedenti la prima gara, mi sono influenzato.

Una buona quantità di multivitaminici e un'attenzione maniacale al vestiario, hanno fatto sì che la situazione non deteriorasse.
Ma prima della parte agonistica, un paio di dati inerenti le variazioni insuliniche dalla partenza ad ora: gli ultimi giorni in Italia, facevo 18 unità giornaliere di lenta, e in media 13-14 di ultra-rapida; ora sono passato a 12 di lenta, verso le 7 di sera, e circa 7-8 unità (totali) di bolo ai pasti. Penso nei prossimi giorni di ritornare a 14 unità di basale, in modo tale da poter mangiare qualche cho in più durante gli allenamenti/gare.
Considerando che le prime competizioni importanti saranno solo da metà Marzo in poi, fino ad allora tutto ciò che abbiamo fatto e faremo è "di allenamento", gare comprese.

La nostra settimana è divisa tra working days, e recovery days: i primi, come si evince dal nome, sono giorni in cui ci sono da fare dei lavori specifici, e con qualsiasi condizione meteorologica o stato fisico bisogna cercare di adempiere; i secondi invece, sono momenti di recupero, e in caso di pioggia si può pensare di fare rulli a profusione, per mantenere il sistema immunitario a livelli accettabili, e in generale si tratta di un paio d'ore a ritmo lento, con fermata a Starbucks nel mezzo... che sta diventando uno dei nostri punti fissi di ritrovo!
Un ulteriore ruolo ricoperto dai giorni di recupero, è anche quello di metterci di buon umore, per cui si cerca di solito di uscire in compagnia scherzando dall'inizio alla fine: fortunatamente l'inglese per me non è un grosso ostacolo, e più tempo passo con i ragazzi, più immediata diventa la comprensione dei loro slang.

Lo schema settimanale è quindi così diviso: lunedì e martedì recupero, con palestra il martedì e lunga sessione di stretching il lunedì; forza con ripetute su da una salita di circa 1,5km al 15% medio da ripetere 8 volte (le prossime settimane il numero aumenterà), a ritmo crescente il mercoledì; lungo da 160km (anche questo ad aumentare settimana dopo settimana) il giovedì; recupero il venerdì, e gare il sabato e la domenica.
I primi due week-end trascorsi qui, in mancanza di competizioni in zona, ci siamo recati a delle "ride" locali: sono delle pedalate di gruppo, nelle quali però a volte ci sono dei traguardi volanti, con premi e classifica virtuale finale dei primi arrivati. I numeri dei partenti sono stati quasi tutte le volte prossimi alle cento unità, compresi altri corridori professionisti di squadre rivali, e conseguente ritmo abbastanza elevato.
Il week-end dell'11-12 siamo quindi andati in Florida, a Dade-City, ad inaugurare la stagione agonistica.
Il 18-19 ci siamo invece recati a Greenville, paese natale di un compagno di squadra, James Stradford Helms, per partecipare alla Spring Series: una serie di Road Races che andrà avanti per 3 fine settimana, con la presenza di un certo George Hincapie, che durante il primo giorno si è divertito ad andare a chiudere con facilità da solo su ogni tentativo di fuga.

Questo sabato andremo nuovamente a Greenville, mentre domenica parteciperemo al SugarBowl qui a Cumming, un evento finalizzato al "fundraising" per il Camp Kudzu, un campo permanente in cui si cerca di insegnare ai ragazzini diabetici come gestire la patologia nella vita di ogni giorno: un'ottima idea da adottare anche da noi!
Una considerazione sulle 2 gare del primo week-end: l'11 era una gara in circuito, con circa 4 giri da 25km l'uno; il 12 era un Criterium, con 90 minuti di rilanci alla morte, e media finale prossima ai 48 orari, nonostante curve molto frequenti.


> Sabato
Glicemia in partenza: 109
Integrazioni: 25g dopo 1h 10, 20g dopo 2h
Arrivo, dopo 2h 40: 190
2 unità, 1 banana, 25 minuti dietro macchina per tornare all'hotel, glicemia 98.

>Domenica
Glicemia in partenza: 210
Integrazioni: nessuna
Arrivo (90 minuti): 290
4 unità, nessuna integrazione.
Dopo 1h 30, glicemia: 210.


Una buona intensità aiuta quindi a bruciare zuccheri in circolazione in abbondanza, tenendo presente che la quantità di basale che sto facendo, è relativamente bassa; un'intensità eccessiva invece, ha l'effetto opposto. Dovrò tenere presente questo fatto nei prossimi Criterium.
Stamattina la bilancia si è fermata a 76kg, che partendo dagli 81,5kg appena arrivato qui, è già in notevole miglioramento. Nel prossimo mese, una delle mie priorità è quella di continuare ad abbassarlo, fino ad attestarmi intorno ai 71-72kg, cercando di non perdere troppo le forze (cosa che sta attualmente un po' succedendo...).
Vi lascio quindi al prossimo aggiornamento del mese di Marzo, quando le cose dovrebbero cominciare a farsi più serie!

THE AMERICAN JOB > UPDATE #1 > INTRO TAJ
Breve prefazione all'avventura Statunitense con il Team Type 1 Devolpment

di Paol(in)o Cravanzola

scritto il 24 gennaio 2012



Paolino in una foto di repertorio ... 25 anni, di Trofarello (TO), è diabetico dal 2005. Attualmente in Terapia Multiiniettiva con ultima glicata 7,6.

Un'intera stagione ciclistica dall'altra parte dell'oceano, tra nuove persone e luoghi da conoscere, durante la quale il mio unico pensiero sarà quello di allenarmi, competere, alimentarmi e avere in sostanza una condotta da atleta degno di questo nome.
Riprendendo un famoso spot televisivo di qualche anno fa: "Cosa vuoi di più dalla vita?".
Ecco, un paio di cose, che possono probabilmente rientrare sotto la categoria degli obiettivi, le vorrei davvero: la prima sono i risultati. Le cose di cui sopra hanno come scopo ultimo, quello di permettermi di ben figurare nelle gare, che sono poi l'essenza del ciclismo. Spero quindi nell'arco dell'anno di riuscire a fare qualche buon piazzamento. 
La seconda è il miglioramento dei valori glicemici. Nella mia seppur breve vita con il diabete (sono diabetico da 7 anni), ho avuto periodi alterni nella gestione della patologia, dovuti più che altro a mie "disattenzioni" e indugi vari. 
Gli esami ematici di metà Gennaio hanno dato come responso una glicata di 7,6: potrei sottolineare che dopo le abbuffate natalizie ho sempre avuto dei valori superiori al resto dell'anno, ma sarebbe l'ennesima scusa. E' quindi il mio punto di partenza per raggiungere il traguardo, così come scritto sotto il nome della squadra: "Strive for 6.5".
Due parole sulla squadra: il Team Type 1 (Team Tipo 1 per i meno anglofoni) è una squadra nata dall'idea di Phil Southerland e Joe Elridge, entrambi diabetici, nel lontano 2003. 
Nel 2005 presero parte alla Race Across America a staffetta e la vinsero con un team di 8 corridori, tutti diabetici, affermando il nuovo record della gara. 
Da allora, dal nucleo iniziale di 8 corridori che partecipò alla RAAM (e vinse 4 volte), nacque il team ciclistico che attualmente compete a livello internazionale con licenza Professional. 
Il TT1 Devo, dove mi recherò a breve, è la divisione sviluppo dello stesso, corre quasi unicamente negli USA tra le categorie Pro 1 e 2, e ha lo scopo di preparare i corridori alla prima squadra.
Vi posso quindi svelare il vero traguardo che sogno di raggiungere: effettuare il passaggio alla squadra Professional l'anno venturo, e competere a livello internazionale contro squadre e corridori che hanno scritto e stanno scrivendo la storia del ciclismo.
La squadra ovviamente non è composta da soli atleti diabetici, anzi: la mission del team è infatti quella di dimostrare, a suon di risultati, che il diabete, se ben controllato, non è minimamente limitante in quanto a prestazione atletica. Uno dei propositi del team è inoltre quello di portare almeno un atleta con diabete a partecipare al Tour de France in un futuro non troppo lontano.
Detto tra noi, se non combinerò niente tra i professionisti Americani, non sarà di certo a causa della mia patologia, ma piuttosto di una mia inferiorità oggettiva in ambito sportivo!

Un amico mi disse una frase un giorno, che amo ricordare: "L''atleta con diabete non esiste, ovvero esiste nella misura in cui non è ancora un atleta".
La procedura del Visto (P1) e il tesseramento sono stati completati. 
In valigia mi porterò soprattutto abbigliamento della squadra, e per lo più indumenti da bici: non penso avrò infatti troppo tempo per uscire a divertirmi tra locali vari. Sarà quindi presente il mio amato notebook per gli aggiornamenti DNL e le chiamate via Skype a casa, il "nook" per leggere, e un paio di cuffie insonorizzate per i numerosi trasferimenti. Una delle peculiarità della vita del ciclista sono infatti le numerose e lunghe trasferte, e si impara quindi a sfruttare al meglio il tempo in viaggio per svolgere "attività alternative". Per l'insulina mi porterò dietro una mini borsa frigo, contenente tutte le penne (sono in multiniettiva) di cui calcolo di aver bisogno, lasciandole una volta arrivato là nel refrigeratore di casa.
Siamo infatti in una villa nelle vicinanze di Atlanta, a Cumming, ma viaggeremo un po' per tutti gli States, stando via anche diversi giorni.
Questa è solo un'introduzione all'avventura che mi attingo a intraprendere, ma preferisco lasciare le riflessioni a tempi più maturi.
Il volo è previsto per venerdì 27 Gennaio, da Torino, con scalo a Roma. 

Che quindi i giochi, perchè un divertimento è e deve restare, abbiano inizio!