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Outdoor Experience 2011 - Canyoning by Pietro





Diabete Outdoor
• Canyoning Experience
Pietro Piccolo (dm 1 • Vicenza) racconta …

CANYONING IN CORSICA
... e l’appetito vien mangiando ... nel Vajo dell’Orsa (Lessinia)



Il 26 agosto scorso ho, per la prima volta in 25 anni di diabete, trascorso 5 ore consecutive (dalle 9,45 alle 14,45) senza misurarmi la glicemia.
Questo perché il mio glucometro non ha funzionato a causa dell’eccessiva umidità creatasi all’interno del vasetto di vetro dove lo avevo alloggiato, con l’intento di non bagnarlo, durante la mia prima uscita di canyoning.
La mia voce interiore da alcuni giorni (dopo aver letto la locandina che pubblicizzava questo genere di attività) continuava a dirmi di andare a provarla, anche perché erano anni che la faccenda mi stuzzicava l’appetito.
L’altra voce però, quella del padre di due figli e del marito in vacanza con la famiglia al mare, cercava di dissuadermi, invitandomi a non mettermi nei pericoli, a stare tranquillo a godermi sole e relax, insomma a non iniettarmi inutile adrenalina.
Mentre le due voci combattono la loro battaglia, so già, ed anche mia moglie ed i miei figli ormai lo sanno, quale delle due alla fine avrà la meglio.
La voglia di provare questa nuova esperienza è stata più forte dell’incertezza che essa comportava nella gestione del mio diabete e, come spesso mi capita in questi casi, ho lasciato che l’entusiasmo stimolasse l’inventiva, sfidando in questa occasione la mancanza di tempo per organizzare i dettagli della cosa.
Il problema principale era  legato al fatto che il canyoning è un’attività che si svolge quasi  completamente in acqua e non sapevo come proteggere il glucometro e la penna.
Ho dovuto arrangiarmi con i mezzi di fortuna che avevo nella casa in affitto a Bastia: dopo varie ipotesi e consultazioni  con moglie e figli, abbiamo deciso che il sistema migliore era inserire il glucometro e le striscette reattive dentro un vasetto vuoto della marmellata ed inserire questo, a sua volta, dentro un guanto da forno imbottito di sacchetti di nylon per ripararlo dagli urti.
La penna invece ha trovato degno alloggiamento all’interno di una bottiglietta di plastica da 33ml, e questa è stata una scelta meno sofferta  perché la penna mi dava meno pensieri in caso di contatto con l’acqua.



Le   cinque ore di cui sopra corrispondono alla durata di uno dei più bei sogni della mia vita.
Che non si sia trattato di un sogno l’ho capito solo alla fine, come sempre quando ci si sveglia, quando ho ripreso l’auto e sono tornato a Bastia dalla mia famiglia.
Di solito al risveglio ci si accorge che  si trattava di un sogno ma, con l’esperienza del canyoning, tutti i parametri della realtà vengono capovolti: ciò che hai sempre cercato di evitare lo fai deliberatamente per divertirti: invece di evitare di bagnarti i piedi , li immergi con le scarpe da trekking calzate, invece di fare attenzione a  non cadere nel torrente, individuando i sassi giusti che affiorano dalla superficie dell’acqua, ti siedi sul primo sasso comodo e scivoli con tutto il corpo dentro di essa.
Ti trasformi da essere bipede in anfibio o addirittura in uccello quando ti tuffi nella profonda pozza di acqua cristallina da 5 o 6 metri di altezza cercando di spiccare il volo.
La muta da 5 mm ti rende insensibile al freddo e ti permette di galleggiare per ore nelle marmitte dei giganti.
Che estasi  stare alcuni preziosi minuti nella posizione del morto con gli  occhi al cielo a contemplare gli alberi e le rocce che ti circondano, accompagnato dal fragore dell’acqua che per quanto forte sia, non ti dà mai fastidio, ma è musica per le tue orecchie!
Il progredire sdraiati o calandosi con la corda ti costringe a cambiare il punto di vista sulla realtà circostante e ti fa capire quanto bello sia vederla con occhi nuovi, per esempio con quelli di una ranocchia che vedi saltare sul muschio viscido sotto una cascata o quelli delle numerose farfalle  che ti volano intorno o di quegli strani insetti che sembrano sciare sul pelo dell’acqua.
Col canyoning sono entrato nella pancia della Corsica: è un’attività fantastica perché ti permette di essere natura nella natura, si spezza il dualismo io-realtà esterna, il tempo e lo spazio si dilatano ed entri  in uno stato di grazia ed armonia uniche.

Glicemia:
ore 9,45 prima di iniziare la salita 148 mg/dl
ore  14,45 al ritorno all’auto 300 mg/dl



All’ora di pranzo, quando ho estratto il mio glucometro dal vasetto di marmellata e l’ho visto e sentito perfettamente asciutto ho tirato un sospiro di sollievo, ma appena ho inserito la striscia reattiva mi ha segnalato errore, penso per l’eccessiva umidità che si era creata all’interno del vaso stesso.
Dopo altri tentativi   rinuncio a conoscere la mia glicemia e sono talmente sereno ed in pace con me stesso e col mondo intero che decido di non farmi prendere dal panico e di ignorare il problema di ignorare la mia glicemia, continuando così a godermi la splendida avventura.
A questo punto il problema era quello di valutare quanta insulina iniettarmi e quanto mangiare non sapendo il valore della mia glicemia.
La decisione istintiva che ho subito preso è stata quella di mangiare il meno possibile e di iniettarmi così solo 3 unità di analogo ultrarapido Lispro, per evitare di incorrere in una  spiacevole quanto inopportuna ipoglicemia in condizioni in cui anche mangiare un po’ di zuccheri è tutt’altro che agevole.
Le sensazioni interne che avevo erano ottime  per cui, consapevole di aver preso la decisione giusta, mi  sono lasciato trasportare dal mio entusiasmo ed ho continuato la mia progressione lungo il corso del torrente.
Dopo circa un’ora dal pranzo ho cominciato a sentire uno strano peso alle gambe ma non sapevo se questo fosse dovuto al fatto che avvertivo la stanchezza  legata all’intensa attività ed al peso dell’acqua che riempiva la muta ogni volta che mi immergevo o se fossero i primi segnali di un’ipo.
Per togliermi il dubbio amletico ho fatto un altro tentativo col glucometro che però anche questa volta si è rifiutato di darmi il suo verdetto ed a questo punto per non saper né leggere né  scrivere ho deciso di succhiare un po’ del mio miele in blister.
La risposta al mio dubbio l’ho avuta alla fine ,visto che la sensazione di pesantezza alle gambe non mi è sparita e,arrivato all’auto mi sono controllato col glucometro di riserva che avevo lasciato lì e che mi ha indicato un bel 300!
A posteriori è chiaro che quella precedente era stata una falsa ipo ma nell’incertezza è meglio mangiare un po’ a costo di far salire la glicemia oltre il normale piuttosto che andare in ipo in condizioni di pericolo

Tornato a casa dalle ferie ho raccontato con entusiasmo ad un amico speleologo la mia nuova avventura e lui subito mi ha invitato l’8 settembre ad andare al Vajo dell’Orsa sui Lessini, uno dei più bei canyon d’Italia.
Questa volta però ho avuto tutto il tempo per organizzarmi con gli attrezzi giusti: nel negozio dove ho acquistato la muta da 5 mm ho preso anche un contenitore a tenuta stagna utilizzato dai sub  per inserirvi glucometro,penna per insulina  e macchina fotografica.
Il  tratto di torrente che abbiamo percorso va da malga Orsa a Brentino Belluno, presenta ogni tipo di situazione possa sognare un appassionato di torrentismo ,vi sono 25 cascate, scivoli naturali, tratti asciutti e tratti acquatici.
Si tratta di un vero e proprio parco di divertimenti naturale.
Nel tratto di canyon fossile, dove l’acqua sparisce sotto terra, il letto del fiume è cosparso di enormi blocchi monolitici che si discendono con tecniche alpinistiche, dove invece la portata dell’acqua è elevata ci si diverte a scendere nei più svariati modi : a corda singola se il salto è superiore ai 5 mt o se la pozza sottostante non è abbastanza profonda, con un emozionante tuffo se al contrario l’acqua è profonda e si dispone di un trampolino naturale non eccessivamente alto, a taboga (col sedere) se la potenza dell’acqua è stata così gentile da scavarti uno scivolo naturale.
La scatola porta- glucometro si è rivelata a tenuta stagna ed anche anti urto perché un altro particolare del canyoning non troppo favorevole all’attrezzatura del diabetico consiste nel fatto che le sacche che contengono tutto ciò che si ha appresso vengono letteralmente scaraventate giù da ogni cascata e vi assicuro che da 15 mt l’impatto con l’acqua è veramente devastante.
Ho avuto così la possibilità di controllarmi la glicemia lungo tutta la giornata:

ORA             GLICEMIA    SITUAZIONE                SOLUZIONE
ore 9.00      200 mg/dl   inizio salita sentiero vs malga orsa     non faccio nulla: so che la glic.scenderà
ore 10.44    111 mg/dl   inizio discesa torrente            mangio 2 barrette ai cereali ed uvetta
ore 12.32     69  mg/dl   primo controllo in acqua        mangio 2 barrette di cioccolata e miele
ore 13.41     87  mg/dl   pausa pranzo                mangio 2 barrette al sesamo, uvetta e miele

DECISIONE D’ISTINTO: NON FACCIO NEMMENO UN’UNITA’ DI ANALOGO ULTRARAPIDO (LISPRO)

Non so perché mi è venuta questa ispirazione ma è stata indovinatissima:
ore 15.55  46 mg/dl    mi sento fiacco            mangio miele uvetta e 2 barrette
ore 18.30  205 mg/dl  arrivo all’auto    faccio 5 unità di LISPRO e mangio una   bella piadina innaffiata da una meritata birra

Per la prima volta in 25 anni di diabete ho trascorso 12 ore senza iniettarmi insulina.
Le nuove attività sportive sono un’occasione per conoscere di più se stessi ed il proprio diabete: l’importante è affrontarle con serenità,testa sulle spalle, ponderando i rischi e le situazione di incertezza,informando sempre in modo approfondito i nostri compagni di avventura (l’ho fatto anche in Corsica dove ero l’unico italiano ed ovviamente l’unico diabetico e devo dire che la reazione dei francesi  alla mia condizione è stata di una naturalezza e simpatia uniche).
Un’ultima considerazione sull’andamento della mia glicemia durante lo svolgimento di questa meravigliosa disciplina, è la seguente:
essendo quasi sempre in immersione in acqua gelida (seppur mitigata dalla muta da sub), vi è un  continuo dispendio energetico supplementare per mantenere la temperatura del corpo ai suoi 36,8 gradi e ciò comporta un abbassamento della glicemia che unito alla consueto consumo di zuccheri legato a qualsiasi attività fisica, richiede un sensibile abbassamento del fabbisogno insulinico, non solo a livello di boli ( fino ad azzerarli come ho fatto io) ma direi anche di basale: la prossima volta che affronterò una giornata di torrentismo, la sera prima mi inietterò un 20% in meno di basale Glargine per evitare che la glicemia segua anch’essa l’andamento in continua discesa che percorre il mio corpo all’interno del torrente.
Infine mi viene in mente un suggerimento per chi volesse intraprendere attività simili che possono compromettere il funzionamento del glucometro o anche l’accidentale perdita di esso o della penna: tenetevi sempre in automobile, a disposizione per quando vi fate ritorno, un ricambio completo di tutto il vs kit di sopravvivenza.

Viva la vita e viva lo sport nella natura!
Pietro