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Outdoor 2007-2010 - Creta by Gip






CRETA
Siamo sicuri di essere al mare?
Di Pierluigi Pagani – Gipagà, Gip


Dopo i diciott’anni ho avuto la fortuna di fare diversi viaggi extraeuropei. Viaggi avventurosi. Posti da sogno. Zaino in spalla, guida in mano, biglietto aereo nell’altra.
Durante questo periodo mi fu regalato un soggiorno di una settimana in un villaggio turistico: per non morire di noia dovetti prendere il brevetto da sub e passare 3 giorni in barca.
Mi sentivo un viaggiatore e il restare chiuso in un albergo mi opprimeva: ma quanto dovevo ancora crescere!
Finche non ho visto la gioia negli occhi di mia figlia, per poter trascorrere con i propri genitori ore spensierate in un villaggio dell’isola di Creta, non sapevo di cosa stessi parlando quando mi permettevo di criticare i vacanzieri che si vantavano di aver trascorso le vacanze nei paradisi del nostro pianeta, per poi scoprire che giravano per villaggi, magari senza mai varcarne il confine.
Creta ha il suo fascino.
La corsetta della sera con l’obiettivo di raggiungere lo scoglio più vicino, ti porta ad una punta che apre la vista su di una baia favolosa. Ne esce un allenamento collinare che solo il sopraggiungere dell’imbrunire mi ricorda di affrettarmi a raggiungere la famiglia per cena.
Noleggiare a prezzi abbordabili, un quad, un piccolo fuoristrada, ti portano a vedere paesaggi molto belli e variegati ad ogni scollinamento.
Oltre al meritato riposo, in questa settimanina, d’accordo con la famigliola, mi prendo una giornata di libertà per visitare le gole di Samaria. Le gole più lunghe d’Europa.



La giornatina è pesante: sveglia alle 4,30 e rientro alle 21,30.
Tre ore e mezzo di bus mi portano alla partenza delle gole. Stradine di montagna da portare alla nausea: non vedo l’ora di lasciare il sedile e cominciare a camminare nonostante l’attraversamento dell’isola mi porta a conoscerne i mitologici scenari.
Alla partenza sembra di essere sulle nostre alpi: boschi, ghiaioni: guardo giù per la valle, le gole sono immense, capisco che la giornata sarà lunga.
Io, amante più della solitudine che del caos, al primo momento resto infastidito da fatto che alla partenza siamo circa 4 o 5 pullman. Un sacco di gente che parte a fare lo stesso trekking. Poi mi rilasso: sono anch’io uno di loro. Accelero solo un po’ il passo e in un’oretta semino la maggior parte dei trekker e cammino quasi in solitaria.
Lo scenario è incredibile, ogni poche centinaia di metri lo scenario cambia: dal paesaggio alpino con camminata su gradoni, si passa ad una mezza costa nel bosco, per poi raggiungere il letto del fiume che ha intagliato gole mozzafiato con pareti altissime. Passaggi anche stretti tra pareti da vertigini. Le rocce delle più diverse conformazioni e levigate dall’acqua nelle forme più strane.
Quasi magica la sosta nell’antico insediamento di Samaria: uno slargo nelle gole apre a questo posto dove il viaggiatore si riposa in silenzio sovrastato da una strana energia.
Il termine delle gole è in un antico villaggio di pescatori trasformato in alberghetti e ristorantini. Non arrivano strade. 1 ora e mezzo di traghetto ci porteranno ai nostri pullman per il rientro in albergo.
I 17 Km delle gole vanno percorsi entro 7 ore, altrimenti il traghetto parte. Io, di buon passo, ce ne metto 5. Il tempo guadagnato lo trascorro in questo scorcio di mare dalla sabbia grigia, ripercorrendo la giornata trascorsa e ricordando le persone che avrei voluto lì con me.



Mental-metabolicamente
La giornata mi risulterà particolarmente pesante.
Solitamente da scenari del genere, da camminate di ore, traggo energie incredibili che mi ricaricano le pile per lungo tempo.
Ma la giornata parte strana. La promessa colazione non c’è: pertanto il previsto bolo insulinico (tanto avrei avuto 3 ore di pullman per smaltirlo) con buona colazione non s’ha da fare. Ad una sosta ad un improbabile bar prendo un caffè ed opto per una barretta energetica. Compro anche un panino imbottito.
La scelta di fare un piccolo bolo paga abbastanza: alla partenza 170 di glicemia, ampio margine di tranquillità.
Purtroppo da subito capisco che non ho grandi energie, le gambe tremano, la barretta di colazione non basta per questa giornata impegnativa.
A metà percorso mangio il panino con un bolo sempre risicato, pensando alle 3 ore di cammino che mi aspettano.
Immediatamente mi ritornano le forze, vado come un treno, decido comunque di fare un controllo: glicemia quasi a 400.
Accidenti: sicuramente questi panini contengono zucchero e me ne ero già accorto, inoltre la camminata in discesa non brucia gli zuccheri come la camminata in salita. Ripristino la basale che avevo ridotto e faccio un bolo quadro. Scelta azzeccata, all’arrivo circa 170.
Comunque sono impegni mentali che mi lasciano un po’ provato.
Solo una meritata birretta in un piccolo ristorantino, guardando il mare, mi rimettono in pace con me stesso e con il mondo.