È una notte buia e tempestosa e novembrina e nella mente di un gruppetto di amici già si affaccia l’idea di come e dove trascorrere il trecentosessantacinquesimo giorno dell’Anno Domini 2010.
Un percorso interessante si profila nella mente di Cristian, mellito-runner nonché presidente di DNL e ben noto ai lettori. Dopo averne parlato con Monica, esperta nutrizionista e sua compagna di vita e avventure, il presidente, diversamente chiamato ‘Issimo o Cris o le Président, coinvolge Alessandro, mellito-runner detto Grip-po, e la sua dolce metà Caterina, capo scout meglio conosciuta come Grippa. Il gruppo è destinato a ampliarsi e l’invito si estende quindi a Valeria, mellito-scrivente del redazionale che state leggendo, e a Michele, già vincitore del Trail dell’Orsa edizione 2010.
L’interessante percorso prevede un trekking di tre giorni, giungendo al rifugio Damiano Chiesa sul monte Alt’Issimo entro la sera del 31 dicembre e quindi ridiscendere il giorno seguente verso Bait del Vo’, dove si sarebbe pernottato la notte grazie all’ospitalità del proprietario Cris. Il secondo giorno del nuovo anno avrebbe osservato il gruppetto ridiscendere verso la valle lacustre.
Il tempo trascorre da quella notte novembrina e il sole fa capolino all’alba del 30 dicembre 2010. Una strana auto bianca e dai profili marcati, solca le terre lombarde: alla guida Alberto, mellito-runner che cerca di eguagliare le doti del famoso Dorando, e al suo fianco il velocista-mellito Pietro, Nonno acclamato dalle indiscusse doti atletiche. I due compari lombardi viaggiano per raggiungere la dimora gardesana di Cristian e quindi allenarsi insieme nella corsa calpestando sentieri innevati. L’allenamento appaga i sensi dei tre runners, i quali descrivono con gran soddisfazione le loro emozioni agli amici giunti in serata per una cena in compagnia. Monica, meglio conosciuta come Miccio o Mitch, e Cristian accolgono i commensali che stanno raggiungendo Garda alla spicciolata: prima Valeria, quindi Nicola, chiamato Nik the click e fotografo degli eventi Dnl, e la collega Chiara, gli aretini Grippo e Grippa, infine Tobia, Tobix nuotatore e tri-atleta che porta in dono un cotechino casalino originario dalla bassa veronese.
L’allegra comitiva raggiunge la ristoratrice Tala per una cena a base di carne ai ferri, verdura, pane al finocchio, dolcetti (eccetto la pietanza a base di pizza per Nik the click), chiacchiere e risate.
Il giorno seguente, 31 dicembre 2010, si affaccia assolato: Dorando e Pietro ripartono per raggiungere terra bergamasca e proseguire con un allenamento di corsa, mentre la comitiva dei sei trekkers, giunto anche Michele, si accinge a partire alla volta di Malcesine. Ogni camminatore è munito di abbigliamento caldo, comodo e impermeabile, zaino con cambio d’abiti e scorte di carboidrati semplici e complessi, ghette, ciaspole, acqua, bastoncini, indispensabile tuta in tyvek per le emergenze e sacchi a pelo (quest’ultimo accessorio ricercato invano in tutti i pertugi di casa da Cris e Mitch i quali decidono infine di partire sprovvisti).
Dopo aver caricato bagagli e entusiasmo sul Massif di Cristian, l’allegra comitiva raggiunge Malcesine. Parcheggiata la jeep e incamminandosi per la strada che conduce alla funivia, già si profilano i ruoli: Grippo che deve mantenere il ruolo di regista dalle velleità artistiche della Mitch, la Mitch acrobata a recuperare l’indispensabile tuta in tyvek di Valeria che nell’emozione di salire sulla funivia la lascia rotolare tra un ingranaggio e l’altro.
Un breve percorso in funivia e ecco aprirsi agli occhi il primo paesaggio montano e innevato da Tredes Pin. Scarponi allacciati, ghette indossate, bastoncini inforcati e si inizia a camminare di buona lena. Tra un controllo della glicemia e l’altro, qualche foto e un po’ di video, una ruzzolata di Valeria lungo un pendio innevato, sole splendente, cielo terso e colori saturi di cielo e neve.
Dopo aver attraversato il confine veneto e essere entrati in territorio trentino, il sestetto si rifocilla con pane e prosciutto presso il rifugio Graziani, apparso a prima vista chiuso. Una breve sosta al sole e quindi si riparte: la strada è ancora lunga ma, secondo il programma stilato da Cristian, si è in perfetto orario.
Le ciaspole non servono: il ripido sentiero che prosegue al rifugio sul Monte Altissimo è ricoperto da neve, scesa copiosa nei giorni precedenti e ora ghiacciata al punto giusto da permettere l’ascesa senza difficoltà tecniche. Poco sotto i duemila metri il vento annuncia la sua presenza alla comitiva ma ormai la prima giornata di cammino è quasi conclusa.
Nel pomeriggio il gruppetto arriva al rifugio Damiano Chiesa e raggiunge il punto panoramico per allungare la vista verso l’orizzonte. Il paesaggio è emozionante e commovente: terreno bianco e cielo azzurro che lentamente volge ai colori del tramonto.
Il tepore del rifugio accoglie i sei trekkers: si lasciano gli zaini nella camerata al secondo piano, si avvicinano calze, scarponi e indumenti bagnati alla stufa e ci si accomoda al tavolo per quattro chiacchiere e una bevanda calda.
Il rifugio si riempie lentamente di altre comitive di camminatori, ciaspolatori o scialpinisti, i ragazzi del rifugio imbandiscono le tavolate e dalle sette e trenta di sera si inizia a mangiare il cenone di capodanno. Le basse aspettative dei commensali, che si attendevano una cena frugale, sono ripagate da un lauto banchetto composto da svariate portate, gustose e palatabili, come direbbe la nostra nutrizionista. Antipasto, due primi, tre secondi, due dolci, spruzzato da vino e spumante che è stato aperto allo scoccare della mezzanotte. Tutti fuori, davanti al rifugio e attorno al falò per salutare il primo giorno del nuovo anno. Il naso all’ingiù a osservare le luci e i fuochi dei paesi che illuminano la costa del lago, il naso all’insù e la meraviglia del cielo stellato sopra di noi, soddisfatti come la mente di un filosofo tedesco che ci ha preceduto. Il cielo stellato soddisfa la mente e lo spirito, con ammirazione, e fa riflettere che anche nella popolosa terra italiana si possono osservare le stelle solitamente offuscate dall’illuminazione artificiale.
Freddo, freddo, e lentamente tutti i commensali dell’allegro cenone rientrano nel rifugio, per brindare ancora e mangiare qualche fetta di pandoro e panettone. Il rifugio si anima al suono di musica post-punk (tra queste l’indimenticata Love will tear us apart dei Joy Division, per gli amanti del genere), elettronica e sperimentale dagli anni Ottanta. Circa una sessantina sono i partecipanti al cenone sull’Alt’Issimo, e a questi è stata data la possibilità di osservare un ballerino di break dance d’eccezione: ecco a voi Grippo the dancer che ha avuto un incontro ravvicinato tra la sua spalla e il pavimento durante l’esibizione. Ma non crediate che Cate fosse stata da meno, ballando sulle panche a suon di musica, e non mi soffermo a descrivere i passi danzant’Issimi.
La stanchezza prende il sopravvento e il sestetto si appresta a salire nella camerata: tre letti a castello, sacchi a pelo e maglioni, pancia piena, sonno e soddisfazione, nonostante ipotermia e mancanza di acqua corrente perchè congelata nelle condutture.
La notte trascorre e il sole fa nuovamente capolino: anche il primo giorno del 2011 risplende! Lentamente tutti si svegliano, si chiudono i sacchi a pelo, si recuperano calze e indumenti ormai asciutti e si fa colazione con burro di malga, marmellata, pane e fette di panettone, oltre a tè, caffé d’orzo e latte.
Pronti pronti bisogna andare: il secondo giorno di cammino prevede un percorso più lungo del primo, circa quindici chilometri per raggiungere Bait del Vo’, percorrendo l’alta via del Baldo, scrutando camosci, ritornando alla funivia e osservando alle spalle il monte Altissimo e rendersi conto, entusiasti, del cammino percorso.
Il sole è ormai al tramonto quando la comitiva raggiunge la baita di Cristian. Caterina, dall’emozione di essere ripresa dal regista Grippo e di essere finalmente giunta, improvvisa un balletto con casche’ finale. Tutti arrivati, ci si appresta a riscaldare la baita: un po’ di fumo e il fuoco inizia a scoppiettare, le ragazze apparecchiano sul tavolo ma il tepore delle fiamme richiama tutti e sei gli amici che decidono di consumare il meritato pasto, a base di pasta, lenticchie e sarde, seduti vicini sulla panca di fronte al fuoco. La sera trascorre a badare alle fiamme e a concludere complicati cruciverba. Uno sguardo alle stelle: anche in questa notte il cielo terso brilla nelle costellazioni. Ben avvolti in maglioni e coperte si aprono letti e sacchi a pelo e giunge l’ora di dormire. I ragazzi si danno i turni per tenere vivo il fuoco (se sono stati rispettati non saprei dare certezza) e la mattina giunge veloce, tra un batter di denti per piedi freddi e un ronf ronf generale.
E giunge il terzo giorno: odorosi grazie al fumo e alla carenza d’acqua, i componenti della comitiva si apprestano a concludere il cammino. Oggi il percorso è tutto in discesa, apre la strada Cristian che si allena accompagnatore di montagna. A chiudere il regista, del quale si annusa la presenza. La comitiva discende attraverso un bosco amico, seguendo le orme di qualche animale, forse un lupacchiotto.
Tutta discesa, una breve salita e ecco giunti nuovamente alla jeep. Si ritorna verso Garda: una doccia meritata, un pranzo altrettanto meritato, e una passeggiata per il centro gardesano, a comperare calzini, e un ultimo dislivello, tanto per gradire, salendo la scalinata per il monadnock della Rocca passando per Madonna del Pign.
I compagni di cammino si salutano: Michele già prima del pranzo, Valeria in seguito, i Grippi in serata. In cuore tre giorni di cammino, sole, freddo, colori vivissimi, e la stanchezza, sentita durante il cammino, è già disciolta.
Un grazie all’ospitalità proverbiale di Cristian e Monica, alla regia del Grippo, alle foto di Michele, alla simpatia di Caterina.
Perchè basso è bello e giungemmo all’Altissimo.
: S. Michele di Malcesine- Tredes Pin (1760 mt slm) - Rif. Damiano Chiesa @ Monte Altissimo (2060 mt slm)
(S. Michele-Tredes Pin con funivia)
: Rif. Damiano Chiesa @Monte Altissimo-Bait del Vo' Prai di Malcesine (1320 mt slm)