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Dnl - Diabete no limits

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Diabete Off-Road @ 2012 - Trail 3V


 


TEAM DIABETENOLIMITS ITALIA @ TRAIL 3V BRESCIA • 15-17 GIUGNO 2011

T1'S @ 3V ... DNL torna al Trail 3V



3V Breaking News >
CRISTIAN FINISHER ... 14h15 minuti
4° POSTO ASSOLUTO ...

Trail 3V ... valli di fatica, montagne di resilienza!
di Cristian Agnoli




Ancora provato, eccomi a resocontare "a caldo":
DISCLAIMER: considero l'ultratrail una disciplina che quando minuziosamente preparata non è da ritenersi "estrema". Tuttavia in gare così lunghe le variabili che possono complicare la faccenda si moltiplicano e dunque ci vuole poco a trasformare un esperienza di fatica "sana" in un "calvario". A me è capitato, ma la "preparazione" e i "fondamentali" che ho alle spalle (e un po' di culo!) mi hanno consentito di "sfangarla". Invito tutti a innamorarsi del trailrunning, ma solamente in un percorso responsabile e severo, da intraprendere dopo attenta valutazione di capacità, propensioni, resilienza, spirito di adattamento e sopportazione di privazioni e fatica (il diabete nemmeno lo cito, fa parte del gioco!).
Grazie a chi era sul percorso a incitarmi: Mitch, Fagiolino, Mik, Dario, Jo, Nick the Click e Licia. Foto fantastiche ... grazie a Nick the Click e Mik.


54° KM ... loc. Zoadello • 24° km > discesa verso Rifugio Piardi

1) L'INCOGNITA > la rotula … quella che doveva essere la principale incognita, si è rivelata invece l'unico non-problema: tutore, controllo del gesto, prudenza nei tratti tecnici, calzatura super-ammortizzata, stretching e antinfiammatori, mi hanno consentito di non risentire postumi o dolori al ginocchio sinistro. Tuttavia ho dovuto gestire tanti altri spiacevoli imprevisti, in particolare una sorta di gastrite latente e persistente, che è esplosa a partire dal 30° km circa, in prossimità dell'attacco alla seconda impegnativa ascesa al Monte Guglielmo.
Un malessere che mi ha impedito di alimentarmi con piacere e regolarità, oltre a darmi sensazioni di spossatezza, nausea e un lieve mal di testa, e così soffrire come un cane bastonato per 10 delle 14 ore di gara. Ho meditato più volte il ritiro, ma tra qualche spiraglio di brillantezza e barlumi di ottimismo, sono riuscito a trovare la determinazione per giungere all'arrivo. Guardando le mie foto sono spaventato per l'espressione e il viso sofferenti. A questo aggiungo 2 cadute (ferita lacerocontusa al palmo della mano sx) e una gestione glicemica stabile ma su valori assai più alti rispetto ai miei standard (probabile basale avariata).
2) LA CRISI: la crisi del 30° km non è legata a una condotta di gara scriteriata o fuori giri (i miei ritmi sono quelli) ma al fattore "gastrite" e dintorni.
Pur con gambe "fresche" avvertivo già che qualcosa non funzionava con la mia "valvola del cardias".  Piccoli sintomi appena percettibili, ma un primo campanello di allarme era suonato già al 24° km quando viaggiavo spedito. Speravo un sorso di coca-cola e un paio di "rutti tonanti" sistemassero tutto, ma, ahimè, non era un semplice problema di "digestione", quanto invece di "acidità e nausea": le bibite gassate non hanno fatto altro che aumentare il disagio. Le cause non lo so … in ordine direi: a. qualcosa che ho mangiato venerdì sera a cena fuori; b. un integratore salino che ho disciolto nella borraccia; c. il caldo eccessivo; d. la crema solare spalmata forse con troppa abbondanza su braccia e gambe che mi ha modificato la termoregolazione. Forse a+b+c+d!
Forse con un po' più di calma e pazienza avrei potuto limitare i danni ragionando e alimentandomi diversamente in corsa, una volta riconosciuta la cronicità del malessere: avrei potuto/dovuto mangiare tutta la pasta in bianco prontamente servitami dai volontari al ristoro di S. Maria del Giogo (50°km), ma non ne ho masticati che pochi bocconi. Invece vai di limone spremuto, sorsi di birra, bicchieri di acqua frizzante, tazzina di caffè, un po' di coca-cola: continuavo a bere e ingurgitare solo cose che peggioravano la situazione. Un errore dietro l'altro … che pollastro! E ho pure la compagna nutrizionista!
3) LA SENSAZIONE DEL PRIMO POSTO: ritrovarsi primi dal 10° km e arrivare al "cancello" del 24° km con 4/5 minuti di vantaggio in apparente scioltezza con la consapevolezza di poter gestire i ritmo è una bella sensazione (vedi video) Agli incitamenti dei "groupies" ho cercato di non farmi prendere dalla foga. Ero sicuro dei miei mezzi e dunque avrei proceduto regolare… se gli altri ne avevano di più mi avrebbero ripreso e superato (bravi loro!).
Sulla salita del Monte Guglielmo, inizia il mio calvario. Raggiunto da 2° e 3° in classifica, riesco a stare con loro solo perché rallentano un po' il passo per recuperare dallo sforzo profuso.
In discesa poi li ho persi. Si sono voltati, molto gentilmente, per vedere se arrivavo, ma gli ho fatto cenno che non ero in grado di adeguarmi al loro passo. Poi dal punto di vista della gara ho poco da dire: è stato solo un resistere al disagio, fermandomi ai ristori, farneticante, in cerca di qualcosa che potesse farmi miracolosamente riprendere.
In salita ero fermo, in discesa "prudenza sempre" e nei tratti scorrevoli facevo quel che potevo. Davanti non andavano fortissimo, ero io che perdevo metro su metro, minuto su minuto. Al 40° km prendevo già 10 minuti (5 minuti da caduta con medicazione), alla fine sono arrivato a 1 ora. Dunque 50 minuti nella seconda metà Da dietro alla fine solo il mio compagno Mauro mi ha recuperato, con una prova saggia e risoluta, il 5° è arrivato a più di un'ora. Dunque tutti sono calati, solo che io sono calato più degli altri.
54 partenti, 34 classificati, 4° assoluto in 14h15 (1 minuto in meno rispetto allo scorso anno!).
Sono consapevole che il parco partenti non era di primo livello, e credo che senza imprevisti avrei potuto giocarmi la vittoria: ma sono spesso gli imprevisti a fare la differenza! Bene così!
4) PROIEZIONI & CADUTE: La mia proiezione di chiusura in 12 ore si è rivelata a prescindere ottimistica. Credo che anche senza problemi "fisici" avrei chiuso, nella migliore delle ipotesi, appena sotto le 13 ore. Ma del senno di poi son piene le fosse. Sono rovinato a terra due volte, sempre in discesa facile e su strada battuta. Probabilmente avevo poca confidenza con le scarpe Tecnica DiabloMAx che ho utilizzato solo perché super ammortizzate, ma che hanno un appoggio traditore (visti i problemi rotulei ho scelto una calzatura più protettiva anche se meno stabile tra quelle nel mio vasto ma non infinito magazzino).
La prima volta sono inciampato scendendo da Malga Gale, mentre ammiravo il pullulare di maggiociondoli, ma senza nessuna conseguenza, la seconda volta a 1 km dal rifugio Croce di Marone sono ricaduto e una pietra mi ha tagliato il palmo della mano. Sanguinolento e dolorante, ho trovato l'assistenza dei volontari e sono stato prontamente medicato. Operazione un po' lunga perché avevo sassolini e terriccio in profondità. Ben fasciato, disinfettato e ripulito, sono ripartito. E per fortuna sul mio roadbook avevo scritto: "regolarità, piede sicuro, prudenza, concentrazione, non farsi male, pensa a Monica e al pargoletto in arrivo!"


foto sx > 25 km @ Cancello Rif. Piardi • foto dx 60° km ... Ristoro @ Polaveno

5) TRAIL IN CONDOTTA: Degli obiettivi prefissati, quello più importante era portare a casa i 3 punti per l'UTMB 2013 e ci sono riuscito. Nonostante i 50 e più partenti e i concorrenti del lungo da 160 km partiti il giorno prima, pochi sono stati gli incontri sul percorso, a parte i sorrisi e gli incoraggiamenti dei numerosi volontari (oltre a pochi ma buoni amici e la mia compagna in dolce attesa) Dunque solitudine quasi sempre. Ringrazio Mauro, mio compagno di società, che, una volta raggiuntomi, voleva aspettarmi per arrivare assieme sul podio. Ma di fronte alla degenerazione del mio ritmo, l'ho caldamente invitato a proseguire del proprio passo onde evitare di essere recuperato da altri concorrenti arrembanti. Grande Mauro!
Il balisaggio a mio avviso andava rafforzato in certi punti. Se non avessi partecipato all'edizione dell'anno prima e non mi fossi studiato bene la mappa avrei avuto qualche incertezza. In più la stanchezza e lo sfinimento appannano le idee. In questo però sono stato bravo. Il dolore e la sofferenza non mi hanno impedito di aguzzare la vista e il senso dell'orientamento.
Caldo "africano" solo parzialmente attenuato dall'altitudine e poco dall'ombra, visto che buona parte del percorso si sviluppa in cresta dove il bosco lascia spazio alla roccia.
Salite "cattive" con 3500 mt di dislivello positivo concentrati nei primi 33 km.
Tre le principali ascese: Passo 7 Croci/Monte Crestoso, Monte Guglielmo e Punta Almana. Oltre a altri strappi impegnativi dai 200 a 400 mt di dislivello distribuiti lungo il percorso (Rodondone, La Colmetta, Monte Pernice, Santuario della Stella, Monte Peso).
Tratti tecnici: discesa dalle creste successiva al passo Sette Croci, discesa da Punta Almana, discesa da Monte Rodondone.
Ben dislocati i ristori e i volontari lungo il percorso. Non impeccabile il briefing pregara dove si poteva sprecare qualche parola in più su balisaggio nei punti dove la gara non seguiva esattamente il sentiero 3V.
Percorso dunque molto più impegnativo rispetto a km e d+ effettivi. L'alto numero di ritiri (circa 20) ne è la riprova.
Tempi di percorrenza più alti delle previsioniconseguenza di: 1. livello medio parco partenti senza top runner 2. difficoltà tecniche percorso 3. condizioni meteo prime ore di gara.
Alla fine il primo ha vinto con lo stesso identico tempo dei vincitori dello scorso anno nonostnate 10 km e 800 d+ in meno.
Punti indimenticabili: le creste dopo Passo 7 Croci, Punta Almana, Monte Rodondone ... panorami fantastici!
Decisamente meno bella la parte finale del percorso. La scelta di Brescia città come partenza/arrivo non mi convince ... forse è meglio affidarsi a qualche paesotto di provincia che accoglierebbe con calore e presenza anche arrivi in notturna. E' pur vero che il trailrunner non cerca l'applauso, ma arrivare con un paesino in festa di venti anime sarebbe di certo più entusiasmante di giungere al traguardo in una Brescia con centinaia di migliaia di abitanti addormentati e indifferenti all'evento!
Complimenti comunque agli organizzatori e ai volontari ... tanta passione e entusiasmo meriterebbero più partecipazione a tutti i livelli: concorrenti e pubblico!
6) AUTOSUFFICIENZA: Nonostante la mente annebbiata dal malessere generale, ho anche fatto alcune considerazioni su come migliorare l'assetto dello zaino e del materiale (quasi perfetto) pensando a prossime e più lunghe avventure. Da un punto di vista della strategia di gara ho dovuto correre sulla difensiva e dunque non posso fare valutazioni. Ho invece saputo resistere alla voglia di ritirarmi, anche se vedremo se ho fatto bene o male nei prossimi giorni. Ora ho dolori su ginocchia e gambe ovunque mentre il mio "cardias" sembra a posto. Spero in due/tre giorni di riposo, fisioterapia, ghiaccio e bicicletta di rimettermi a corricchiare. Lo scrivente, al momento, si sente un po' a pezzi.
L'assetto in totale autosufficienza alimentare, in teoria non richiesto visto i numerosi ristori, aveva un suo senso per consentirmi di non fermarmi troppo ai punti assistenza (giusto per rifornimento idrico), alimentandomi con alimenti già testati al seguito e dunque guadagnare tempo prezioso ai pit-stop. I problemi alla parte alta del mio sistema gastro-esofageo hanno fatto saltare la mia strategia e dunque mi sono ritrovato doppiamente fregato: peso in più al seguito non sfruttato e soste ai ristori comunque lunghe per cercare la "ripresa miracolosa". Alle ultime basi vita restavo seduto parecchi minuti: i pit stop sono fondamentali anche nel trail … peccato che pensavo di sfruttarli in mio favore … ma mi auguro non mi succeda più una cosa del genere.
7) TERAPIA DEL DOLORE: ho chiuso con ENORME sofferenza e fatica. Non è cosa da fare. Non è per questo che corro i trail. Altro che sviluppare i sensi e il rapporto con la natura... a parte il ricordo delle lucciole nella notte, qualche panorama, il cielo stellato che contemplavo a tratti, il resto è stato uno "traildramma". Mi spiace per i miei amici e la mia compagna che dopo i sorrisi e l'illusione del passaggio al 24° km, ho costretto a osservare un cadavere ambulante, sofferente con lo sguardo vitreo, il volto scavato, gli occhi "assenti" e la voce biascicata. Non è stato bello nè per me nè per chi osservava. Nei giorni antecedenti alla gara debbo essere più attento e non sottovalutare riposo e corretta alimentazione.
8) SPENDING REVIEW: ai costi di iscrizione e trasferta sostenuti, aggiungo i 25 euro di ticket al pronto soccorso di Sant'Anna (Brescia) per l'ulteriore medicazione. Check in h 4.50, check out h 5.15. Grazie all'infermiera Emma.
9) METABOLICAMENTE: E di diabete dovrò pur parlare, cazzo! Per la prima volta, la mia gestione metabolica a insulina esogena non ha risposto come nei piani. A causa, verosimilmente, dell'insulina basale avariata (probabilmente per un errore di conservazione della penna nei giorni precedenti). Qualche glicemia strana al risveglio e post prandiale nei due giorni precedenti mi avevano fatto pensare a qualche mia leggerezza nella conta dei carboidrati o a un errore nell'iniezione basale. Il giorno della gara (start h 13,00) avevo pensato di non somministrami la seconda iniezione di basale delle h 12,00 (4 u). Come testato più volte, nei lunghi sfrutto la sinergia attività fisica e metabolismo basale (esogeno) per assimilare quantitativi importanti di cho, necessari per portare a termine gare così impegnative per durata e dispendio energetico.
Poco prima dello start, stante una curva in costante crescita nonostante una colazione con bolo rigorosa e conteggiata, ho capito che qualcosa non andava. Dunque ho scelto di basalizzarmi ulteriormente con 3 unità (e usando una penna nuova).
Nelle prime due ore di gara la glicemia è stata stabilmente tra 160 e 180, e poi è iniziata lievemente a diminuire (la basale ha iniziato il suo lavoro). Stavo bene e ho fatto la prima integrazione dopo 1h45 (22 cho in forma di bocconcino di pane con prosciutto) e successivamente, intorno alla 3a ora, una coca cola in minilattina (17 cho) più un po' di carboidrati disciolti in una delle due borracce (max 10 cho).


70° km ... Santuario della Stella ... Mauro (VTR) mi raggiunge!

Ho dunque un po' ritardato le integrazioni per capire meglio la mia situazione visto alcune risposte impreviste. La glicemia comunque era stabile. Mi imponevo di non ragionare "da diabetico" ma da "atleta di endurance" e dunque di ottimizzare il mio compenso pensando anche ai miei fabbisogni energetici. Di non decidere quando e come mangiare solo in funzione delle glicemie.
I valori stabilmente tra 160 e 200 anche a seguito della seconda iniezione di basale (h20) e di integrazioni inferiori al normale stante la mia incapacità di assimilare cibo, confermano un malassorbimento dell'ormone che sintetizza gli zuccheri, anche se solo parziale (altrimenti le glicemie sarebbero schizzate alle stelle). La penna di insulina basale che avevo nello zaino non era quella nuova usata alla partenza ma quella già aperta. Avrei dovuto sostituirla al primo sospetto di deterioramento … pivello!
In tutti i precedenti test, mangiando più del doppio, avevo un compenso perfetto e stabilità glicemia su range decisamente ottimali (80-140).
Comunque i valori della glicemia non hanno assolutamente determinato il mio calo prestazionale. Quando infatti la gastrite momentaneamente mi abbandonava, a prescindere dalle glicemie, riprendevo a correre e le gambe giravano a meraviglia. Peccato che durava poco.
Nel book metabolico, in corso di pubblicazione, potrete meglio valutare gli aspetti terapeutici.
Ho integrato con il minimo necessario per non depauperare troppo il mio fisico e i miei substrati già provati dalla sofferenza psicologica e fisica, comunque in quantità non sufficiente per massimizzare la prestazione.
A fine corsa, ho impiegato altre 12 ore per ribasalizzarmi a dovere, con lievi iperglicemie (range 170-230) fino a domenica pomeriggio, quando le iniezioni con la nuova penna di basale hanno rimesso a posto il mio compenso metabolico. Ora peraltro perfetto.
Se guardo al bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, sono soddisfatto perché ho saputo gestire un numero tale di variabili e complicazioni impreviste e/o indesiderate senza andare nel panico, senza incazzarmi e mantenendo calma e sangue freddo. Non ho azzeccato tutte le scelte, ma ho comunque gestito una "crisi".



Forse avrei dovuto essere più coraggioso e lucido al ristoro dove c'era la possibilità di mangiare un piatto di pasta in bianco e così agire: mangiarmi 100-150 gr di pasta con un filo d'olio, stante il 200 di glicemia somministrarmi un bolo conservativo di 3 unità, tergiversare un attimo prima di ripartire, e forse avrei: sistemato (o contenuto a livelli accettabili) la gastrite e riottimizzato il compenso. Forse troppe cose cui pensare anche per me. Temevo di non riuscire a mangiare e assimilare altro e in caso di accelerazione della cinetica e del picco insulinico da bolo, avere difficoltà ad ingurgitare zuccheri per ripianare eventuali ipoglicemie.
Il problema comunque rimane: non mi sono alimentato con l'unico cibo che mi avrebbe fatto bene, ovvero un piatto di pasta in bianco. Debbo capire se non l'ho fatto perché avevo 200, perché non riuscivo realmente a mangiare, perché non volevo perdere altro tempo e ripartire. Qualunque sia stata la ragione, è stato un errore. Non credo avrebbe cambiato di molto il mio destino, ma un po' di nausea e malessere in meno, e qualche sprazzo di brillantezza in più, me lo sarei guadagnato. Diciamo che mi sento libero dal diabete, e non so quanti altri avrebbero gestito una situazione del genere in totale autonomia. Ma forse sarei dovuto essere stato più easy … un po' alla Marco Marelli, due unità e via, senza troppi pensieri. Sono stato un po' "coniglio" e il diabete si è preso qui un po' più spazio di quello che gli vorrei riservare. Ma nessuno è perfetto!
Alle 6 mattina, giunto a casa, ho comunque fatto colazione con 100 gr di pasta in bianco… quella che avrei dovuto prendere a metà gara. E poi un buon sonno, meritatissimo! Tutta esperienza da mettere a frutto in futuro!
10) IL VALORE DELLA SCONFITTA, IL DISVALORE DELLA VITTORIA: Cadute, medicazioni, gastriti, cerchi alla testa, nausea, insulina basale avariata, problemi di individuazione del percorso, ginocchia scricchiolanti, stanchezza, scarpe non adatte alle discese tecniche: se penso a quanti problemi ho incontrato in questa gara, penso di aver fatto un "garone". L'opzione rinuncia, da me spesso citata, era lì pronta per essere scelta. E più volte ho pensato di pigiare il tasto "STOP". La conoscenza del percorso, il supporto degli amici tifosi uniti a una montagna di resilienza mi hanno consentito di portare a termine la prova. Sono anche soddisfatto per il sense of humour mostrato ai ristori quando mi sentivo un tappeto persiano ma facevo battute ilari e simpatiche, un po' biascicate. Sembravo il carcerato del film "Papillon": pallido e moribondo, e nessuno aveva il coraggio di dirmi che mi vedevano male.
Se non ci fossero stati in palio i 3 punti per l'UTMB, mi sarei fermato (e anche su questo debbo riflettere!). Perché non aveva senso massacrarsi così. Confido nelle mie doti di recupero, spero le mie ginocchia non si siano disintegrate e spero presto altri trailrunner con diabete di tipo 1 mi aiutino a proseguire il cammino intrapreso per condividere situazioni "estreme" e farle diventare gestibili e ordinarie: "fare cose difficili non significa fare cose anormali".
E' un piccolo risultato, ma per quasi 35 km un atleta con diabete di tipo 1 è stato in testa a una gara di ultratrail. Non so se sia già capitato, e se qualcuno se ne è accorto o se è importante. Irriconoscibile per essere riconoscibile. Un po' ho pensato a quanto scrivo spesso … se avessi "vinto" come avrei considerato il mio successo: una "vittoria" o "sconfitta" per il mondo del diabete? Io credo sia più una sconfitta … troppi bravi e forti atleti con diabete ci sono in giro, troppi slogan altisonanti sulla pratica sportiva con il diabete, troppa esaltazione, troppa frustrazione, troppi progetti autocelebranti e inutili, pagati dallo "sponsor di turno" … e tutto ciò sta minando seriamente immagine e contenuti della pratica sportiva con il diabete. La mia rincorsa non è nell'essere il primo diabetico a fare qualcosa, è essere uno dei tanti. Ci vuole sempre un primo, è vero, ma non deve essere questo il grimaldello che fa scattare in noi lo slancio. Quello deve provenire da dentro, da una passione sportiva vera, da un radiografica disamina di motivazioni, rancori, frustrazioni, serenità, pensieri, paturnie, gratificazioni, rabbia, felicità, obiettivi, metodi che sono alla base del nostro stile di vita, e dove il diabete gioca solo un ruolo tra i tanti attori protagonisti del nostro quotidiano.
Mi rendo conto che sono concetti forse troppo "avanti" quando c'è chi contestualmente alla diagnosi di diabete di tipo 1 va in depressione, si sente inadeguato, si vergogna e si "adegua" a una vita di privazioni, infelicità, sfiga, sbattimenti e inevitabili complicanze e a leggere di chi come me corre, gareggia e si gestisce senza "fanfara mediatica" (web e un po' di social network a parte!!!!), pure si incazza un po' ….
Ciò mi rattrista parecchio, ma bisogna tracciare una linea … e guardare avanti!
Al trail, e alla vita, senza rancore! Trail & Live as you are!

    Equipaggiamento:
Zaino: Olmo 5 con 2 borracce da 80 cc + 4 pochette + pack avant trail adattato
Calzatura: TECNICA DIABLO MAX
GPS: Garmin EDGE
Bastoncini: FIZAN NW ULTRALIGHT 160 GR
Lampade frontali: Petzl 85 lumens, Black Diamond 75 lumens
Abbigliamento: morf, maglia S/M debardeur Raidlight, pantalone corto elasticizzato Raidlight, calza Bee Trail dell'Orsa,
Altro: - fasciatura piedi e caviglia con Vetrap 10 cm
- trasmettitore glicemia al braccio dx

Nello zaino:
Abbigliamento e attrezzatura:
- telefono cellulare
- roadbook
- antivento waterproof Raidlight
- maglia manica lunga
- banda vetrap per fasciatura
- morf di riserva
- manicotti leggeri di riserva
- 5 euro in contanti di piccolo taglio
- 2 pillole sinflex
-  benda fasciatura d'emergenza
- 2 penne di insulina (basale e ultrarapida)
- 4 aghi 8 mm
- glucometro Accucheck compact plus
- sensore CGM VEO attivo

Riserve alimentari:
- 2 coca cola in minilattina da 150 cc (17 cho cad)
- 2 barrette di sesamo (32 cho cad)
- 6 bustine di miele da 6 gr (5 cho cad)
- 1 panini marmellata di arancia con grana da 28 gr di cho
- 1 panino nutella 28 cho
- 1 pacchetto crackers doria 24 cho
- 3 panini prosciutto e formaggio da 22 gr di cho
- cioccolato ritter sport con nocciole per 38 gr. di cho
- 1 bustina di enervitene da sciogliere in acqua = 17 gr cho
- 1 mouse di mela da 17 gr di cho
- 2 bustine di sali minerali polase (2 cho cad)
- 1 muffin alla nutella (50 cho)
 
Anteprima > 3V CONFIDENTIAL
Garda, lì 12 giugno 2012

> Cristian Agnoli (presidente Diabete No Limits) @ Trail 3V • 80 k • start  @ Collio (VS) @ h 13 di sabato 16 giugno

Nell'imminenza della mia seconda partecipazione al 3V ecco alcune riflessioni/considerazioni pregara a schema libero che riassumo in dieci punti verosimilmente non esaustivi:
1) principale incognita ad oggi è la rotula del mio ginocchio sinistro leggermente infiammata. Pensavo fosse cosa di poco conto e che in un paio di giorni si sfiammasse (aiutato da un po' di anti-infiammatori). Lunedì in allenamento invece il problema si è ripresentato. Apparentemente il dolore si manifesta nel gesto dell'estensione e prevalentemente su asfalto in pianura. Mi auguro sia così perché ho visto che tende a sparire in salita e camminando a passo lungo e disteso, così strecciando il polpaccio e gli ischiocrurali l'infiammazione tende a regredire. Proseguirò con la terapia anti-infiammatoria e poi riprenderò a fare alcuni esercizi di stretching che ben conosco ma che non pratico mai da vero "somaro". Sarebbe un peccato non chiudere la gara per questo infortunio dopo tutti i km e la fatica spesa. Ma l'ortopedico qualche mese fa me lo aveva detto che dopo il problema alla giunzione miotendinea i problemi si sarebbero potuti riflettere sulla rotula. Jettatori questi medici!
2) incognita rotula a parte sono fiducioso e i test sui lunghi mi hanno confortato, in particolare il Baldo Crossing. Penso di impostare un ritmo simile anche perché più o meno i primi 24 km si assomigliano … ovvero quasi esclusivamente in salita raggiungendo quote intorno ai 2200 mt. A Collio siamo però già a 1000 mt di quota. L'importante è arrivare al Rifugio Piardi ancora integro e senza essermi bruciato (non solo metaforicamente visto che le previsioni danno cielo terso e sole che spacca le pietre). La corsa si abbassa di quota all'imbrunire dunque ciò dovrebbe rappresentare un vantaggio. Spero anche di non trovare il tasso di umidità della scorsa edizione.
Dunque ho elaborato una proiezione di chiusura intorno alle 12 ore. Ovviamente sono tutte considerazioni sulla carta e in queste gare può capitare di tutto, ma credo di impostare questo passo e poi, come sempre, nel durante vedremo. Dalla 7 ora in poi capirò. In teoria il terzo segmento di gara è il più "facile" e chi avrà salvato le gambe e conservato energie riuscirà ancora a correre su ritmi decenti guadagnando così parecchi minuti.
3) non intendo assolutamente fare la gara su altri concorrenti, ma impostare il mio ritmo e tenere chi mi precede casomai come punto di riferimento, ma senza modificare i miei piani e ascoltando esclusivamente le mie sensazioni. Questa è la cosa più difficile, perché poi uno comincia a farci il pensiero, vuole andare a prenderlo, magari cominci a pensare ai sogni di gloria, alla classifica, al podio. A tutto va dato il giusto peso e le occasioni vanno ponderate. Il trail consente, rispetto ad altre discipline, di prendersi qualche minuto in più prima di decidere se lasciarsi scappare o inseguire il concorrente che ti precede. Sarò molto attento ad alimentarmi correttamente e puntualmente. Eventuali accelerazioni sempre cercando di rimanere razionale e correndo intelligentemente. Ma il mio scopo quest'anno è riverificare la mia tenuta oltre le 10 ore, portare a casa 3 punti e mettere dentro un lungo concluso positivamente in previsione dello Swiss Iron Trail testando mente, fisico, materiali e attrezzatura.
4) rispetto all'edizione 2011, ci sono 10 km e 1000 d+ in meno, dunque è verosimile pensare a 2 h di meno sul conto finale, anche perchè i pezzi duri e più tecnici sono quasi tutti nella prima metà di gara. Inoltre le ore di corsa al buio saranno molte meno e nei tratti meno ostici. Ciò fa presumere tempi di percorrenza assai più veloci. Ma ripeto, tutto è relativo!
5) rispetto all'edizione 2011 ci sono circa 50 partenti dunque mi auguro di avere più "compagnia" sul percorso e di non sbagliare strada come ho fatto lo scorso anno, anche se fu dovuto principalmente a mia distrazione. Quindi aguzzare la vista sempre! Il balisaggio spero sia fatto bene e comunque i bollini bianco-azzurri del 3V sono ovunque. Non ho trovato la traccia del percorso, non so nemmeno se ci sia, utilizzerò quella del sentiero 3V giusto di emergenza, mentre mi affiderò a roadbook, segnalazioni e occhio attento. I volontari 3V sul percorso comunque sono sempre fantastici!
6) correrò con assetto da gara impostato per Swiss Iron Trail ovvero con attrezzatura, materiale e suppellettili vari al completo e per una quasi totale autosufficienza. Questo per due ragioni: simulare peso e assetto da ultratrail, essere il più autosufficiente e così limitare le soste alle basi vita in teoria solo per rifornimenti idrici (acqua, sali e coca cola). Voglio evitare di arrivare ai ristori affamato e stravolto, abbuffandomi o dovendomi fermare per riposarmi o recuperare lo sfinimento. A mio avviso gli ultratrail, un po' come capita nella Formula 1, si vincono anche ai box. Dunque mi preparerò bocconcini e alimenti a me graditi, qualche scorta zuccherina di pronta assimilazione, mentre ai punti ristoro cercherò di piluccare qualche primizia (se presente), un sorso di birra all'imbrunire e ripristinare eventuali scorte preventivamente consumate. 3 ristori completi di tutto a 20/30 km distanza (esclusi partenza e arrivo), altri 5 punti acqua ma con qualcosa di solido di sicuro e almeno altre 4/5 fontanelle. Si potrebbe anche partire con scorte minime, ma in ottica ultratrail voglio essere autonomo e poter alimentarmi quando e come voglio. 500 gr in più di peso saranno forse determinanti per un top runner ma per uno come me è più il vantaggio in termini di efficienza e risparmio di tempo ai ristori rispetto alla perdita di velocità dovuta al peso in più trasportato. In questa settimana proverò anche a perdere qualche etto di massa grassa così compenso.


7) spero di portare a termine brillantemente, anche se mi costerà MOLTA FATICA, questa prova, e che i miei "groupies" distribuiti sul percorso passino una bella giornata ad insegurmi, a tifare per me e colgano lo spirito più genuino del trail e perché no, anche del mio personale approccio alla corsa in natura.
8) sottolineo che la partecipazione alle gare trail, anche quando molto costose, è sempre a mie spese, e l'associazione DNL non contribuisce in alcun modo a costi di iscrizioni e trasferte. In caso contrario, specifico sempre. Ma così non è ancora stato. L'unico esborso approvato dal direttivo è legato alla realizzazione di un tot numero di T-shirt divulgative da consegnare agli associati che intervengono a manifestazioni compatibili con lo spirito Diabete Off-Road.
9) Diabete Off-Road è un progetto che sulle lunghe distanze fa più fatica a trovare nuovi interpreti, anche se gli aspiranti "resilienti" non mancano. E sono sicuro presto altri si aggiungeranno al mio contributo. Spero di incontrarne tanti di altre realtà extra DNL in giro per l'Italia e l'Europa a gareggiare, magari molto più forti e bravi di me a gestirsi in ogni ambito. Il mio obiettivo infatti non è essere il primo "diabetico" a fare una cosa, ma essere una persona/atleta (con diabete) pubblicamente noto ma irriconoscibile all'atto pratico perché in grado di approcciarsi allo sport di fatica in modo se non ottimale ma che sta in piedi e bene. Insomma essere riconoscibile per diventare irriconoscibile. Un concetto "pasoliniano" su cui spesso ritorno. Il mio fine è provare a fare "le mie cose" nel migliore dei modi possibili, ma dove non sono le glicemie e la mia condizione patologica a dettare ritmi, umore e motivazioni. Se mi chiedessero cosa si prova ad essere il primo diabetico a concludere un ultratrail risponderei: non lo so e non mi interessa, o meglio non mi interessa più. Se sono il primo un po' mi incazzo dentro …non è cosa buona, perché ci sono atleti con diabete in giro che dovrebbero e potrebbero fare molto meglio di me ed è un peccato che non lo facciano, magari perché non riescono a gestirsi.
Se ciò non capita forse è perché qualcosa non funziona. Se sono qui è perché spero un giorno di essere l'ultimo di una lunga serie di atleti con diabete capaci di interpretare corse di endurance con intelligenza, determinazione, prudenza, lucidità conciliando pratica sportiva e compenso metabolico in una gestione disincantata, senza proclami, tutta sostanza senza baracconi farmaco-medico-mediatici dietro.
Non dobbiamo essere modelli di comportamento positivi, dobbiamo ricercare il meglio da noi e dal nostro imperfetto metabolismo degli zuccheri scindendo il nostro essere pazienti/malati dal nostro essere persona/atleta. Senza ansie, ragionando da persone consapevoli, senza fare di risposte glicemiche e assilli terapeutici il leitmotiv della nostra strategia di gara. "Speriamo che la glicemia si comporti bene", sento spesso dire, ma la glicemia si comporta in conseguenza di come ci comportiamo noi: esogena o endogena che sia, la nostra insulinemia può essere controllata e dunque gestita. A noi imparare a farlo. E non servono necessariamente complicati algoritmi, guru della diabetologia, elaborati software o tecnologie d'avanguardia ad uso esclusivo di pochi fortunati: basta fare le cose semplici, applicare le basi della fisiologia dell'esercizio, della terapia insulinica e dell'alimentazione, sfruttare intelligentemente gli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione (v. sensore o micro, per chi lo vuole mettere, e io non sono tra quelli) e soprattutto dosi massicce di "resilienza" ovvero abituarsi a gestire le difficoltà e le privazioni. Insomma quello che facevano i nostri avi o, senza scomodare la preistoria, semplicemente i nostri nonni.
Ci riempiamo tutti la bocca di nuovi approcci alimentari e terapeutici, paleodiete e ritorno all'alimentazione dell'uomo primitivo cacciatore … ci dimentichiamo però che mangiare come un uomo di neanderthal o sapiens sapiens significa anche camminare e correre per 3/4 ore al giorno in condizioni avverse e senza faccialibro e smartphones a pararci il culo … W l'uomo coltivatore, sempre alla ricerca di nuovi orizzonti senza perdere di vista l'uso della testa!
10) Tutto ciò qui ben argomentato, potrebbe svanire in un nanosecondo: un attimo di distrazione basta per slogarsi una caviglia, sbagliare strada. Magari ti capita la giornata storta, oppure la rotulina fa i capricci. Bisogna mettere in conto tutto. Anche l'opzione rinuncia o fallimento.
Al trail senza rancore, nella buona e nella cattiva sorte! Trail as you are!

Citazione Citabile ...
"Il più grande pericolo per noi non è che miriamo troppo in alto e non riusciamo a raggiungere il nostro obiettivo,
ma che miriamo troppo in basso e lo raggiungiamo"
(Michelangelo Buonarroti)



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Giusto per capire cosa significa "correre responsabilmente e in sicurezza"
Trail = uso della testa senza soluzione di continuità!