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Diabete Off-Road @ 2013 - Ultra Trail du Mont Blanc


PRESIDENTISSIMO @ UTMB 2013


Chamonix, 30 agosto 2013 • h 16.30 • 168 km x 9600 d+



UTMB 2013 ... Chamonix 01.09.2013 h 3.35 ... FINISHER!
Tutto il resto è ... gioia!


Watch the Video > click here

 "169 righe da Chamonix" ovvero "La Grande Gita"
•
testo di Cristian Agnoli

Sarà pur vero che "il poeta incontrava ai crocicchi i più bei pensieri", ma il vagabondare per monti per trentacinque ore e più ha un po' spento la mia vena narrativa (e poetica!).
Proverò comunque di questo mio "utiemmebì" a raccontare, sempre cercando di non tediare troppo il lettore e di non dilungarmi eccessivamente (missione impossibile?).
Che questo report sia espressione di egoistica introspezione o di condivisione propositiva poco importa … spero solamente sia una testimonianza limpida e trasparente di un'esperienza faticata ma felice, possibile fonte di ispirazione e spunto per chi avrà il tempo e l'interesse nel leggere e nell'approfondire, a prescindere dall'essere o meno imperfetti metabolizzatori di zuccheri a insulina esogena.

Da sostenitore della velocità e dell'agonismo nell'ultratrail, auspicocomunque che il trailrunner sappia trovare nel movimento all'aria libera serenità dello spirito e amore per la natura. Insomma ricerco la conciliazione tra aspirazioni prestazionali e dimensione spirituale.
Ma di sicuro tutto ciò va maturato e metabolizzato prima, non una volta giunti a Chamonix.
Pensare di andare all'UTMB per vivere lo spirito trail allo stato "puro" è "pura" follia.
Qui è più facile perdersi nei sogni di gloria, nella ricerca della prestazione, nell'illuderti di essere più forte di quello che sei, nel credere che la forza sia con te perché sei all'UTMB quando invece la forza è con te se te la sei "coccolata" nei mesi precedenti.
Trailrunning di massa, business, trailmania, traildipendenza … l'UTMB è soprattutto questo, con una macchina organizzativa collaudata e pressoché perfetta, a parte le due ore di attesa per il ritiro del pettorale (per fortuna piacevoli)
Percorso suggestivo anche se non sempre entuasiasmante. I primi 30 km non sono gran cosa. Per fortuna che con tutto il casino che c'è uno non fa nemmeno in tempo a rendersene conto. Un po' noioso anche il tratto svizzero da La Fouly a Champex-Lac.
Da Les Contamines in poi però è trail vero! Altro che "sentieri autostrade" … ci sono numerosi tratti scorrevoli dove chi sa correre può produrre velocità, ma la montagna è montagna vera e non vedo grosse differenze da altri trail considerati tecnici. L'ultima salita alla Tete aux Vents ne è la riprova. Sembrava di essere sull'Adamello, dove al granito grigio si sostituivano le pietre bianche.

FINISHERMENTE > 35h05m per 169km e 9700 D+ (e ci sono tutti!) … un paio di anni fa pensavo di poter far (molto) meglio, forse lo penso ancora. Qualche anno fa ritenevo una gara come questa pura follia, dieci anni fa non sapevo nemmeno cosa era un ultra-trail. Ora mi godo il mio status di FINISHER UTMB con un pizzico di orgoglio e una montagna di umiltà.
Una splendida avventura pedestre, affidandomi all'onesto e indipendente mezzo di locomozione fornitomi da madre natura, oltre alla dotazione del materiale tecnico e obbligatorio previsto per questo tipo di competizioni, un gran "smazzamento" in fase di preparazione e la immensa pazienza della mia famiglia coinvolta in maniera quasi totalizzante in questo festival della fatica.
Svanite da tempi non sospetti le velleità prestazionali, ho dato un senso a questa mia partecipazione all'UTMB 2013 con la ricerca dello status di FINISHER FELICE. Ho compensato a usura la rinuncia alla velocità con l'essere contemporaneamente spettatore e partecipe di questo "spettacolo" … perchè l'UTMB è uno spettacolo a 360 gradi.
La "grande gita", ecco in cosa si è trasformato questo UTMB, quando a Courmayer, nel mezzo di cammin di nostro trail, l'amico Tor Maistri, lì da almeno una ventina di minuti, parlandomi con tono deciso affermava: "Ci vorrà quel che ci vorrà, ma arriveremo e lo faremo assieme". Una vera scossa che mi ha permesso di fare il salto di qualità e di togliermi di dosso le "paure" e gli eccessi di "tatticismo".
Credo di aver raccolto quanto seminato in termini di prestazione atletica e mentale, soprattutto dalla 15a ora di gara in poi, quando ho scoperto risorse ed energie residuali in grado di sostenere la fatica e il passare del tempo sulle gambe. Ho ritrovato il mio equilibrio, le mie energie si sono prontamente "rinnovate".
Da subito ho impostato una strategia prudente e un approccio determinato ma disincatato (niente "à la guerre comme à la guerre" … ). E mai dimentico del mio mantra "in allenamento campioni in gara coglioni" e di tutti gli altri "richiami" … "pensa alle cose belle che hai", "Ti meriti di essere finisher, ma meritarlo non significa che venga facile", "usa la testa e metti a frutto il lavoro svolto", "pazienza, non farti prendere dalla fretta", "umiltà … non sei pronto per andare allo sbaraglio", "non fantasticare, vola basso!"
Per il "tempone" c'è tempo e ci saranno altre occasioni, altri percorsi: forse un giorno imparerò a fare "la gara", ma non potevo immaginare umore e stato migliore per questa mia all'Ultratrail per eccellenza.
E se penso a timori e paure di queste ultime settimane, ai piccoli intoppi e alle insicurezze … W la gita e W le trentacinque ore!
Auguro a tutti di condurre un trail con le sensazioni e la lucidità provate: come testimoniano le foto, a breve on line, penso di essere stato "ambasciatore" di una freschezza possibile anche nell'endurance "estremo".

La felicità faticata è bellissima, e se condivisa con le persone giuste, diventa un ricordo indelebile, un'emozione interiore infinita, che ti rifornisce di coraggio e serenità per settimane e mesi.
In tal senso posso dirmi fortunato e onorato di aver beneficiato di un valore aggiunto su più fronti:
a) La marcia da solo ha indubbi vantaggi e un suo fascino particolare. Ma se di due è composta l'equipe perfetta nulla ti può fermare … e con Francesco "Tor" Maistri", al mio fianco per tutta la gara, è stato un crescendo di empatia e feeling. Un trailer di esperienza e maturità, oltre che di infinita generosità e di enorme spessore umano! Forse bastava dire un amico vero. Dopo questa "avventura" credo il nostro "affiatamento" sia quasi perfetto, pur avendo visioni e approcci al trail diversi, ma una comune passione per sentieri e natura, oltre al silenzio in gara. Abbiamo parlato pochissimo, ma ci siamo detti comunque tantissimo con sguardi, cenni e segnali del corpo.
b) il sostegno di un gruppo di "aficionados" che hanno messo mano al proprio portafoglio e si sono "spupazzati" una trasferta in territorio transalpino per documentare e vivere l'atmosfera UTMB. Gus, Grip, Vale, Pietro, Bru, Nik, Paolino … una fetta della mia torta di soddisfazione da "finisher" è anche vostra! E non servono boli per metabolizzarla! Da tempo immemore non mi commuovevo … e una lacrimuccia presidenziale è roba che fa notizia!
c) lo spirito DNL in generale il cui sostegno mi è arrivato utilizzando la moderna tecnologia e i social network (carrambate incluse)
d) last but not least … la mia famigliola.

Il trail non è certo un peregrinare senza fretta nè preoccupazione, ma vietato andare nel panico!
C'è chi mi ha domandato se non ho mai avuto paura? Citando Camus,"c'è sempre un'ora del giorno e della notte in cui un uomo è vile … e io ho paura solo di quest'ora!". L'ora del panico però non è scoccata, in luogo di qualche estemporaneo e comprensibile "calo" con relativo "mumble mumble".
Per la prima volta sono riuscito a "correre" un ultratrail avvertendo sensazioni migliori nella seconda parte rispetto alla prima.
Il mio piccolo segreto, se ve ne è uno, è stato saper gestire tante ore di sforzo avendo meno distrazioni possibili... e ce ne vuole di volontà e di tensione per non essere mai distratti. Per fortuna solo tre, e lievi, i momenti critici (leggi distrazioni): 1° la discesa a Courmayeur dai 2400 mt del Mont Favre; 2° il tratto in pianura tra La Fouly e Praz de Fort 3° l'ultima discesa da Tete aux Vents.
Ma sono stato bravo (o fortunato) nel ritrovare la giusta concentrazione e permettere al mio corpo di assecondare il desiderio di essere "finisher" … in questo il merito va equamente ripartito tra: me stesso, la compagnia di Francesco, il sostengo dei supporter, le condizioni ambientali favorevoli, le scarpe Hoka 101.
La mia corsa è stata all'insegna della prudenza … forse troppa. Con una condizione fisica e mentale ottimale, avrei potuto e dovuto ardire un po' di più. Ma nel trail inutile sognare … meglio una massiccia dose di sano pragmatismo.
Troppi ritiri e inghippi hanno condizionato le mie gare degli ultimi due anni e dunque mi portavo seco il timore del problemuccio, del piccolo male, dell'imprudenza o dell'arrendevolezza improvvisa a rovinare tutto.
Per fare meglio dovrò prima costruirmi (o ricostruirmi) una casa aerobica con fondamenta più solide e maggior efficienza energetica: e questo significa soprattutto una preparazione spalmata su qualche settimana in più, per meglio gestire carichi e scarichi.
Sicuramente per esprimersi al meglio nel trail, oltre a una generosa dotazione di base genetica, serve "esperienza" sulle lunghe distanze e aver "provato" il percorso di gara. A me mancano o sono mancate un po' tutte. Anche l'esperienza che credevo di avere, si è rivelata insufficiente e solo quest'estate ho capito alcune cose di me, alcuni miei limiti di testa, oltre che fisici, che forse avevo sottovalutato in passato, e mi ero illuso di essere più forte di quello che in realtà sono.
Rimpianti … pochi e insignificanti … dunque nessuno. Finire così val bene un paio di ore in più rispetto al mio "reale e attuale" potenziale atletico. Correndo con più "aggressività" soprattutto negli ultimi 50 km e ottimizzando qualche sosta "inutile" ad alcuni ristori avrei potuto stare sotto le 34 ore … ma questa è un'altra storia di cui non voglio e di cui non serve parlare.
Ciò detto credo di poter lavorare ancora sul mio "potenziale" nel trail e di qui a qualche anno migliorare. Un progetto su un arco di almeno 24-36 mesi visto che nel 2014 tornerò a dedicarmi a distanze più brevi e a ri-velocizzarmi prima di rientrare sulle lunghe distanze, anche se il richiamo dell'ultra è forte e non so bene come farò a resistere.

FINISHER = ARRIVATO! … ma in realtà è una condizione in continua evoluzione. Mi godo ora il meritato riposo e non ho chiaro ancora quale sarà il mio domani nel trail … ma guardo avanti con rinnovato entusiasmo, consapevole che finire significa ritornare a casa.
Sarà una visione limitata, ma per me il trail è alla fine l'apologia del focolare domestico, perchè ti fa gustare la gara non come fine a se stessa, ma come un gioeillino che serve a impreziosire il valore già inestimabile dei propri affetti.

CRONISTICAMENTE > Ultimi, o quasi ad entrare in griglia. Mi attardo per un comprensibile desiderio di intimità famigliare con le mie "ragazze".
Gara al fianco dell'amico Tor Maistri che si trova giocoforza a condividere le mie tempistiche.
La calma è la virtù dei forti. Siamo dietro, ma la gara è lunga, lunghissima.
Sembra di essere alla partenza di una maratona: 2300 partenti, musica, casino, "su le mani", folla oceanica, speaker che carica il pubblico, conto alla rovescia. A me queste cose non piacciono, ma faccio finta di essere coinvolto.
Altri saranno i miei momenti da pelle d'oca.
Cinq, quatre, trois, deux, un …  Si parte!
Occhio a non inciampare. L'esile sagoma del mio idolo Marco Olmo appollaiato su un palchetto mi appare come in sogno: riesco a dargli un cinque, brandendogli pure un lembo di pelle dalla mano che rimarrà nelle mie unghie per buona parte della gara. Le membra di Olmo a darmi forza e coraggio :-)
Imbottigliati fino al secondo km nel frastuono di un pubblico festoso e urlante.
Poi si va … al piccolo trotto. Come è giusto che sia per noi terrestri.
L'extraterrestre si trova a Les Houches: è Kilian Journet oggi in veste però di tifoso.
Prima salita a Delevret non particolarmente suggestiva. Un continuo sorpasso, ma senza forzare.
Segue la prima discesa: qui mi accontento di non perdere troppe posizioni.
Squilla il cellulare. E' Pippuzzo! A lui non posso non rispondere.
St. Gervais, 21 km volati. Siamo oltre la millesima posizione. "Esimi" forever!
Al ristoro sfoggio la mia "ecotazza con filo retrattile": non se la caga nessuno, ma io sono l'uomo più felice del mondo!
In uscita primo incontro con i "groupies" DNL … allez allez! E io che avevo perso le speranze di beccarli!
Lungo tratto "roulant" come dicono i transalpini. Il sole va a riposare. Noi no.
"On y croit" (crediamoci) … così ci incoraggiano i supporter locali.
All'imbrunire siamo a Les Contamines.
Si accendono le prime lampade frontali.
Tifo da stadio in prossimità del ristoro … che festa!
Anche qui i "groupies" sono puntuali. Scambio di battute. Tor in fase mistica, ma basta una tazza di caffè a farlo ripigliare.
Il mio glucometro è andato o meglio gli stick reattivi. Una glicemia al volo dallo strumento di Valeria e mi preparo a proseguire al buio, anche metabolicamente!
E' ora della prima iniezione del mio ormone salvavita in forma di basale … me ne ricordo giusto in uscita dal villaggio: "Pic as you are!"
Si attacca la lunga salita alla Croix du Bonhomme, prima su largo sentiero, poi in single trail.


Gente in ogni pertugio, voci e incoraggiamento da ogni dove.
Fuochi accesi, festa ovunque anche ai ristori.
Sorrisi, risposta pronta, francese "impécable", volontari entusiasti al nostro incedere misuratamente allegro, sensi attivati e sempre lucidi per prendere una decisione, tattica, alimentare e, nel mio caso, anche terapeutica.
A La Balme si balla tra un brodino e un thè caldo. E le nostre gambe sembrano apprezzare!
Movimento verticale, rigorosamente in fila indiana. Recuperiamo posizioni, chiedendo strada con garbo e delicatezza: spirito trail!
Buio pesto, niente luna piena, ma cielo stellatissimo.
Condizioni meteo perfette, forse irripetibili. Che culo!
Procedo incollato alle chiappette di Tor Maistri, con fugaci sguardi alla VAM (Velocità Ascensionale Media) dal mio Garmin… ma senza mai farne cenno al mio compagno di ventura: parola di lupetto!
L'ultimo tratto di salita è il più tecnico ma saltiamo da una roccia all'altra con sorprendente agilità. Avanti tutta!
Inizia la discesa, oggi mio punto un po' meno debole. Le ginocchia tengono.
Qualche sms mi distrae e perdo contatto con l'amico Tor, che ritroverò al ristoro.
Controllo materiale obbligatorio e stretta di mano al giudice. Tutto a posto. Approvato!
Lunga salita al Col de La Seigne, prima su asfalto, poi su sentiero.
Tanta, tantissima gente ancora, davanti e dietro.
La montagna è un serpentone luminoso di lampade frontali lungo qualche chilometro … spettacolo!
Salita regolare ma fredda. Meglio coprirsi un po', forse era meglio pensarci prima, testone!
Tra mute parole e cenni d'intesa procediamo silenti: s'intende, infatti, che in salita si tace … "alla salita cantiamo" è licenza poetica da evitare negli ultratrail.
Ma cantano le gambe … VAM tra 600 e 800 … a prescindere si recuperano posizioni. Tor sempre in testa, io dietro: superare la notte indenne, poi vedremo!
Ma a Tor piace fare l'andatura! E io lo assecondo, un po' per scelta, un po' perché mi fa comodo.
Gpm, chippaggio e giù in picchiata. Sempre un po' imbarazzante la mia condotta di gara in discesa.
Fredde correnti si alternato a tratti più caldi e riparati.
I ristori sono una manna dal cielo. Acqua naturale (eau plat) o frizzante (petillante), thè caldo, brodino, pane … niente più. Lo stomaco ringrazia. Merci!
L'ascesa al Monte Favre non mi è lieve: "solo" 450 mt d+ ma duri.
Tor allunga, io mi dilungo con processo digestivo in corso. Mi riprendo, ma non lo vedo più: mi consolo recuperando un folto gruppetto arrancante.
La successiva picchiata mi mette, stavolta, in difficoltà seria: i piedi mi fanno male e non riesco a trovare il giusto feeling con il terreno.
Il ristoro di Col Checrouit è basico ma adeguato. L'effetto alba mi intontisce un po'.
Alle prime luci del giorno tocca alla inaspettatamente tecnica discesa per Courmayeur. Imbranatissimo, impiego una vita a macinare "D-".
Approfitto per ragionare sulle cose da fare alla "base vita". Spengo la lampada frontale ma cerco di tenere accesa la testa.
A Courmayer, sponda italiana, felice incontro con i supporters DNL: De Vecchi Father & Son, e, sorpresone, Paolino Cravanzola. Scatti, ma solo fotografici. Le gambe giusto procedono a passo radente: ho bisogno di riposare e di rifocillarmi.
78 km in 14h30. Il che significa non meno di 34 ore all'arrivo. Più o meno come previsto. Quelli forti sono passati più di 6 ore fa. Capito quanto forte vanno?
Sono preparato ad affrontare il resto della gara da solo, ma con mia gradita sorpresa Tor è lì seduto al tavolo che mi aspetta. E mi vuole con lui per il resto della "gita". Gli chiedo ancora un po' di pazienza: io sono appena arrivato!
Cambio d'assetto, cura dei piedi, sostituzione delle scarpe (Hoka al posto delle Trabuco) e recupero strumentazione diagnostica funzionante, controllo dei ketoni nel sangue incluso.
Asciutto e ripulito è ora di accontentare il palato: "se magna" … pasta ottima: pura energia per muscoli e testa, reduci da una notte errante.
Mi insulinizzo un po' con analogo ultrarapido … ho bisogno di far entrare rapidamente "carburante" nei muscoli. Ogni scelta ha i suoi rischi: "early morning decision-making" … scelte di prima mattina … terapeutiche, atletiche, nutrizionali. E' la solidarietà che bisogna sviluppare tra sistema muscolare e cervello. La gestione del diabete in attività di endurance è soprattutto questo.
Courmayeur out … è passata quasi un'ora.
Una "grande gita" non può prescindere da un gran caffè! E pausa caffè sia nel baretto prima dell'imbocco per L'Ermitage. Il conto lo paga Paolino! Grazie!
Attacco deciso alla salita per il rifugio Bertone, eccitando la pompa cardiaca un po' assopita dalla lunga sosta.
E' ora di dare il mio personale contributo a questo UTMB e dettare il ritmo. Prendo la testa, ma senza farmi prendere la testa, impegnato in un movimento che investe tutte le mie membra. La VAM è alta, ma non si può dire o altrimenti ci arrabbiamo!
Tor mi lascia fare e sorride. Ma occhio al fuori giri!
Brillantezza e lucidità inaspettate nelle successive 6/8 ore, spinti anche dall'azione derivativa che esercita la visione del paesaggio, specie se variato. Siamo in una privilegiata condizione di alacrità spirituale.
Giunti al Rifugio Bonatti in un attimo scendiamo al ristoro di Arnuva. Qui pausa un po' più lunga vista qualità del cibo e simpatia dei volontari (di lingua italiana).
E' subito verticalità con la cima Coppi al Col de Ferret (2537mslm)
Terreno ideale per l'amico Tor che qui riprende il ruolo di capospedizione.
1h10 sono un crono niente male per questa salita affrontata dopo 100 km di corsa.
Forse dovevamo svegliarci prima se volevamo fare la gara. Ma noi siamo in "gita", almeno questa volta!
Tor si volta ... ogni tanto … io ci sono sempre.
Lui lo sa e capisce che non lo lascerò più di qui alla fine (sempre se non alza troppo il ritmo)
Mediamente efficienti in discesa, ancor più pimpanti dopo l'ennesimo incontro con i supporter DNL.
Tor comincia a provare un po' di sana invidia per l'affetto dei miei "fedelissimi".
Downhill interminabile in uno stato di autonomia quasi completa tra erbe fragranti e capricciosi sentieri, nell'ombra dei boschi o nella luce delle vette.
La Fouly non arriva più. Si scende di quota e il sole è allo zenith = il caldo si fa sentire.
Proteggere il capo, o si rischia il colpo di calore! Fontane e ristori abusivi gestiti da bambini provvidenziali in tal senso.
La popolazione locale applaude e sostiene. La svizzera francese sembra amare questo evento: sì, nel frattempo altro attraversamento di frontiera.
Base vita di Champex-Lac. Pastasciutta fantastica. km 122. Sempre esimi … ma ora nei 600.
Facce sempre più stanche attorno a noi. Gambe dure ma mai dome.
Meno di 50 km con 3 gpm da superare … si può fare!
Erta di Bovine presa di gran passo dal Tor(o) scatenato.
MAI superare il Tor a muso duro o ti asfalta anche sullo sterrato: Trailrunner avvisato, mezzo salvato.
Sempre vietato parlare di VAM, ma non darci un'occhiatina ogni tanto.
Raggiungere la vetta il prima possibile e senza lamentarsi.
Campanacci ridondanti di mucche al pascolo. Musica per le nostre orecchie.
Montagna desolata, oggi in compagnia del trail.
Come missili nella discesa per Trient: per me un miracolo! Roba da non credere!
Respirazione ritmica: tic tac tic tac … un passo alla volta … e i piedi spingono e poggiano sempre nel punto giusto.
Escalation continua. L'entusiamo dei supporter è alle stelle, almeno quanto il nostro.
Siamo nei primi 500. Giusto per la cronaca. Ma lo sguardo alla classifica serve solo a rincuorare i gitanti sulla progressione regolare. La gara vera è un'altra cosa. Oggi noi siamo su un'altra dimensione.
Forse quella sbagliata, ma è quella che ci piace, o meglio, che ci siamo trovati cuciti addosso e che abbiamo saputo interpretare.
Restiamo con i piedi ben ancorati al terreno, consci dei nostri limiti e stupiti dal nostro potenziale residuo.
E poi siamo in "gita".
Sfruttando al massimo le pause ristoro, ripartiamo in spinta. W la minestrina!
Sarà che quelli forti sono avanti, ma il nostro passo da gita fa comunque la differenza.
A Vallorcine è notte piena. Siamo oramai stabilmente nei primi 400.
I giapponesi spuntano ovunque, dal bosco e dai sentieri: sembrano essersi dati qui appuntamento. Non mollano mai. Razza nata per la fatica e la sofferenza.
Ancora una salita tostissima e 20 km all'arrivo. Da aggredire? No, siamo alla "grande gita": sorrisi e battute a usura, che surclassano la vìs competitiva, presente ma mai prevalente, oramai del tutto acquattatasi in qualche angolo oscuro del nostro cervello.
Ai ristori i "benevols" si sorprendono della nostra allegria e spensieratezza: merce rara, ma apprezzatissima nel finale di un'ultratrail.
Ci vorrebbe uno scossone "agonistico", una botta di grinta, uno scatto di orgoglio, un po' di sana cattiveria: l'UTMB è pur sempre una gara e forse andrebbe anche in tal senso onorata?
Spetterebbe a me prendere in mano l'iniziativa e destare Tor da un po' di torpore e da "eccessivo spirito da gita", ma non ne ho la forza ma ancor meno il coraggio. Non mi sembra vero di essere arrivato fin qui e in questo stato quasi estatico.
Tanta voglia di finire, ma senza troppa voglia di far fatica.
E mentre il torpore abbandona Tor, io ne vengo avvolto irreversibilmente.
Si spegne il fuoco dentro, e anche la luce della mia frontale le cui pile (incluse quelle di ricambio) oramai illuminano il sentiero meno di un cerino.
So che arriverò, ma ritmo e confidenza manifestati sulle rampe di Bovine e Catogne sono solo un ricordo svampito.
Difficile ora anche dominare il dolore ai piedi.
Totalmente rilassato e deconcentrato, proseguo avvolto da un alone di apatia misto a "sindrome da finisher".
Ultimo punto acqua di la Flegère: sono spettatore di alcune forme acute di trailstorditismo. Io ne sono esente, ma ciò non basta a far girare le gambe.
SCUSA TOR! Da qui alla fine sono stato il tuo freno a mano.
Chamonix si sente ma non si vede.
Il sentiero scende e gira in mezzo a sassi e radici e non finisce mai.
L'altimetro dice che ci siamo. Arriva maledetto asfalto (detto da un trailrunner è quasi un controsenso)
Eccolo: 2 km all'arrivo a tutto betume!
La corsa si fa più rotonda, le braccia si rilassano, il dolore ai piedi svanisce.
Il ponte, il canale, l'arco, gli striscioni … siamo in centro a "Sciamonì".
E' notte fonda. Poca gente ma quella giusta: i nostri sono lì.
Passaggio di vessilli e bandiere, applausi, strette di mano, sonore pacche sulle spalle, abbracci brevi ma intensi, veri e sinceri, che a ripensarci ti emozioni ancora. Qui sì pelle d'oca.
Le lacrime, ma anche la gioia esultata, ce le teniamo dentro: … forse meglio sarebbe ogni tanto lasciarsi andare un po' … in tutti i sensi!
Trecentoquarantesimo e qualcosa …
35 ore … la gita appena cominciata è gia finita!

*Dati Nutrizionali: introito kcal tot. e ripartizione nutrienti più avanti ...

METABOLICAMENTE … alcune mie "certezze" si sono sgretolate in questa lunga roadmap di preparazione all'UTMB … ho dovuto modificare alcune mie abitudini, aumentare i fabbisogni insulinici anche a fronte di enormi carichi di attività fisica e sperimentare nuove formule e combinazioni.
Penso di aver sviscerato la mia imperfetta macchina metabolica e sfruttato tutte le frecce al mio arco.
Ho scelto di tagliare questo traguardo mantenendo la mia terapia "tradizionale" multi-iniettiva e senza ricorrere al monitoraggio continuo della glicemia in favore dell'autocontrollo classico.
In gara ho avuto problemi con le strisce reattive che mi si sono inumidite e non funzionavano più e ho passato circa 10 ore senza poter effettuare controlli glicemici. Ma già mi era capitato in passato di andare alla cieca, e avere una solida base di esperienza e test mi ha consentito di gestire in sicurezza la gara, di non andare nel panico e di avere sempre in testa un mio piano delle priorità e delle cose da fare. In controllo (mentale) anche senza autocontrollo (diagnostico). Il diabete si gestisce solo se non è l'unico elemento presente nella propria "to do list".
Se una persona con diabete riesce a terminare una performance sportiva unicamente con il pensiero unico del diabete in testa, significa che non è pronto per essere atleta e gareggiare in campo aperto.
A Courmayeur poi ho ritrovato il materiale di scorta e ho sistemato tutto proseguendo da "bravo diabetico che pratica regolarmente l'autocontrollo", verifica di ketoni nel sangue inclusa!
Avrei preferito una miglior gestione glicemica, soprattutto nelle prime ore di gara … ho certamente sopravvalutato i miei consumi energetici, mispercepito alcuni segnali che giungevano al mio corpo, ritardato troppo il primo controllo glicemico e tenuto un livello troppo basso di insulinizzazione basale.
Ma se quando mi gestisco male, mi gestisco così, va benissimo. E stiamo ragionando forse troppo "di fino".
Il bolo mattutino alla base vita di Courmayeur si è rivelato fondamentale per normalizzare la glicemia, anche se poi mi sono portato "dietro" la coda di ultrarapida nelle 6/8 ore successive.
Per il resto lascio parlare i dati che ho puntualmente e meticolosamente raccolto prima nel mio cervello e poi nel "metabook", che ho più volte rivisto per cercare la minor approssimazione possibile.
La corsa si è svolta in condizioni ambientali ideali e dunque all'impegno fisico richiesto non si sono aggiunti altri fattori "estremizzanti" ed è bastato far ricorso a massicce dosi spirito di sacrificio e adattamento alle privazioni (di sonno e di energie) già peraltro "incubate" nei mesi precedenti.
Negli appunti metabolici del pre-gara avevo scritto "Non farti prenedere dall'ansia della perfezione … diabete sotto controllo ma senza paura … un 200 non è reato!". Insomma c'è il tempo dell'ambulatorio e il tempo della corsa. Non vorrei essere frainteso: buon compenso, attenzione per il diabete e sport (anche di endurance, anche in condizioni di privazione) sono compatibili. Tuttavia, pur dovendo necessariamente interagire, penso debbano rimanere su piani diversi nel momento della prova sul campo: il team diabetologico & C. in ospedale, lo sport sul campo di gara.
E se il medico viene, viene da sportivo/spettatore prima e da dottore poi. O qui ogni atleta con diabete dovrebbe viaggiare con il proprio medico diabetologo personale al seguito. Peraltro all'UTMB l'assistenza "professionale" è vietata … con o senza diabete, solo sostegno di tipo familiare. I top team, anche diabetologici, non sono ammessi.
L'atleta con diabete corre, pensa e agisce con la propria testa e deve sapere, autonomamente, affrontare e risolvere TUTTE le situazioni in cui si viene a trovare. Se non è in grado di farlo, e interviene l'aiuto esterno, vuol dire che ha commesso qualche errore, che è successo qualcosa di grave (e dunque meglio non proseguire) o che non ha svolto precedentemente con il proprio team diabetologico il lavoro necessario.
Per il resto, il mio "metabook" è il mio passaporto metabolico e biologico: tutto in chiaro, nel bene e nel male, tutta farina del mio sacco!

***

Cristian "Olmissimo" Agnoli @ UTMB 2013 • PETT. 2692

LIVE TRAIL >
segui la gara in realtime


Tutte le modalità per seguire la corsa a questo link >http://utmb.livetrail.net/

Diretta Video > http://www.ultratrail.tv/
 
Obiettivo primario >
terminare!
Obiettivo utopico > terminare possibilmente appena sotto le intorno alle 30 (trenta) ore!

BASE LOGISTICA (dal 28 al 2 settembre)
Chalet Pierre Semard
400, Chemin des Frasserands • Montroc-le-Planet 74400 ARGENTIERE - CHAMONIX FRANCE(10 KM A NORD DI CHAMONIX)



DNL Support Team
> Al Grippo, t1 • AR > Pietro Pesenti, t1 • BG > Alberto Brunelli, t1 • MB > Valeria Nicolis • t1, VR > Mitch & Cherubina >
VTR Friends
> Nik the Click & Friends

ROADMAP UTMB 2013
In questa sezione la preparazione seguita per l'UTMB.
Trattasi di un percorso di 18 settimane diviso in 6 blocchi da 3 settimane ciascuno, da fine aprile a fine agosto!

BLOCCO 6 > 5 agosto - 25 agosto > SCARICA IL PDF CON I DATI ATLETICI E METABOLICI

Mamma mia ... questa volta ci siamo davvero.
Dopo 18 settimane e 70 allenamenti per un totale di circa 1500 km, 76000 d+ e 216 ore, mancano ora "solo" i 168 km e 9600 d+ dell'UTMB (vedi specchietti a lato: rispettivamente la mia cronotabella/roadbook a sx con i passaggi previsti, i totali per blocchi della preparazione svolta).
Basta dunque buoni propositi, sogni, obiettivi, allenamenti: ai fiumi di parole (e di km e di d+) ora si sostituiranno i fatti.
6° e ultimo blocco portato a termine facendo ricorso all'arte dell'improvvisazione e infilando strategicamente gli allenamenti nelle 24 ore. Ho gettato nel cestino fogli e appunti programmatici, con un'unica questione da dirimere: fare o non fare un lunghissimo pur se un po' troppo ravvicinato alla gara.
Alla fine tra il 13 e il 14 agosto questo ho fatto e ho portato a casa 24 h di movimento senza soluzione di continuità (o quasi) in solitudine e in autosufficienza di cui almeno 10 al buio e su sentieri di cresta [vedi book "GardaLonga"]
Tra il rischio di arrivare un po' stanco ma con un lungo "serio" alle spalle o più riposato ma con troppe "insicurezze" ho preferito correre il primo. Vedremo alla fine se sarà la scelta giusta. La vita è fatta di scelte o non scelte … io preferisco illudermi di saper scegliere.
Da un punto di vista atletico tutto è ruotato intorno al "lunghissimo" dunque.
Mi sono concesso poco altro e poco da raccontare c'è. A costo di essere noioso, riscontro sempre buone velocità ascensionali, tant'è che in un improvvisato hill climb in notturna per sfuggire alla morsa del caldo, ho migliorato di quasi 4 minuti il mio PB sulla salita Le Pozze-Chierego (6,5 km x 750 d+).
Poi collinari, trail corti o medi, poco d+ anche per riabituare le gambe al gesto della corsa. Correre per 30 ore sarà difficile all'UTMB ma tutti parlano di "sentieri autostrade" dove comunque, se ne hai, puoi esprimere buona falcata. Io ci credo poco, ma proverò ad andare con il mio passetto radente e regolare.
Ho svolto una preparazione costante e regolare, il massimo che mi potevo concedere in questi 4 mesi ma il minimo sindacale per quello che è il mio "credo" atletico. Tuttavia sono convinto che prima di "caricarmi come un mulo" di fatica debbo prima imparare a inserire, a parità di km, più pre-atletica e ginnastica inclusa proprioricettività e esercizi di equilibrio, o vado incontro alla "morte atletica". A salvarmi ci hanno pensato le circostanze esterne (lavoro, paternità, caldo, impegni, vita sociale, acciacchi, stanchezza).
Ora comunque pensiamo a questa "stracada", come si dice in Veneto, e vediamo di "sfangarla" come si dice a Roma. E poi penseremo a scrivere il "manuale della perfezione nel trail".
Molti mi chiedono se "sono pronto" o se "sono carico" … io sono "niente" e voglio essere "niente". In una prova di endurance "estrema" come questa bisogna farsi trovare pronti nel durante e soprattutto quando ti senti un tappeto persiano. Quindi preferirei quasi arrivare "scarico" alla partenza, un po' annoiato e distratto, per poi trovare in fieri concentrazione e determinazione, mettere a frutto la "conoscenza" e esprimere quella capacità di "morire e resuscitare più volte" che è il vero segreto, oltre a un passo regolare e senza colpi di testa, per portare a termine  gare come queste.
Spero di imparare a farlo, ma soprattutto che i primi veri segni di sfinimento si presentino dopo la 18-20a ora.
Purtroppo un mio limite è proprio quello della "reazione" … preferisco che tutti fili liscio, senza intoppi, senza finire al tappeto … che fatica rialzarsi! … La fatica non va invece scansata, ma "scansionata" (lo so l'ho già scritto mille volte …) … altrimenti poi o ti fermi per mancanza di "resilienza" oppure per "sfinimento vero".

Ho appena caricato in macchina un valligiane enorme: dentro ho di tutto. Scarpe: Trabuco con nella borsa a metà gara un paio di scorta, quasi sicuramente le HOKA 101 che ho ultimamente rivalutato per ammortizzamento. Mancano della sensibilità al terreno che mi piace, ma come scarpa di emergenza cerco una calzatura comoda e "molleggiata".
Una volta giunto a Chamonix prepararerò il materiale e lo zaino e deciderò gli ultimi aggiustamenti. Ho scritto tutto, ho le idee abbastanza chiare. Debbo solo "applicarmi" e fare le ultime verifiche, tra cui, l'elemento "guanti caldi e waterproof" … di cui non sono in possesso. Vedrò se utilizzare qualche soluzione low cost o se sfruttare i numerosi espositori presenti in zona ritiro pettorali, pronti a venderti l'ultimo ritrovato nel campo delle mani calde e asciutte. E io di sicuro abboccherò!
Avrei deciso di non allenarmi fino alla gara, ma forse mercoledì provo la salita ai 2136 mt di Tete Aux Vents visto che il Col de Montets è giusto poche centinaia di metri dal campeggio dove alloggio. Sono 800 mt di dislivello in 6 km… vediamo. La "prova percorso" è roba da top runner … magari ne faccio solo un pezzo, giusto per "scaramanzia" e poi me ne rientro. Riposo riposo riposo!

Metabolicamente … l'evidenza (e la saccenza) acciecano. E ultimamente me ne rendo sempre più conto. Se penso quante volte per schernire alcuni luoghi comuni della diabetologia, ho affermato che certi dottori quando non sanno più che pesci pigliare nel sistemare una terapia insulinica, ti rispondono "alza la basale". Beh, l'ho fatto anch'io e alla fine era questo che mi serviva. Non sto seguendo una preparazione atletica scientifica, tanto meno ho approfondito schemi terapeutici con il mio team diabetologico (che non esiste!). Mi sono basato sull'esperienza passata, migliaia di dati raccolti, corsi seguiti, slide proiettate, scaricate, lette e rilette.
Diciamo che alla fine ho tratto le seguenti conclusioni: mentre fino a qualche mese fa, riuscivo a gestire una terapia piuttosto "regolare" ora non me lo posso più permettere perché non avverto più, o quasi più, "code" da attività fisica: anche dopo un lungo di 20 ore, appena mi fermo, debbo riaumentare la mia insulinizzazione o le glicemie non tengono.
Quindi riduzioni di basale, al massimo di un 20/25% solo nei giorni di attività fisica intensa e duratura, poi aumentare deciso. Solo se mi allenassi tutti i giorni potrei mantenere un profilo basale di 12/14 unità cui ero abituato. Purtroppo nelle persone con diabete, e qui mi ci metto, spesso non si vuole accettare il maggior fabbisogno insulinico. Ora, con le mie 18/19 unità di basale e 25/30 unità di bolo in base all'abbondanza dei pasti (e maggior disciplina nella valutazione del contenuto di cho dei pasti e nella tenuta di un diario) sto bene, non ho più valori "sballati" e tutto segue ora un filo logico. Insomma da 30-36 u die di insulina sono passato a 40/45 pur avendo come minimo settimanale 5/6 ore di allenamenti. Alla faccia della riserva pancreatica :-)
E dunque pronti per l'UTMB ... con le idee chiare in testa e tante carte da giocarmi ... basta ricordarsele ... un po' come quando si gioca a scopone scientifico o a tre-sette. Con l'impegno a migliorare nella gestione dell'ordinario e non solo dello straordinario: straordinariamente ordinari insomma!

Ora non resta che mettersi in griglia e aspettare lo sparo. Ma si badi bene, non sto andando "à la guerre comme a la guerre" ... e nemmeno affrontando la campagna di Russia.
Non sono in guerra ... è forse un ritorno alle radici, alla fatica delle origine: insomma il trail come baluardo dove l'uomo ritrova un po' di pace!

Condividerò la mia corsa con l'amico Francesco Maistri (già finisher Tor de Geants 2012) sperando di riuscire a tenere il suo passo.
Sul percorso la mia famiglia e alcuni "aficionados" DNL, forse più carichi di adrenalina del sottoscritto: una marcia in più. Spero di non deluderli.
Oggi ho inviato agli organizzatori la documentazione anti-doping, cd AUT. Subito non volevo farlo, per restare di basso profilo, perchè per me l'insulina è un farmaco salvavita connaturato alla mia condizione di persona con diabete di pubblico dominio, perché tanto l'insulina esogena non è rilevabile da nessun esame di laboratorio o quasi, ma poi ho cambiato idea: qual è il problema? Magari la commissione medica cui ci si assoggetta una volta inviata la documentazione mi ferma perché è la prima volta che un T1 va all'UTMB? E vabbuò, corriamo il rischio. Io ho le carte in regola e non ho nulla da nascondere. Poi basta fargli leggere la roadmap :-)
Se questo accadesse, ma non accadrà, significa che la strada per la reale emancipazione dell'atleta con diabete è ancora lunga. Ma voglio essere "visibile e irriconoscibile" … e dunque corro, sfuggo e saltello come un furetto in piena trasparenza metabolica e non solo …
Da questo punto di vista sono forte e determinato. Magari avere le stesse certezze "atletiche". Più che la tensione, sale la paura … spero sia quella paura sana, che non si trasforma in panico ma in coraggio. Un po' come il sudore "sano", quello che non puzza, ma profuma di fatica!
Pensiamo quindi a guadagnarci i galloni di "finisher" … "Non sarà mai ch'io mi fermi" - la mia poesia preferita e oramai ipercitata sui canali DNL … recitiamo insieme …
"Il dopo è il mio avvincente traguardo.I miei sogni galoppano, aizzati dal volere che non conosce riposo.
E i loro frutti me li voglio cogliere tutti, a uno a uno, come si spicca l'acino dal vigneto maturo"

 

BLOCCO 5 > 15 luglio - 4 agosto >
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Nei miei appunti "programmatici" questo blocco aveva come obiettivo "fissare il ritmo" utilizzando una gara, la Trans d'Havet, per avere nella gambe 80 km in 15 ore "facili". Dopo il carico di km del 4° blocco ho dunque inserito una settimana di "scarico attivo" e fino alla TDH ho ridotto la lunghezza delle uscite mantenendo qualche richiamo di velocità in forma di progressivi o salite a VAM sostenuta.
Su come è andata la gara ho ampiamente resocontato sul sito nella sezione dedicata [link] e dunque non mi resta che prenderne atto: per chiudere in 17 ore non valeva la pena smazzarmi così negli ultimi 3 mesi … 65000 mt di dislivello positivo, 1300 km e quasi 178 ore di allenamenti.
La sicurezza e le buone sensazioni nei lunghi del 4° blocco hanno subito un duro colpo.
Il trail è così: o alleni le caratterische giuste e arrivi "fresco" all'appuntamento o rischi di performare peggio di un "camminatore veloce" che si allena ogni tanto, giusto qualche lungo, e poi il giorno della gara è fresco e con passo costante ti arriva davanti di un paio d'ore. "C'est la vie".
Ovviamente se capirò che il mio fisico non regge tutto questo lavoro e non lo traduce in "resa" mi conviene cambiare tattica e fare meno in allenamento (ma mi piace troppo allenarmi!) e dare di più in gara.
Allo stato attuale devo rivedere i miei piani, e anche con le attenuanti di una giornata storta e delle condizioni climatiche a me avverse, debbo prepararmi a una UTMB da percorrere tra le 33 e le 35 ore se tutto va bene.
Dentro di me ho sempre la convinzione di valere anche tempi inferiori, ma una cosa sono le predisposizioni e le ambizioni, una cosa fare i conti con la realtà e il mio attuale in termini di "valore atletico" e "resilienza".
Di sicuro ho mostrato palesi limiti "mentali" nel senso che ho bisogno di avvertire sempre sensazioni positive per esprimermi al meglio e appena si insinuano sensazioni di malessere/nausea faccio fatica a riprendermi.
Alla TDH ci sono parzialmente riuscito, ma vorrei provare sensazioni di stanchezza e sfinimento senza "malessere" … queste 4 settimane alla gara mi serviranno per migliorare su questi punti deboli, sperando di non aver sbagliato la preparazione "in blocco" e trattarsi solo di problemi tattici. Se invece è la mia "grand strategy" ad essere sbagliata, sono fritto.

Se penso alla facilità con cui nel 2010 mi sono approcciato al mondo dell'Ultra, mi sembra di non aver fatto progressi in linea con gli allenamenti e i ragionamenti profusi. Sperò trattarsi di coincidenze e alti e bassi "fisiologici" e che alla fine il lavoro pagherà.
Penso di essere una persona molto critica e severa con me stesso, ma a volte anche un po' "sognatrice" … non vorrei sopravvalutarmi troppo e magari è stato più un caso che un merito aver fatto qualche buona prestazione sugli ultra negli scorsi anni. E talvolta le critiche e le disamine non sono recepite a pieno dal mio cervello e si acquattano e rifugiano in qualche angolino e li ci restano senza "entrarmi" dentro.
A parte un po' di stanchezza psicologica e da privazione di sonno, mantengo la mia capacità di recupero e negli allenamenti successivi a gare lunghe e impegnative sono sempre brillante con VAM su salite secche interessanti. Però, come ho già scritto, non mi sto allenando per il "vertical kilometer" o per una "skyrace", ma per un ultratrail.
Da qui al 30 agosto non ho ancora le idee chiare su cosa fare. Sicuramente continuerò ad allenarmi ma debbo sciogliere le mie (e non solo) riserve sull'utilità di inserire un ultimo "lunghissimo da 20-22 ore" o se fare un paio di medi tra le 8 e le 10 ore ravvicinati, e poi scarico totale e riposo (mentale soprattutto) fino al D-Day.
Sono convinto che il mio fisico non si deve mai rilassare troppo o perde l'abitudine alla fatica e alla perseveranza, ma altresì mi rendo conto un buon riposo è la prima fonte di recupero. Oltre a non incontrare climi caldi e umidi che mi mortificano.
La mia grande peroccupazione è che ho solo una data per effettuare il "lunghissimo": il giorno 13 agosto, stante i miei impegni professionali, a "soli" 17 giorni dalla "gara" … un po' rischioso.

Shoes … forse ho trovato, FINALMENTE, una scarpa con le caratteristiche che cercavo da tempo … dalla calzata avvolgente, sufficientemente ammortizzata, tanta trazione in salita ma soprattutto che duri almeno 700/800 km o qui mantenermi alle corse mi costa più di mantenere un SUV. La Trabuco Fuji in Goretex sembra darmi questa sensazione … certo l'ammortizzamento della Cascadia è altra cosa, così come le Hoka One One, ma le prime difettano di "durata", le seconde non rientrano nella mia filosofia di "scarpa", e dunque mi auguro che la Trabuco, scarpa prodotta da più di quindici anni, si riveli la scelta azzeccata. Delle recensioni sulle riviste mi fido fino a un certo punto … non si sa mai se sono prezzolate e, a prescindere, le scarpe si valutano dopo che le hai usate almeno per 500 km e pagate di tasca propria :-)
Tutte queste pippe e ricerche della scarpa ideale … se penso che i miei miglior trail li ho fatti con le Nike Pegasus da strada coadiuvato da un ottima fasciatura di piedi e caviglie :-)

Attrezzatura … confido ancora nel mio zaino Olmo 5 ma ne ho acquistato uno nuovo di scorta della Mammut da tenere nella borsa alla base vita. Non si sa mai. Vedremo.
Curerò molto l'allacciatura, la tensione, il posizionamento di taschini e suppellettili vari affinchè tutto sia stabile e accessibile al bisogno. IN discesa soprattutto bisogna evitare il "dondolio" di borracce e protesi varie su pancia e torace.
Odio togliere lo zaino diecimila volte … per questo applico la filosofia dell' "avant pack" e delle borracce frontali: il cibo e i suppellettili di uso frequente (manicotti, gilet, cappellini, morf, bastoncini) debbono essere "reperibili" senza soste o senza chiedere a qualcuno di aprirti la zip posteriore dello zaino.
Ciò nonostante mi sono reso conto che a volte non uso la testa e ritardo troppo tempo le integrazioni.
Lampade frontali: dopo l'esperienza TDH debbo controllare meglio il posizionamento delle batterie onde evitare spegnimenti accidentali. Al buio è un attimo farsi male! Le Blackdiamond sono più potenti, ma penso di utilizzare una doppia Tikka da 75 lumens con più regolazioni di luce e soprattutto più affidabili in caso di botte o cadute.

METABOLICAMENTE: Non ho trascritto i dati metabolici … in molti giorni non ho preso nota del carbocounting … e i fabbisogni insulinici sono bene o male quelli. Mi sono preso 3 settimane di "scarico" dallo "scarico dati" … ma nelle 4 settimane al Monte Bianco compenserò inserendo anche qualche diario glicemico dettagliato.
Sono un attimo in difficoltà con il rapporto insulina al pranzo: spesso i conti non mi tornano, ma ammetto anche che continuo a non essere precisissimo nella pesa e nella quantificazione dei cho assunti.
Sto rivedendo la mia terapia … e ridurrò nuovamente la basale, lavorando più sui boli. La basalizzazione più massiva non può coprire i miei errori di carbocounting o di disciplina nutrizionale, mentre serve solo a favorire episodi ipoglicemici negli allenamenti cui non voglio incappare. Tornerò quindi a un profilo basale più tirato dedicando più attenzione ai boli prandiali e a eventuali puntuali correzioni. Resta ferma la regoalre integrazione durante le uscite lunghe sfruttando la sinergia basale/attività fisica di endurance. Per ora non ho preso in considerazione l'ipotesi "bolo con pasto abbondante in gara e pausa al ristoro".
Sicuramente sta cambiando qualcosa nel mio "diabete" e ci debbo studiare su, soprattutto per quanto riguarda gli effetti "alba" e "tramonto". Una maggior attenzione nutrizionale (che non significa privazione ma equilibrio) è il primo passo, poi si può passare alla fase "roba da smanettoni".

Incrocio le dita e faccio le corna, ma per lo meno non ho problemi muscolari, tendinei o di natura fisica. Posso dunque concentrami sul gesto e ultimamente, con la scarpa nuova, ho verificato una maggior confidenza in discesa.
Tutto il resto lo debbo gestire in background, diabete incluso, e trovare un modo per far lavorare mente e corpo in armonia per 30-35 ore. Si può fare? Boh, ma fare cose difficili non significa fare cose anormali ... il bello è rendere le cose difficili più semplici … ma ho l'impressione che al giorno d'oggi nemmeno fare cose semplici significhi fare cose normali. A parte che odio la "normalità".

Negli ultimi giorni l'ondata di caldo mi ha limitato negli allenamenti e nell'efficienza fisica e mentale. Purtroppo non ho il tempo per spostarmi in altura per uscite con temperature più umane e dunque preferisco ridurre i lavori e spostarli negli orari più freschi, il che significa dopo le 22. Solitamente a una settimana di spossatezza e da "tappeto persiano" faccio sempre seguire 2/3 settimane di crescita continua. Speriamo sia così, coinciderebbero esattamente con l'UTMB!

Il prossimo e ultimo blocco spero mi faccia ritrovare un po' di concentrazione che ho perso in questi ultimi giorni: ritrovare il bandolo della matassa … mi piace non pensare troppo e non fasciarmi la testa più di tanto, ma per un ultratrail la testa deve esserci sempre e le motivazioni e la perseveranza vanno allenate tutti i santi giorni.
IN ALLENAMENTO CAMPIONI, IN GARA COGLIONI! Questo il mio mantra da qui al Monte Bianco!
Ripetiamo insieme: "in allenamento campioni, in gara coglioni ..."


BLOCCO 4 > 24 giugno - 14 luglio > SCARICA IL PDF CON I DATI ATLETICI E METABOLICI

4° blocco portato a casa. 322 km e 16400 mt d+ in 49 ore e 39 minuti.
Ho impostato questo quarto blocco per macinare km e d+, ma soprattutto in ottica di completare un lungo e abituarmi all'idea di "durare" per tante ore … dopo il ritiro al Verdon non ho praticamente scaricato: il "DEFAULT" in tal senso si è rivelato strategico, perché mi ha permesso di impostare tre settimane di carico alternando lavori lunghi a lavori più brevi e veloci, ritrovando forma e brillantezza insperate fino a metà giugno.
Sono riuscito a gestire tre workout medio/lunghi consecutivi e nell'ultima settimana completare un lungo di 19 ore macinando 140 km e più di 7000 mt di dislivello: in solitaria, per buona parte in notturna e per sentieri impervi e isolati che la paura è un attimo che ti assalga. Ma su questo ho lavorato tanto, e riesco a dominare emozioni e ansia alla grande, e non mi sono fatto trovare impreparato. Un lunghissimo da solo così impostato vale TANTO a mio avviso!
Il tutto in ottica UTMB che resta comunque un trail non troppo tecnico e in teoria "corribile" se si hanno gambe e energie.
Per tanto non ho inserito troppa verticalità, che più mi piacerebbe, ma mi sono dedicato alla "scorrevolezza" …
Sono soddisfatto per la mia capacità di recupero e per aver sopportato questi carichi con temperature estive, spesso partendo da quote "basse" per arrivare over 2000.
Resto con i piedi per terra anche se ho provato sensazioni positivissime che non ricordavo da tempo. Per ora mi sento "confidente" su distanze da 80/100 km.
La velocità riscontrata nei workout più brevi non mi deve illudere nè esaltare. Umiltà umiltà umiltà… adesso mi verrebbe quasi voglia di testarmi su una gara a tutta breve, tra i 30 e i 40 km ma debbo resistere alla tentazione. Il mio obiettivo è l'endurance … e non mi debbo "montare la testa" … niente "garette" per trailstorditi!


Dettaglio lungo di sabato/domenica 13-14 luglio!

Penso di aver chiuso il cerchio con i lunghi, anche se si vorrebbe sempre fare qualcosa in più per avere certezze che solo il campo di gara ti può dare.
Con la Trans d'Havet di 80 km potrò verificare il ritmo sostenibile in ottica UTMB e magari dare un'accelerata nel finale se mi saprò essere gestito!

Alcuni amici mi hanno proposto un lungo di 20 ore intorno al 10 agosto, la Translagorai in autogestito: il tutto a 20 giorni dal Monte Bianco. Mumble mumble … ci sto riflettendo, ma sono molto indeciso. Non vorrei esagerare. Comunque, se il lavoro me lo permetterà, valuterò dopo la Trans d'Havet. Le bastonate di fatica mi fanno bene, ma di legnate me ne sono già inferte abbastanza forse.
In questo blocco ho comunque mantenuto fede ai propositi espressi portando a termine quanto ripromessomi: ho fatto i compiti a casa insomma! E guardo avanti fiducioso ma vigile e con tanta autocritica!

Metabolicamente … ho volutamente e forzatamente rinunciato a modificare sostanzialmente il profilo basale mantenendolo "standard". Qualche volta questa scelta mi ha costretto a "integrare" di più per contrastare qualche tendenza ipoglicemia soprattutto nelle prime due ore di attività fisica. Gli allenamenti servono per le sperimentazioni che andrò poi ad applicare nelle gare che contano e dove vorrei raccogliere quanto seminato. Sicuramente ridurrò un attimino il profilo basale, perché ho visto che comunque è sostenibile una diminuzione anche in presenza di importanti apporti energetici mantenendo buoni trend glicemici, efficenza fisica e soddisfazione al palato.
Ho deciso, al 99%, di rinunciare al monitoraggio in continuo della glicemia, in favore del controllo manuale da effettuarsi ogni 2/3 ore circa al bisogno con il glucometro tradizionale. L'unico motivo per cui potrei prendere in considerazione il CGM è la raccolta dati a fini "didattici" … e avere così uno storico più completo e dettagliato per gli addetti ai lavori. Probabilmente in qualche occasione misurerò anche i chetoni nelle urine  Così accontentiamo i docs che mi seguono … il famoso "terzo occhio"!
Nonostante le tante ore di allenamento con variazioni, non mi schiodo dalle 35 unità insulina die e da un rapporto insulina/cho di 1:15 (media).
Ho recuperato un po'  di massa grassa, ma sono comunque asciutto e tonico. Non sto curando particolarmente la dieta: assecondo le mie necessità e i miei muscoli che non vogliono saperne di farsi "cannibalizzare".
Faccio sempre più fatica a "parlare" del "mio diabete" … nel senso che mi è talmente naturale la gestione in ogni situazione che mi sembra assurdo doverlo fare. Ma ce n'è tanto bisogno, almeno per "occupare" gli spazi che altrimenti andrebbero ad essere coperti da quelli che ancora credono che sia necessario esaltare le "imprese", il dire solo si può senza raccontare il come, oppure creare team e superteam con sponsor, mute, bici e divise griffate da sbandierare ai quattro venti, quasi fosse lo sport e la prestazione l'unico spazio dove ricercare la nostra autostima senza rendersi conto trattarsi di un "vuoto infinito". Stop ai pistolotti … io vado per la mia strada che non porterà da nessuna parte, ma per lo meno è la MIA.

Calzature: sono sempre più in crisi. Le Cascadia 8 sarebbero perfette, ma le suole le faccio fuori come "bruscolini" … sono tentato di passare alle Trabucco, che non ho mai usato, ma sono forse la scarpa più affidabile che ci sia attualmente sul mercato. Un amico che ha speso più soldi di me in calzature, mi ha regalato un paio di Hoka "leggere" ma sono molto scettico su questo tipo di calzature. A me piace la scarpa da "runner". E' l'ultimo dubbio, non irrilevante, che mi rimane.

Attrezzatura: testata e approvata … nel mio Olmo 5 modificato ci sta tutto quello che serve, anche il kit obbligatorio del Monte Bianco che è veramente "tanta roba". Bastoncini inclusi!

Non ho molto tempo per riflettere su quello che sto facendo: le giornate sono intense e dense di impegni e piaceri.
Sto reggendo e i progressivi in km, uscite, d+ e tempo lo dimostrano. Si può fare di più, di sicuro, e mi piacerebbe, ma debbo essere lucido e pragmatico: raccogliere il massimo con il minimo sforzo.
Scrivere queste note mi aiuta a raccogliere le idee, rileggere gli appunti e il mio diario metabolico (sempre lui il cartaceo Minibook!), razionalizzare i milioni di pensieri fatti durante gli allenamenti, ordinare le sensazioni e le emozioni provate.
Eccesso di confidenza e ataviche paure, umiltà e orgoglio, pacatezza e superego … sono dinamiche che scorrono e si contrappongono. Da persona tormentata, amo vivere queste contraddizioni e provare a superarle nel migliore dei modi e migliorarmi … come atleta e come persona.
Ora una settimana di scarico perchè anche se mi sento bene è meglio essere "oggettivi" e non soggettivizzare troppo fatica e tempi di recupero.
Il 5° blocco servirà a costruire la "fiducia" passando sperabilmente indenni per la TDH del 27 luglio (80k e 5500d+) con cui ho un conto in sospeso dallo scorso anno.
Ho in menti alcuni lavori "verticali" in interval training giusto per acquisire una buona VAM sui 1000 d+ che spero di riuscire a effettuare nella prima e seconda settimana di agosto.
Ma non anticipiamo i tempi… un passo alla volta … umiltà umiltà umiltà.
7 settimane al Monte Bianco! Che sarà mai! Sì … può … FAREEEEEEE!

BLOCCO 3 • 3 giugno - 23 giugno > SCARICA IL PDF CON DATI ATLETICI E METABOLICI

Fase 3 messa in saccoccia. In queste tre settimane più di 15000 mt di dislivello positivo e 283 km, spalmati su 45 ore e 11 workout.
Sto aumentando decisamente la verticalità (5000 d+ settimanali)  e la durata dunque delle uscite  ( > 15 ore settimanali) mentre i km totali (280 km) sono in linea con il precedente blocco.
Nel trascrivere e rileggere i dati, un po' mi stupisco di aver trovato tempo ed energie per fare tutto questo. In fondo Kilian, che lo fa di lavoro, si allena per 30 ore e 15000 mt di dislivello a settimana ...
Mattoncino su mattoncino sto costruendo il mio castello di resilienza spero su solide fondamenta.
I lunghi (test race o autogestiti) non mi hanno dato tutte le risposte positive che cercavo, a dire il vero, forse un po' in fretta. Essere già in grado a giugno di correre con "facilità" una 100 km di corsa per sentiero avrebbe voluto dire essere ben avanti con la preparazione, ogni oltre più ottimistica previsione.
Ho avuto invece esiti altalenanti con qualche colpo a vuoto (leggi Verdon e lungo domenicale del 23 giugno sulla Bassa Via del Garda). Ho manifestato palesi limiti con il caldo e qualche "leggerezza" nelle integrazioni, confondendo il tempo del trail con il terzo tempo. E le birre, a maggior ragione se medie e ghiacciate, meglio tenersele per il gran finale e non bersele prima di 1000 mt d+.
Di testa insomma debbo lavorare ancora tanto e non mollare alla prima difficioltà. So stare da solo ore e ore, senza farmi prendere dalla paura e dalla malinconia, ma debbo anche imparare a soffrire di più da solo.
L'ultratrail ha il vantaggio che ti consente di fermarti, risolvere il problema e ripartire anche dopo un paio di ore senza pregiudicare troppo gli obiettivi (almeno per chi come me non lotta per il primato).
Tutto fa brodo e bisogna prendere polpa e osso quando ci si siede a tavola con l'ultratrail. E per ora, poca polpa e tanti ossicini.
Una attenuante, ma non una giustificazione, può essere il fatto che esco per i lunghi con le ore contate e ogni contrattempo che si verifica non mi permette di rispettare poi gli impegni presi nelle ore successive (inclusa qualche ora di riposo).
Non so dove troverò il tempo di infilare un lungo consistente (17-20 ore) nella prima metà di luglio (non oltre). Da un veloce sguardo agli impegni lavorativi dovrò ffare i salti mortali. Ho già in mente però una soluzione alternativa ovvero programmare due lunghi più corti (10 ore circa) da svolgere in due giorni consecutivi magari a distanza di 10-12 ore l'uno dall'altro, magari uno diurno e uno in notturna, in solitudine e in totale autosufficienza. I lunghi fatti da solo e in autonomia alimentare valgono molto di più di tante partecipazioni a gare anche se mantenere l'abitudine al "pettorale" e all'effetto "striscione" aiuta ad evitare partenze a razzo e condotte di gara scriteriate.
Ginocchia, testa e metabolismo sembrano reggere 100 km, 50 d+ e 15 ore di allenamento settimanali senza soffrire troppo, anche se i radicali liberi prima o poi presenteranno il conto. Il ginocchio sx mi concede ultimamente tregua e già da 4/5 allenamenti consecutivi non penso più al dolore. Solo nelle discese più tecniche e ostiche, con salti, balzi e tratti esposti, tiro un po' indietro il piedino e sono insicuro nell'appoggio ma con l'aiuto dei bastoncini limito il mio deficit.
Debbo cercare invece di riposare meglio la notte, quando spesso mi attardo nel coricarmi e poi la mattina sveglia presto ... gli atleti più forti passano le ore extra allenamento sul letto. Vorrei poterlo fare anch'io.
Ho invece verificato la mia insofferenza alle alte temperature. Spero sia solo il mancato adattamento dopo una primavera fredda come mai, ma, sarà un caso, quando mi alleno con temperature fresche vado come un razzo e non ho nessun problema di affaticamento, nausee e assimilazione di cibo e bevande. Per l'Ultra Trail del Monte Bianco il caldo dovrebbe essere l'ultimo dei problemi, ma è bene essere pronti a tutto.
Calzature: sono tornato sui miei passi e dopo una fugace passione per la scarpa tradizionale, sono tornato ad apprezzare la specialissima ... e la mia scarpa sarà la Cascadia 7 o 8. Purtroppo le 8, stabili, comode e ammortizzate, hanno mostrato segni di cedimento nella suola dopo il Trail del Verdon e nonostante me le abbiano sostituite in garanzia sono un po' preoccupato per la tenuta. Per ora alterno vecchio modello e nuovo e poi vedremo. Qui mi tocca comprarne almeno un altro paio.
Equipaggiamento: con alcune piccole modifiche ho perfezionato ulteriormente il mio zaino Olmo 5 che ora è quasi pronto in verisone "UTMB". Ho sistemato meglio la fascia in vita e l'avant-pack che non sballottola più ma è stabile. Ho anche compartimentalizzato meglio abbigliamento, materiale di emergenza e cibo e la nuova borraccia della Raidlight con "pipette" a 90 gradi è fantastica perchè mi consente di bere senza usare le mani anche nei tratti più impegnativi di una discesa o di una salita. Sto studiando un ultimo ritocco per il trasporto dei bastoncini e renderli più facilmente estraibili al bisogno. Avevo trovato già una soluzione, ma questa che sto perfezionando mi sembra migliore.
Metabolicamente: non ho nulla da segnalare di particolare rispetto al precedente blocco di preparazione. Fabbisogni insulinici, rapporto insulina:cho e regime alimentare si sono stabilizzati, con qualche aumentato apporto nutrizionale / energetico in relazione alle tante ore di workout: in pratica mangio tanto, come è giusto che sia!
Continuo a usare la basalizzazione per assorbire gli zuccheri e il cibo assunto durante i lunghi senza variare i dosaggi, ma casomai lavorando sul timing. In base agli orari di partenza anticipo o posticipo le iniezioni. Così facendo rilevo curve e profili glicemici coerenti e prevedibili, ma soprattutto stabili senza iperglicemie persistenti o picchi ecessivi, anzi con una tendenza alla stabilizzazione e a curva piatta dalla 3-4 ora in poi. Posso gestire un lungo di 15 ore con glicemia stabile tra 90 e 150. Dunque pur avendo al seguito l'analogo ultrarapido, vado di basale "detemir". Il bolo classico lo tengo per il terzo tempo o per eventuali situazioni iperglicemiche o eccesso di integrazione. Ritengo infatti il bolo di analogo ultrarapido somministrato durante lo sforzo fisico, e dunque influenzato dalla vascolarizzazione muscolare, avere un effetto meno prevedibile sulla glicemia. Visto che con la basale detemir in multiiniettiva vado bene e non ho problemi di ipo o iper non vedo motivo di cambiare strategia, insulina (nuove lente in arrivo sul mercato) o di fare step tecnologici (micro vari proposti come miracolosi).
Verifico fabbisogni energetici a ritmo trail di circa 15 gr di cho pro/ora che poi possono aumentare o diminuire a seconda del ritmo e dell'impegno profuso.
Per fare un esempio: per 7 ore, 40 km e 2400 d+ su sentiero me la cavo con meno di 100 gr di cho totali nel durante pur partendo e arrivando con glicemie in range (100-130). Non sarà uguale per tutti, ma a mio avviso è importante sapere che si può riuscire a gestire questo tipo di sforzi con simili consumi e con simili valori glicemici. Partire alti e non mangiare nel durante è un suicidio nell'ultratrail dove il segreto è integrare con regolarità e rimanere insulinizzati.
"8 anni di diabete di tipo 1 in terapia multiniettiva, dieta consapevole con licenza di sgarro, assetto lipemico buono, 15 ore 5000 d+ e 100 km la settimana ... SPETTACOLO!" (provocazione tra le righe).
Ho ripreso a utilizzare i sensori CGM per il monitoraggio in continuo della glicemia. Ho avuto la possibilità di testare sia il collaudato Medtronic, sia il nuovo Dexcom 4. Del primo conosco pregi e difetti, e dunque l'ho utilizzato nelle gare e nei lunghi con affidabilità e valori abbastanza attendibili (il trend comunque è sempre stato giusto con i soliti 15/20 minuti di ritardo ... ma basta saperlo). Con il Dexcom invece, pur apprezzandone la maggior precisione forse, ho dovuto abbandonare il test perchè, almeno lo strumento in mia dotazione, perde il segnale ogni volta che vado a correre. Evidentemente lo sballottamento e i balzi della mia corsa fanno perdere il segnale all'antenna. Spero sia solo un problema dell'esemplare da me utilizzato, perchè altrimenti è un bel guaio: almeno per chi corre.
Preciso peraltro che l'utilizzo del sensore mi è caro più per avere a disposizione uno scarico dati e un grafico 24 ore su 24 a uso "didattico" e a imperitura memoria che per una reale esisgenza di tenere la glicemia sotto controllo, cosa in cui riesco anche con il tradizionale autocontrollo da glucometro.
Per i trail da oggi non utilizzo più il sistema "tutto in uno" ma sono passato al Nano, il più piccolo e leggero dei glucometri a strisce a inserimento manuale. In un piccolo taschino frontale tengo pungidito e in una bustina un numero di strisce sufficienti. Risparmio quasi 90 grammi di peso e visti i ritmi del trail non perdo nemmeno tempo riuscendo a fare il tutto senza fermarmi e camminando di buon passo.
Atleticamente le prossime settimane saranno decisive ... dovrò arrivare a metà luglio con gambe e testa promosse all'esame del "lunghissimo" per poi dedicarmi all'ultimo mese di affinamento. E che Dio ce la mandi buona!
All'UTMB andrò comunque, a prescindere dalla condizione fisica con cui ci arriverò: quella determinerà solo il ritmo e la strategia di gara, non la partecipazione. Base logistica allo Chalet Pierre Semard di Montroc-le-Planet (10 km a nord di Chamonix). Lì mi troverete a partire dal 28 agosto 2013.
10 settimane al Monte Bianco ... Panta rei!

BLOCCO 2 • 13 maggio - 2 giugno > SCARICA IL PDF CON DATI ATLETICI E METABOLICI

2° blocco concluso … anche questo praticamente volato! E questo è un buon segno perchè non sento lo stress ma solo le endorfine.
Proseguo la mia preparazione non troppo programmatica nel segno del "potere alla fantasia". Infilo lunghi, qualità, lenti quando e come posso in base a lavoro, impegni e trasferte. Ma alla fine non ne risento troppo, anzi in ottica trail, dove bisogna saper correre e performare a tutte le ore e con ogni condizione forse è quasi meglio così.
Ho aumentato quantità e qualità dei lavori, sempre gradualmente e senza "fretta".
In questo blocco 2, in circa 23 ore ho percorso 260 km e 13600 d+ spalmati su 13 workouts.
Come chilometraggio e tempo di uscite posso e debbo dare di più, ma ho iniziato a verificare una migliorata attitudine al recupero riuscendo a conciliare lunghi e allenamenti di qualità in serie.
Ho avuto qualche problema nel primo lungo vero (48 km) , ma sembra che il mio corpo necessitasse di una bella bastonata di fatica per tornare a comprenderla e metabolizzarla.
Ho poi messo dentro fartlek, corse in salita in spinta, e lunghi di varia durata e ora sono pronto per allungare veramente a partire dal blocco 3.
Ovviamente in questa fase di ricerca della miglior forma e di risoluzione di acciacchi vari cerco di allenarmi con coscienza e intelligenza: in passato ho forse puntato più sulla forza dei miei quadricipiti e meno sull'intelligenza tattica, pur non ritendendomi uno stordito dello sport. Evidentemente avevo margini di miglioramento anche qui e quando i quadricipiti mi hanno abbandonato, mi sono trovato costretto a trovare altrove la "forza".
Il trailrunner consuma le scarpe come fosse carburante ... a me un paio dura 500/600 km e correndone 400 al mese, ogni mese e mezzo me ne serve un paio. E' come mantenere un'automobile.
Ho anche verificato a mie spese che correre un lungo con scarpe finite per senso di "risparmio" ti distrugge piedi e ginocchia e quindi, almeno per me, è necessario uscire con scarpe stabili, reattive e ammortizzate.
Di nascosto dal controllo della mia compagna, ho acquistato l'ennesimo paio di calzature: Cascadia 8 che ho trovate MOLTO migliorate rispetto alle precedenti, a parte la carenza sul bagnato. Dunque ho per il momento sospeso la mia intenzione di utilizzare una scarpa tradizionale. Ma vediamo, le testerò in gara al Trail del Verdon del 15 giugno (ma questo riguarda il 3° blocco di preparazione).
Sto anche testando attrezzatura e zaino e mi alleno spesso con assetto da ultratrail anche su percorsi che non lo richiedono per abituarmi a peso e suppellettili vari.
Metabolicamente: in attività fisica, breve, media, lunga, moderata o intensa, di mattina, di notte, di giorno, lontano o vicino ai boli non ho problemi di gestione salvo rari ed estemporanei momenti di "rincoglionimento". Difficilmente mi faccio sorprendere da un'ipoglicemia o da situazioni impreviste e corro sempre pensando a dove metto i piedi, a dove devo andare, a cosa devo fare e non preoccupandomi della glicemia. Meno invece performo nelle ore "ordinarie" che, anche per un ultratrailer, sono  comunque la maggior parte del tempo della mia vita.
E dunque, se i cali di concentrazione e le distrazioni si verificano nel quotidiano, anche il compenso metabolico ne risente, perché gli errori si spalmano su più' ore. E dunque il 7,1 di glicata dello scorso 31 maggio non mi sorprende. Niente panico, per carità, siamo su valori più che accettabili, ma so che posso gestire A1C assai più basse.
Qualcuno adesso però la smetterà forse di pensare che ho ancora riserva pancreatica. Faccio più di 30 unità di insulina al giorno pur correndo per 10-12 ore a settimana, curo l'alimentazione (colesterolo perfetto) ma fatico a tenere a bada il compenso come tanti, se non più, di altri. Allora il problema non sta nelle riserve pancreatiche ma nella riserva di perservanza. Tranquilli non passo al micro nemmeno questa volta :-)
E' arrivato finalmente il caldo … le giornate si allungano, la neve ha lasciato le vette. E' ora di salire sempre più in alto senza che il superego che è in noi ci faccia perdere il senso della realtà e dell'equilibrio.
Bastonate di umiltà a farci sentire sempre più piccoli … solo così si raggiungono grandi obiettivi!
Countdown UTMB ... 12 settimane ancora!



BLOCCO 1 • 22 aprile - 12 maggio >
SCARICA IL PDF CON DATI ATLETICI E METABOLICI

Tre settimane volate ... questo primo blocco doveva servirmi a riabituare muscolatura e testa al trail.
Nei miei appunti "programmatici" avevo un po' sopravvalutato la mia capacità di recupero e riconversione al trail. Ho dovuto presto rivedere piani di lavoro e chilometraggi. Meglio una roadmap più morbida se non voglio saltare prima di cominciare. A me 4 allenamenti settimanali sembrano pochi ma debbo imparare a farmeli bastare da tutti i punti di vista. Casomai mi piacerebbe inserire una sgambata in bici ogni tanto.
Per ora navigo a vista cercando di ascoltarmi e di ritrovare quella "brillantezza" che ritengo ancora di possedere: penso di avere ancora qualcosa da dire nel mondo del trail.
Nell'ultima settimana ho visto uno spiraglio di luce e finalmente ritmi e sensazioni di corsa positive: la voglia di accelerare, le gambe che scalpitano, la mente libera in simbiosi con la meccanica di corsa … tutte quelle fantastiche emozioni che da sole sono un buon motivo per correre!
In questo primo blocco di 20 giorni ho messo in saccoccia 10000 mt d+ (di cui 4000 in due allenamenti) e poco più di 200 km per un totale di 22 ore di allenamenti: un carico di lavoro assai inferiore a quello inizialmente pensato. Ma è stata una scelta vincente che mi ha consentito di rigenerarmi.
Mi sono allenato prevalentemente la sera tardi o al mattino presto.
Il meteo ballerino continua a rendere difficile allenarsi con condizioni ideali ma sono riuscito a prendere meno acqua del previsto. Non sono riuscito invece a eseguire gli allenamenti lipidici a digiuno che mi ero preposto.
Resta l'incognita del ginocchio cui sto dedicando MOLTA attenzione, anche se sulle discese viscide mostro incertezze imbarazzanti (un po' come Wiggins al giro d'Italia)
Le due gare competitive cui ho partecipato in questa fase di "recupero" mi sono servite a capire quanto ancora debbo lavorare, e quanta intelligenza, umiltà e dedizione ci vogliano, per poter solo pensare di "sostenere" un ultratrail. Per ora mi accontento di aver superato la piccola "cotta" e la "stanchezza" cronica della prima settimana di maggio.
Le tappe intermedie che mi sono posto mi aiuteranno a verificare il mio percorso: in particolare il Trail del Verdon di metà giugno dove però dovrò andare con il solo intento di testare equipaggiamento, alimentazione e tenuta atletica/mentale:  100 km e 6000 d+ non sono mica bruscolini.
Nel prossimo blocco, gradatamente, eseguirò un paio di lunghi "consistenti" sia in notturna sia in diurna, di cui almeno uno in solitaria e in totale autosufficienza. Unitamente mi concentrerò sulla velocità di corsa in salita. Peraltro manterrò almeno un allenamento settimanale "scorrevole", per intenderci, con almeno una quarantina di minuti da percorrere a ritmi compresi tra 4' e 4'15 al km.
Sono sempre alla ricerca della "scarpa" ideale ma sono sempre più propenso ad abbandonare la "specialissima" per una classica A3 massimo ammortizzamento: sono orientato alla Ghost 7 o alla vituperata Pegasus. Ovviamente con caviglie fasciate con benda elastica Vetrap per ottenere più stabilità ed evitare distorsioni sempre in agguato. 
Più avanti mi concentrerò invece su "discesa" e "alimentazione" mentre per l'equipaggiamento utilizzerò quanto testato negli scorsi anni (ripasserò gli appunti).
Metabolicamente mantengo fabbisogni insulinici sui miei standard ma che credo andrò a diminuire di un 10/15% in relazione alla mutata forma atletica e agli aumenti nei carichi di lavoro. A fine maggio verificherò glicata e assetto lipemico. Il rapporto insulina cho si sta modificando e verifico più marcate tendenze ipoglicemiche postprandiali. Spero nelle prossime settimane di avere a disposizione uno strumento CGM per verificare il mio metabolismo glucidico al banco di prova dell'endurance con maggior completezza di rilevazioni.

Difficilmente potrò seguire una preparazione "scientifica" come quella impostata nel 2010-11, prima dell'infortunio. Con famiglia e lavoro estivo one-man-show e a 42 anni bisogna gestire le energie. Potere alla fantasia dunque e niente fretta di macinare km.
15 settimane all'UTMB ...


Roadbook > Dettaglio chilometrico e altimetrico con proiezione passaggi dei più veloci e dei più lenti!
(nb: la partenza dell'edizione 2013 è alle 16.30!)


Cristian Agnoli ... iscrizione perfezionata in data 19 dicembre 2012


A seguire alcune note su percorso e attrezzatura

Descrizione Gara: 168 km 9600 d+



Prova in montagna che comporta numerosi passaggi in altitudine (>2500m), in condizioni che potrebbero essere molto difficili (notte, vento, freddo, pioggia o neve) e che necessita di un buon allenamento specifico, materiale adatto ed una reale capacità d'autonomia personale.
30 agosto 2013. Alle 16:30 saremo più di 2300 persone a condividere lo stesso sogno: fare il giro completo del Monte Bianco in meno di due giorni. Ognuno di noi si è scrupolosamente preparato per molti mesi. Malgrado l'enormità della prova, siamo sereni perchè sappiamo che quasi 1300 volontari partecipano con noi alla stessa avventura, pronti ad offrirci con passione il loro aiuto e conforto con spirito di solidarietà e amicizia.
Andiamo quindi a vivere un'avventura fuori dal tempo!
Al chiaro di luna costeggeremo l'Aiguille de Bionnassay e supereremo il Col du Bonhomme. All'alba passeremo il col de la Seigne e entreremo in Italia nella magica Val Veny dominata dalla Noire de Peuterey e dai ghiacciai del Monte Bianco. Poi arriverà la Val Ferret, dominata dal Dente del Gigante e dalle Grandes Jorasses, prima di scollinare in Svizzera e trovarsi in un ambiente naturale scrupolosamente curato.
Dovremo sopportare la fatica, superare i nostri dubbi e le nostre angosce. Ci saranno quelli che, raggiunto il limite estremo delle proprie forze, preferiranno abbandonare la corsa e rimanderanno il sogno di concludere questa prova la prossima volta.
Gli altri invece dovranno affrontare le salite di Bovine e Les Tseppes. Poi, davanti all'Aiguille Verte, alla verticale dei Drus ed alla maestosità del Monte Bianco, si lanceranno verso il traguardo, posto nel cuore di Chamonix.
Qualsiasi cosa ci capiterà, ci ritroveremo tutti insieme domenica pomeriggio per festeggiare i vincitori, applaudire ancora più forte l'ultimo arrivato e condividere ancora, corridori e volontari riuniti, le nostre gioie, la nostra sofferenza e le nostre grandi emozioni.
Ristori: il principio della prova è la semi-autosufficienza. Lungo il percorso saranno dislocati una decina di punti di ristoro approvvigionati con bevande e/o alimenti da consumare sul posto.
Principali difficoltà: Salite ai colli (col de Voza, col du Bonhomme, col de la Seigne, grand col Ferret) ma anche salita all'Arête du Mont Favre al rifugio Bertone, salita di Bovine, salita alle Tseppes, alla Tête aux Vents.
Discesa verso Saint-Gervais, Courmayeur, La Fouly, Trient, Vallorcine.
L’iscrizione all'UTMB® è strettamente riservata ai corridori con accertata esperienza. Per iscriversi all’UTMB® 2013 sarà necessario aver acquisito almeno 7 punti terminando, esclusivamente tra il 01/01/2011 ed il 31/12/2012 delle corse qualificanti. I 7 punti devono essere acquisiti con un massimo di 3 gare. Questa corsa è limitata a 2300 corridori.



EQUIPAGGIAMENTO UTMB

Equipaggiamento individuale obbligatorio :
    •    telefono cellulare con opzione internazionale 
(inserire i numeri di emergenza dell'Organizzazione, tenere telefono sempre acceso, non mascherare il numero e partire con la batteria carica)
    •    bicchiere personale di 15 cl minimo (borracce e camel bag esclusi)
    •    riserva d'acqua di almeno 1 litro
    •    2 lampade frontali funzionanti con pile di ricambio
    •    coperta di sopravvivenza di 1,40 m x 2 m minimo
    •    fischietto
    •    benda elastica adesiva adatta a fare una fasciatura o strapping (minimo 100 cm x 6 cm)
    •    riserva alimentare
    •    giacca a vento, con cappuccio, in Gore-Tex o materiale simile, impermeabile (minimo 10 000 Schmerber) e traspirante (Ret inferiore a 13) per affrontare condizioni estreme e di freddo intenso in montagna.
    •    pantaloni o collant da corsa a gamba lunga o collant + calze che coprano tutta la gamba
    •    cappellino, cuffia o bandana
    •    guanti caldi ed impermeabili
    •    Secondo strato caldo in più : un secondo strato caldo, a maniche lunghe (escluso cotone) di minimo 180 g (uomo, M) 
OPPURE, un intimo termico a maniche lunghe (primo o secondo strato, escluso cotone) di minimo 110 g (uomo, M) + una giacca a vento* con protezione idrorepellente (Durable Water Repellent protection).
    •    pantavento impermeabile
    •    Cuffia
* questa giacca a vento non sostituisce la giacca a vento impermeabile con cappuccio obbligatoria.
Documentazione doganale :
    •    un documento d'identità
Fortemente raccomandati :
    •    Coltello o forbici per tagliare la benda elastica adesiva.
    •    Bastoncini in caso di pioggia o neve per la vostra sicurezza su terreno scivoloso.
    •    indumenti caldi di ricambio indispensabili in caso di tempo freddo e piovoso od in caso di ferite
    •    minimo 20 € (per gli imprevisti)
Consigli (lista non esauriente) :
Bastoncini, indumenti di ricambio, bussola, coltellino, cordino, crema solare, vaselina o crema anti-irritazione, ago e filo...

Gli indumenti devono essere della taglia del concorrente e senza modifiche.
L'equipaggiamento deve essere trasportato in un sacco contassegnato alla distribuzione dei pettorali, e non potrà essere scambiato o modificato in nessun caso sul percorso. 

Il concorrente che desidera utilizzare i bastoncini, deve tenerli con sè per tutta la durata della corsa. E’ vietato partire senza bastoncini e ricuperarli strada facendo. Non puo' metterli nel sacco corridori.