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Diabete Off-Road @ 2014 - Bivigì Trail


Issimo @ Bivigì Trail | 73K X 4200D+ | 5 aprile 2014

Bassa Via dell'Alto Garda Occidentale ... Da Salò a Limone

ISSIMO FINISHER in 12h21 ...

 
1° ristoro @ S.Michele k9 | Bogliaco di Gargnano k28

Trail Report
Occhiello: Viaggio al termine della fatica
Titolo: "UMILMENTE, ANZI ... INASPETTATAMENTE FINISHER"
Sottotitolo: Ma 'na strunzata resta 'na strunzata
testo di Cristian Issimo Agnoli, ditipo1, VR

A una settimana dal flop in maratona e senza preparazione "off-road" specifica, presentarsi al via di un ultratrail così impegnativo può sembrare pura follia, o comunque un "non-sense" ... o, come lo ha definito la mia compagna, " 'na strunzata " … bisognava dunque verificare se il binomio "strunzata-finire" fosse una missione possibile.
Ogni individuo ha tuttavia a disposizione un non meglio quantificato stock di stronzate da fare nella vita, e io penso di non averlo ancora del tutto esaurito … dunque a 42 anni suonati e con 2 figli a carico mi sono presentato al via di questo lungo viaggio nella fatica.
A ciò aggiungo:
1) il legame affettivo con questo nuovo trail vicino casa di cui ho ispirato, qualche tempo fa, la nascita;
2) il bisogno di massacrarmi un po' e così farmi passare ogni tentazione di provare a correre un'altra maratona prima dell'estate;
3) esorcizzare i cazziatoni di doc Mario Vasta, che con tutto il bene che mi vuole, cerca di portarmi sulla retta via: "adattamento dei mitocondri, fibre rosse … Cristian devi decidere cosa vuoi fare. Non correrai mai una maratona al tuo meglio se continui a fare trail etc. … ora che il tuo fisico si stava trasferendo nella sua nuova e riattata casa aerobica, ritorni ad abitare in un camper diesel di vecchia generazione …" per sintetizzare il Mariopensiero.

"Essere 'finisher' - scrivevo un paio di anni fa - è un percorso affascinante … al traguardo non giunge solo l'arrivista (o l'arrivato), ma chi ben compreso ha quanto in un ultratrail la vittoria vera non è data solo da tempo e posizione in classifica, ma dal fluire dei ritmi biologici e mentali e dalla nostra capacità di scansionare la fatica senza restarne traumatizzati".
Mi sento di condividere ancora queste parole, spero però non per rassegnazione, ma per reale crescita e consapevolezza sul senso del trail.
Digito queste righe ancora con qualche strascico muscolare e mentale: arrivato = finisher in più di 12 ore ... ovviamente nella parte bassa della classifica … 20.21 ora del decesso? No, del "successo" per questi 74 km e 4200 d+ che c'erano tutti, nonostante io pensassi fossero un po' meno! (per la cronaca: tempo del vincitore 7h59)
Temporaneamente maciullato, ma nemmeno stavolta è scoccata l'ora della mia definitiva "morte atletica" … ma è peggio il declino o il decesso?

La gara … Poche ore di sonno e di cattivissima qualità, nonostante il trasferimento strategico nel camper dell'amico Tor dalla sera precedente per evitare la levataccia.
Muscolarmente tappeto persiano sin dall'inizio con quadricipiti duri già a bocce ferme. Strascichi della maratona da scoppiato corsa sei giorni or sono. Il mio obiettivo, come premesso, è arrivare limitando al minimo gli inevitabili danni … non posso pretendere altro dopo una preparazione concentrata sulla strada e mal gestita.
Muscoli tesi e ginocchia scricchiolanti, ma profilo rilassato (e un po' incosciente). Facce note e meno note in giro. Poco pubblico e bar chiusi.
Il mio nome citato a sproposito tra i top runner, retaggio dei fasti di un recente passato probabilmente sopravvalutato.
Giornata coperta. Pioggerellina di prima mattina. Atmosfera piacevole e completamento delle operazioni di spunta in allegra attesa.
Pantaloncino corto e gambe al vento.
Il mio mantra è: 0% fierezza, 100% umiltà.L'unico modo per portare a termine questa "stracada" è andare piano sfruttando l'esperienza e i compiti fatti a casa, però negli anni precedenti: vediamo di applicare pensiero e pratica, ovvero collegare il cervello alle gambe.
Vietato attaccare, vietato provare ad andare a prendere qualcuno davanti. Solo così posso pensare di NON finire in preda allo sfinimento e ai cattivi presagi.
La gara NON esiste ovvero esiste nella misura in cui non la prendo come una gara … sinceramente si soffre sempre un po' nel vedersi costretti, per salvarsi, a tenere un passo MOLTO più lento del proprio potenziale "teorico" e di concorrenti che penseresti di mangiarti a colazione :-)
La mia strategia di sopravvivenza prevedeva di arrivare con le gambe fresche al 30°k visto che era nei successivi 40 km che si concentravano TUTTE le difficoltà della corsa (salite dure e discese tecniche). I miei arti inferiori però si lamentavano già da prima, nonostante il piccolo trotto, soprattutto nelle lunghe discese su asfalto e cemento.
Giunto a Bogliaco, il mio compagno di team, Simone, prende il largo.
Già sulla prima salita, un tiro da 1000 d+, per me invece largo a cenni di crampi che debbo gestire rallentando il passo e modificando il gesto atletico. Come farebbero comodo i bastoncini in queste situazioni!
Nelle discese sono più imbarazzante del solito. Nei tratti scorrevoli mi difendo, ma con la condizione giusta qui bisognerebbe correre o almeno corricchiare sempre.
Mentalmente sempre lucido, battuta pronta. Ai ristori so cosa voglio e cosa devo fare. Pit stop ridotti al minimo indispensabile: acqua, coca e quello di solido appetibile che si trova. Il cibo utile ce l'ho in tasca. Alla baita degli Alpini non mi faccio mancare, sollecitato dai volontari, un po' di ottima pasta in bianco.
Corro senza riferimenti, anche se capisco che posso stare intorno alle 12 ore = 6kmh di velocità media (più che onorevole). Per brevi tratti provo a stare con altri concorrenti, ma la scia nel trail non è così produttiva come nel ciclismo. Preferisco gestirmi e andare "del mio passo".
Così sembra funzionare e infatti conquisto l'impegnativo gpm del Monte Bestone stanco ma ancora sperticatamente entusiasta. Manca poco. Nella successiva tecnica discesa però avverto forti crampi ai polpacci (quando i quadricipiti sono inutilizzabili, passi ai polpacci, ma inevitabilmente arrivano i crampi) e sulla seguente breve ascesa su macerato vs Dalco avverto un calo prestazionale che giudico irreversibile. Game over. Da qui alla fine, poco meno di un'ora, vengo superato praticamente da tutti. Basterebbe corricchiare un po'. Ora è tutta discesa. Ma semplicemente non ci riesco: il cervello riceve chiari segnali di rifiuto dai quadricipiti. "In teoria ce la dovrei fare, in pratica te lo dico alla fine" è il mantra degli ultimi km.
Giunto sulla spiaggia di Limone, improvvisamente le gambe riprendono a girare e corro quasi come fossi al primo km.
Il lago è piatto, lo speaker annuncia il mio arrivo, gli amici in gara già arrivati ad aspettarmi … è fatta! Sono finisher, inaspettatamente e umilmente … arrivato!
Breve intervista, foto di rito, pasta party, birretta, maglietta finisher, cambio veloce a secco, faticosa risalita al parcheggio con dolori ovunque e via verso Garda … eh già, come sempre la meta più importante non è il punto di arrivo ma il ritorno a casa!
TAKE HOME MESSAGE … Motore e preparazione sono carenti … e lo si vede. E su quello andremo a lavorare, con calma e e tempo debito. I miei "compagni di trail barra punti di riferimento" mi arrivano davanti dalle 2 alle 3 ore … bisogna darsi da fare, punto!
Tanti tantissimi pensieri frullano nella testa di un trailer, specie quanto la fatica, e lo sfinimento, prendono il sopravvento. Quello è il momento per NON prendere decisioni legate al futuro … bisogna solo pensare ad arrivare. I progetti si fanno a pancia piena e a fatiche recuperate.
Di questo trail porto a casa, oltre a tanti immagini e paesaggi, la positiva capacità di NON pensare a chi è davanti, ma solo a concentrarmi sulla fatica, su dove mettere i piedi e su come gestire un lungo percorso in privazione di forma e di forza.
Questo è molto più di "'na strunzata" e rappresenta il senso vero della mia presenza oltre al citato legame affettivo con la gara e gli organizzatori. Penso mi servirà da lezione: mi ha fatto anche molto riflettere su alcune mie dèbacle del recente passato … probabilmente la fierezza e l'orgoglio hanno sempre prevalso sull'umiltà … l'umiltà, come tante altre qualità, si dimostrano, non si dichiarano!
TRAILISTICAMENTE ... Percorso paesaggisticamente impareggiabile, con scorci e panorami unici. I primi, e forse troppo facili, 30 km, con parecchio asfalto, sono però ampiamente compensati da verticalità e tecnica del resto di gara (salita a Brione, salita Eremo, salita Nevese, salita Bestone, discesa attrezzata del sentire del Luf, discesa Monte Cas-Forra di Campione, discesa Monte Bestone, discesa Val Singol).
Balisaggio impeccabile. Un tracciato così, con lievi modifiche, può davvero diventare un "classico" di primavera. In tal senso complimenti a Franco Ghitti e al Trail Runing Brescia, che si sono innamorati di questo percorso e lo hanno trasformato in un trail "vero" e ottimamente organizzato, con spiegamento di forze e mezzi degno di gare MOLTO più titolate.
EQUIPAGGISTICAMENTE … ho adottato un assetto più leggero, abbandonando il collaudato Olmo 5 in favore del più minimal Mammut. Materiale ridotto: un cambio caldo di emergenza, goretex e pantalone antivento e il resto del materiale obbligatorio richiesto. Borraccia da 80cc più una bottiglietta da 20cc per arrivare al litro. Niente bastoncini :-) Come calzatura ho optato per le Asics Trabuco, solo perché sono le uniche scarpe da trail integre che mi sono rimaste. Tuttavia, se i miei quadricipiti e le mie ginocchia non migliorano, dovrò valutare una scarpa molto più ammortizzata o il passaggio definitivo alle Hoka :-(
Sono fondamentalmente soddisfatto per come ho saputo "allestire" lo zaino: unico neo forse il posizionamento della borraccia che talvolta mi procurava una forte pressione sulla cassa toracica. Piccoli fastidi che se prolungati per ore poi ti danno un po' noia. Per fortuna che erano "solo" 12 ore. Ci debbo studiare un po' su …
METABOLICAMENTE … con uno strepitoso sforzo di memoria, sono riuscito a ricordare ogni singola integrazione con un margine di errore non superiore ai 10-20 cho totali (v. book allegato). Forse ho dimenticato un delizioso biscotto fatto in casa ad un ristoro abusivo.
Ho intensificato l'autocontrollo visto che la situazione "slow" lo permetteva, e forse, lo richiedeva. Non ho modificato il profilo basale della sera precedente. Anche in presenza di una forte iperglicemia in partenza (ho però misurato la glicemia dopo aver bevuto un bicchiere di thè dolce degli alpini, e il thè degli alpini è il più dolce che ci sia!) non mi sono corretto, riverificando dopo circa 1h45 di corsa la glicemia. Una volta rilevato il trend in discesa, ho poi puntualmente integrato, a volte in base alle sensazioni, a volte guardando il tempo e i km trascorsi. Mediamente ho mangiato di più rispetto ad altri trail, in linea con quanto appreso nella preparazione dell'UTMB 2013. Nel primo pomeriggio ho effettuato la seconda iniezione di basale "detemir" (4u) per reinsulinizzarmi e così poter mangiare al bisogno senza incorrere in iperglicemie persistenti. Ho concluso con 170 mg/dl, complice l'ultima integrazione del solito thè caldo super zuccherato troppo vicina al traguardo. In prossimi lunghi trail conto di sperimentare anche l'opzione bolo+cibo in corsa. In questa occasione c'erano già troppe incognite. Insomma l'insulina in attività fisica non si riduce alla questione riduzione o non uso, ma forse a un uso diverso, strategico e consapevole.
Non ho avuto problemi di nausea o gastrici, che credo di aver definitivamente debellato.
Nel dopo gara ho mangiato molto e più volte (pasta party + snack arrivato a casa) non modificando il mio rapporto insulina/cho: ciò nonostante ho mantenuto glicemie un po' altine nella coda e ho dovuto correggere con decisione al coricarmi. Al risveglio però tutto a posto. Nei giorni successivi, non ho perso tempo, e ho subito alzato il profilo basale di un 30% prevedendo almeno 7/8 giorni di scarico con estemporanee e brevi uscite in bici.  Insomma, sia nell'immediato dopo gara, sia nei giorni successivi, non conosco la citata ipoglicemia post-esercizio, precoce o tardiva. Di tardivo conosco solo il mio adeguare il bolo a quello che mangio.
DIAB-ETICAMENTE    â€¦ non c'entra un cavolo, ma voglio scriverlo. Da quando bazzico sui SN cerco di farlo senza compulsione. Ogni tanto però ti cade l'occhio sul post di questo o quell'amico su FB e ogni volta che finisco su "Tuttiidiabeticiunitiinrete" mi cascano letteralmente le braccia. Disperazione, disperazione, disperazione. Che si sia a inseguire questa o quella esenzione, questo o quel risultato sportivo: dal biglietto gratis sull'autobus al glucometro ufficiale fornito al Team AnDiaMo il risultato non cambia. Malati a tutti i costi, dentro e fuori, sempre a rincorrere i nostri limiti invece di provare a superarli. Vergogna!
Mi sento, ahimè, come quell'1 per cento che ha moltissimo al confronto del 99% che ha pochissimo. Ma non perché mi sia arricchito indebitamente o perché mi voglio tenere per me quello che ho compreso, come gli oligarchi fanno con la ricchezza mondiale. Il mio (e aggiungo nostro) patrimonio di conoscenza e consapevolezza è alla portata del 99% ... mi sembra però che non basti metterlo a disposizione: qui ci tocca pure di andarlo a distribuire porta a porta! Toc Toc! Inutile bussare, qui non aprirà nessuno!
"E' solo una questione di soldi ragazzi, il resto è conversazione!" - e questo vale, ahimè - nella salute e nella malattia!