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A1Ciclo • 2011 - Col de Nivolet by Shrek



Col de Nivolet by Shrek
Resoconto di una gita
di Fabio Shrek Tomasi, DM1 - Biella
2 agosto 2011

Ogni qualvolta un uomo decide di rimettersi in gioco, deve fare i conti con quel sottile confine che divide la terra dal cielo...
Quel confine è la fatica.
 


La sveglia suona alle 04:31 e nella stanza di Fabio il lamento che stride è palpabile e garantito, dal gesto che lo stesso compie per far smettere di suonare la sveglia. Raccolta la stessa dal pavimento, dopo una breve revisione per sincerarsi del buon funzionamento, Fabio si alza e va a guardarsi nel grande specchio del bagno.
La giornata sarà impegnativa per lui, in quanto un gruppetto di amici dal pedale cattivo, ha deciso di avvicendarsi in una delle imprese più affascinanti per qualsiasi appassionato piemontese … Scalare il Colle del Nivolet.
La glicemia del mattino appare buona, considerato il carico di carboidrati della sera prima e la riduzione della basale del 40%. Un 167 al risveglio è la situazione ideale per preparare il primo bolo precolazione. Riduce una unità la rapida passando dalle usuali 6 unità ad un 5 con beneficio di correzione.
La colazione è più o meno la stessa di tutte le mattine con 110 CHO divisi in fette biscottate con il the, una brioche in questo caso vuota, con l’aggiunta di due biscotti a forma di macina del Mulino Bianco. (ndr) Un massaggio riscaldante e qualche minuto di stretching precedono la vestizione.
Il primo appuntamento della giornata è a pochi chilometri da Quaregna, paese in cui vive il buon Fabio ed è fissato per le 05:45. Qui uno degli elementi della ciclo spedizione lo aspetta per caricare il furgone che celerà il cambio d’abito ed i materiali e che riporterà a casa il gruppetto.
Ore 06:00 appuntamento a Candelo per recuperare altri tre elementi ed infine a Mongrando si unisce l’ultimo dei Grimpa, residente in quella zona.
Alle ore 07:30 il glucometro segna 238, ma non gli da retta e si mette in movimento convinto che presto la glicemia si aggiusterà da sola.
A Castellamonte la strada inizia a salire e da subito il passo viene scandito dai colpi di pedale di chi non ha mai affrontato il terribile passo alpino… Più tardi si accorgerà che era il caso di risparmiare le forze.  A Pont canavese le salite iniziano a farsi più saporite, ma le pendenze non superano mai il 4%, per cui l’ andatura resta stabile sopra ai 28. In località Locana la musica cambia ed il ritmo si adegua alla sinfonia che si sta per delineare. Il caro Fabio si nutre con mezza barretta al riso soffiato ed integra ogni mezz’ora con i sali e le maltodestrine contenuti nella seconda borraccia che ha appesa al telaio. Si arriva a breve alla galleria in località Pian. Il gruppo decide di prendere la vecchia strada, che seppur tortuosa e pressoché abbandonata, ha in se il fascino delle avventure di chi vuole rivivere la storia di corridori d’altri tempi. Al ricongiungersi con lo sbocco della galleria l’altitudine è di 1450 metri. Il bello deve ancora venire.




In località Ceresole Reale a quota 1620 il gruppetto decide di ricompattarsi e coglie l’occasione di abbeverarsi ad una fontana e di riempire le borracce. La glicemia a questo punto è di 138 e Fabio decide di mangiare la seconda metà barretta, una piccola porzione di miele ed una punta di banana offerta da un compagno di viaggio. Da qui il viaggio prevede 17 Km e 600 metri di salita ininterrotta ed il sole a picco fa ricordare che anche l’altitudine può fare brutti scherzi.
Fabio ha la consapevolezza che i rapporti che monta nella sua bicicletta sono poco adatti a dei tracciati così impegnativi ed il 39 x 26, che è quanto di più agile sia a sua disposizione, non basterà per risparmiare la gamba in vista delle terribili rampe che dovrà superare. Sa benissimo che quando si affrontano salite lunghe e impegnative, fino ad un certo punto si pedala con le gambe, poi si pedala con la testa ed il cuore. Ciò nonostante affronta con coraggio ed abnegazione i tornanti che lo portano dapprima alla diga, poi ai laghetti ed infine alla vetta a quota 2612 . All’arrivo in vetta, tra gli applausi di una famigliola francese sui tavolini di un camper ci si scambiano i complimenti e  si prende la direzione di un rifugio in vetta. La glicemia all’arrivo è di 86, ma il giustificato apporto di una lattina di coca cola ed un panino al prosciutto crudo rinfrancano il palato e la mente. Decide allora di fare un bolo di sole 4 unità.
Il paesaggio che hanno attorno, nel pieno cuore del parco naturale del Gran Paradiso è veramente mozzafiato, un susseguirsi di laghetti, sentierini e creste si intrecciano al bianco delle poche nuvole di passaggio in un cielo azzurro come non mai ed il silenzio è rotto solo dai sibili delle migliaia di marmotte e dei falchetti che echeggiano in tutta la valle. Questo credo sia uno dei pochi confini tra terra e cielo che si possa raggiungere in bici da corsa.
 Il furgone per il rientro è a fondo valle e dopo le foto di rito il baldo manipolo di grimpa, munitosi di mantelline antivento e di coraggio inizia la tecnica discesa che li riporterà sulla terra…
Al discendere (velocissimo) si incontrano gli strati di aria più calda che salgono in alto e presto si sente la necessità di rimuovere qualche strato di indumenti. La temperatura in vetta era di 11 gradi, quella a valle di 29.
La glicemia delle ore 14 è di 186 e quella delle 20 è 89 nonostante un gelato ed una banana a metà pomeriggio. La sera si sono ridotte 4 unità dal solito 12 ma la basale ritorna al solito regime.
 
Resoconto:
ore di viaggio effettivo 6:10
chilometri percorsi 158
dislivello positivo 3030
chilometri percorsi in salita 54
preghiere recitate 1.5 ore alternate ad imprecazioni per il restante tempo di percorrenza.
340 CHO totale (circa) dalle ore 5:00  alle 18
Unità insulina totali della giornata (ore 5-18)  8 + la basale della sera prima 9 unità.
 
Note: Prendetevi un giorno di ferie e venite in Piemonte a godere dello spettacolo che ho potuto vivere io il 2 Agosto 2011
 
Con simpatia Fabio Tomasi
The Shrek little Brother boy

†††



A1Ciclo Amarcord
Corsi & Ricorsi ... Fatti & Strafatti
 ... il Nivolet fu scalato da un presidentissimo di recentissimo esordio nel lontano 2006 ...

di Cristian Agnoli


G1: 30 LUG 2006 GARDA (VR)-COL DE NIVOLET (TO) / KM 112 (TRASF. TRENO: PESCHIERA DEL GARDA- CHIVASSO)
Sveglia alle 3,30 del mattino. Glicemia 152 ma cena carica di carboidrati ed è la prima volta che eseguo misurazioni a quest’ora. Niente insulina comunque. Di sicuro, se conosco il mio metabolismo diabetico, si abbasserà a breve. Controllo bagaglio e ultimo check-up. Bici allestita già pronta nel soggiorno1.
Veloce vestizione, un succo di frutta allungato con acqua nella borraccia dovrebbe bastarmi per i 17 km ad andatura moderata fino alla stazione di Peschiera dove mi attendono il mio compagno di viaggio, Davide, e il treno per Chivasso via Milano Centrale.
Accensione delle luci posteriori, anteriori e lampada frontale sul caschetto: ... via si parte. Straordinario pedalare in notturna. La statale 249 gardesana orientale è poco trafficata a quest’ora. Qualche gruppetto di giovani tiratardi e qualche macchina, niente di più. Mi sento bene e il buio aumenta lo spirito di avventura.
Giungo alla stazione per le 5, in ampio anticipo. Mangiucchio una barretta. Qui ... il primo disguido: il mio compagno di viaggio si è addormentato, in più ha bucato la ruota anteriore. Alla fine, con qualche palpitazione e imprecazione, ripariamo tutto e riusciamo a partire con un treno successivo e comunque a Milano troviamo poi un altro treno giungendo a Chivasso solo con un’ora di ritardo. Poco dopo le undici, infatti, siamo già in sella. Glicemia 108.
Ci dirigiamo per strada pianeggiante scorrevole verso Locana seguendo statali minori e attraversando alcuni abitati del canavese. Fa molto caldo. La lunga salita al col de Nivolet comincia proprio da Locana. 2000 mt di dislivello in 42 km, pendenza media 4,6% ma con parecchi tratti ripidi. Un’ascensione impegnativa, specie se affrontata con i bagagli e tutta in una volta. In ogni modo ci proviamo.



La prima parte sale morbida, ma il caldo è notevole. Numerose le fontane, scarso il traffico. Paesaggio non proprio entusiasmante, con cavalcavia, tangenziali e qualche fabbrichetta di troppo. Ma l’andatura è buona e passiamo in fretta la zona grigia.
Inizia quindi la salita vera fino a Noasca. Ad un certo punto si incontra una galleria riservata alle autovetture. Bisogna tenere la sx e seguire la vecchia strada dal fondo piuttosto dissestato ma comunque ciclabile anche se dalle pendenze severe. Nella prima parte il tragitto segue il corso del fiume Orco, poi iniziano i tornanti. Occhio a non rientrare per sbaglio troppo presto in galleria come abbiamo fatto noi. Costeggiare sullo stretto sentiero. Solo l’ultimo tratto di galleria è inevitabile, comunque ben illuminato.
Finita la galleria, ancora un tratto scorrevole e poi alcuni tornanti. Tratto in falsopiano e poi un paio di tornanti prima della piana di Ceresole Reale, centro di montagna incantevole con laghetto, bei panorami, campeggi e strutture ricettive. Sostiamo per una merendina e una riflessione sulle nostre intenzioni odierne. Sono le 17,00. Mancano ancora 18 km, la tentazione di fermarsi è molta, bel campeggio, ma alla fine scegliamo di proseguire. Borracce piene, check barrette e scorte di zuccheri. Glicemia 93 prima del panino al prosciutto.
La scelta forse è stata un po’ azzardata. Trattasi, infatti, dei 18 km più difficili anche perché le pendenze sono costanti tra il 7-10%. Numerosi i tornanti, salendo straordinaria la vista sulla strada che s’inerpica. Prima degli ultimi 5 km , superata la diga di Serrù, dove alcune signore commentano la mia andatura con un desolante “va talmente piano che fa fatica a mantere l’equilibrio”, l’erta si allenta e addirittura scende per qualche centinaia di metri. Sono in crisi nera. Non ho più forze. Ricorro alla coca-cola di scorta in fondo al borsello. Glicemia 140. Ma è solo il picco zuccherino. Salgo utilizzando le forze residue. Al passo Davide mi aspetta ben vestito e un po’ infreddolito. Sono quasi le 8 e a quest’altitudine
bisogna coprirsi: aria fresca e tagliente. Sostiamo al Rifugio Città di Chivasso con posti letto prenotati durante la merenda a Ceresole. 100 mt di sentiero sterrato non ciclabili con i bagagli e siamo al coperto. 50€ a cranio in mezza pensione mi sembrano un po’ tanti per un rifugio, ma non abbiamo molte scelte. Pazienza. Ripeto che sono finito. Per circa un’ora non riesco a parlare e faccio fatica a mangiare il menù a base di minestrone, salsiccia, verdure cotte e frutta. Mi doccio dopo cena (prima non era possibile) e dopo breve sonnellino mi riprendo. Restiamo svegli a conversare e a scrivere qualche appunto di viaggio in compagnia del gestore, Giorgio, gentile anche se un po’ troppo predicatore... ma chi vive qui non può che avere tendenze pontificatrici. Glicemia all’arrivo 90. 3 unità di rapida. Dopo cena glicemia 84. Tazza di latte anti-ipo. Lantus 16u.

Per leggere il resto del viaggio, e la discesa verso la Val d'Aosta con bici a spalle ... [clicca qui]