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ZIGZAG AL CENTRO 2011 - Intro • Zig Zag





Cicloviaggio autunnale in autosufficienza e in vintage style!

ZIGZAG AL CENTRO

Su e giù per l'Appennino Centrale

Nella sezione "Taccuino di Viaggio" il diario tappa per tappa!


Vintage Style ...




Quando: 23-27 Ottobre 2011
Itinerario: Poppi • AR - Bussi • PE (per strade secondarie e deciso di giorno in giorno in base a condizioni fisiche e metereologiche)
Durata: 5 gg
Lunghezza: 579 km d+ 6726


Quadro d'insieme delle prime 3 tappe!


Quadro d'insieme 4a e 5a tappa


Come: sui pedali in autosufficienza scroccando ospitalità agli amici in itinerae (niente bivacchi in questa stagione!)
Regioni attraversate:  Toscana, Umbria, Marche, Abruzzi
Allestimento: Vintage o giù di lì



Chi:

1. Cristian Agnoli, dm 1, Verona

(equipaggiamento obbligatorio: almeno un capo vintage da indossare durante la pedalata e/o durante il terzo tempo.

Zig Zag al Via23 ottobre 2011
Dopo qualche esitazione e con l'incognita delle condizioni meteo, il presidentissimo rompe gli indugi e torna in sella per questa mini ciclo vacanza di ispirazione "vintage" ... partenza da Borgo Corsignano, Poppi (AR) ... destinazione ? Sud, massima ambizione Sorrento ma arriverò dove arriverò ... zigzagando tra mare e Appennini, cercando di evitare pioggia, temporali e freddo!
Nella sezione "Taccuino di Viaggio" il diario tappa per tappa!





VELOCIPEDE & VELOTRAVELLER ID



Viaggi e l'arte della preparazione del Velocipede
Bici,
allestimento, accessori, bagaglio, suppellettili, abbigliamento,
preparazione, libagioni, filosofia spicciola, accorgimenti & trucchi
del mestiere

Bici:


ZZ RATS CINELLI Bootleg
peso a secco portapacchi inclusi: 17,5 kg
peso con bagagli: 30 kg



Allestimento & Accessoristica

Cambio Shimano 105 con tripla anteriore.
Ruota libera 13-27
Ruota slick all'anteriore da 26", zigrinata da 28" al posteriore
Manubrio da corsa
Sella Brooks Alpe D'Huez nera con borchie
Pedali con attacchi vp
Catena nuova
Freni a disco con pastiglie nuove
Tazza thermos da manubrio
Portabottiglia da 1,5 litri sul telaio
2 borse Ortlieb laterali
1 borsello Ortlieb anteriore
1 Borsa centrale Ortlieb
1 campanello
1 giacca a quadri vintage 1965 da indossare per foto commemorative
2 tute in tyvek con polsini e doppio cursore
Occhiali da sole
2 lampade frontali Black Diamond 75 lumens
2 luci lampeggianti sul casco
1 luce lampeggiante sul casco
Fasce e abbigliamento catarinfrangente
Caschetto con specchietto retrovisore incorporato
2 paia di guanti / manopole di cui 1 paio water proof
1 paio di copriscarpe in neoprene
Scarpe Scott ibride con attacchi vp mtb
3 maglie vintage (Brooks + Zullo + US Palazzolo original 1978)
1 pantalone bracalone con tasconi
3 paia di manicotti
3 paia di calzettoni al ginocchio
Mappa Italia Centrale 1:400.000
Gps Garmin Edge 705
3 corde elastiche
2 sacchi dell'immondizia copritutto
1 giubbino water proof Raidlight
1 giubbino winter Raidlight
1 Foularino alla Boyan al collo
2 cappelli vintage by Biciclista
1 asciugamano compatto tessuto asciugatura rapida
1 paio di scarpe di scorta (La Sportiva Raptor)
Pantalone tecnico per dopo bici
2 maglie termiche uso bici
2 maglie termiche uso tempo libero
1 felpa invernale
1 maglia tecnica invernale uso bici/tempolibero
1 libro da leggere (mai aperto)
kit insulinico (aghi, 2 penne per tipo, cartucce glucometro di scorta)
Barrette, miele, fruttini e varie scorte energetiche e zuccherine per rabbocchi
Documenti, bancomat e un po' di denaro contante
Cellulare di emergenza
Minibook tascabile
2 penne per annotazioni
1 glucometro accuchek mobile conservato in custodia waterproof
cavi vari per cpu, gps e mobile
3 paia mutande
3 paia calzini post bici
kit toilet minimo (spazzolino, deodorante, doccia shampoo, salviette, lametta barba)
1 cappello di lana
2 cappelli a tubo per bici
spirito di adattamento, di avventura ...
... la testa sulle spalle!

***
Riproponiamo qui di seguito alcuni elementi base di ciclovacanza già pubblicati in occasione di "Cycling New England 2010"

Abecedario Ciclovacanza

(Liberamente estrapolato ed adattato by Presidentissimo da:
TURISMO  IN  BICICLETTA , Conosci L’Italia, T.C.I. 1949)

Quando, tra la fine del secolo scorso e il principio del presente, la bicicletta assunse la sua forma pratica e definitiva le fu facile guadagnarsi l’appellativo di “regina della strada”. Più tardi però l’avvento dell’autoveicolo offuscò al quanto la
sua gloria e divenne l’umile “cavallo d’acciaio”. Nella sua umiltà essa fece tuttavia passi da gigante in fatto di popolarità e diffusione, soprattutto per servizi utilitari, e oggi centinaia di milioni di biciclette circolano per il mondo. Era quindi naturale che questo popolare mezzo fosse impiegato per fini turistici, possedendo doti particolari in virtù delle quali può giustamente considerarsi una via di mezzo, provvista di molti vantaggi e pochi oneri. La bicicletta infatti offre indipendenza, velocità apprezzabile, economia massima. Comporta, è vero, una certa fatica, ma vedremo come questa fatica, presa con giusto spirito, si tramuti in un salutare esercizio. Superato codesto pregiudizio, il cicloturismo diviene una attività che appassiona e lo prova il fatto che molti, pur avendo la possibilità di servirsi di mezzi ritenuti più comodi, preferiscono vagabondare con la loro fida bicicletta.
[…]
Essa è, anzitutto, praticamente alla portata di chicchessia; nessuno, si può dire, ne è sprovvisto; e. se è vero che per fare del cicloturismo una bicicletta apposita è preferibile, è altrettanto vero che, limitando un po’ le pretese, qualunque buona macchina può servire allo scopo. La bicicletta porta ovviamente, e con poca spesa, dappertutto (anche in montagna, perché, alla peggio, nei tratti di salita dura ci si trasforma in pedoni) senza velocità eccessive, pronta alle soste, ma nello stesso tempo abbastanza rapida da consentire, pur a chi abbia possibilità fisiche limitate, percorrenze tutt’altro che disprezzabili.

PRIMI PASSI DEL CICLOTURISTA
Per iniziarsi e appassionarsi al turismo in bicicletta occorre per prima cosa rompere il ghiaccio, e questo si ottiene con un minimo di cognizione di causa e di allenamento. Sarebbe un errore partire impreparati per una gita di prova e dichiararsi poi insoddisfatti del mezzo. Il cicloturismo è un’attività di indole doppia: è turismo nel vero senso della parola ed esercizio fisico salutare, trattandosi di un’attività ricreativa dei muscoli e dell’organismo, così come la parte turistica è ricreativa dello spirito.
Non mancano naturalmente le esagerazioni: certuni, anziché limitarsi al godimento del viaggiare in bicicletta, fanno del pedalare una mania; diventano cioè degli sportivi e allora decadono dalla qualità di cicloturisti.
Il principiante deve per prima cosa mettersi in condizioni di far uso della bicicletta senza accusare fatica.
C’è chi per ragioni utilitarie compie giornalmente parecchi chilometri. Costoro possiedono già l’allenamento base, nonché l’abitudine a stare in sella senza troppo stancarsi; e con qualche gita domenicale, gradualmente crescente in chilometraggio, si mettono in grado di affrontare viaggi di più giorni e di entità discreta. Ci sono invece i sedentari i quali, non disponendo che del giorno festivo, devono fare un allenamento più intenso, ancorché sempre progressivo. A ogni modo, l’importante è di affrontare le prime gite dopo un uso gradualmente più accentuato della bicicletta, riservando le salite al momento in cui si sia raggiunto un buon grado di preparazione. Così facendo, e avendo cura di percorrere itinerari variati, quali ce ne sono, entro brevissimo raggio, in ogni parte d’Italia, in nove casi su
dieci si prenderà gusto e amore al turismo ciclistico. E’ bene non dimenticare che chiunque, purché sano, è in grado di fare molta strada in bicicletta, a patto, s’intende, di avere un minimo di preparazione. Le salite più dure si vincono con l’ausilio del cambio di velocità. Ma chi non si sente di superarle, va a piedi, godendosi più tranquillamente il panorama. E’ buona cosa, anzi, che anche il cicloturista in gamba lasci a parte l’amor proprio e faccia ancor lui qualche camminatina. Non essendo corridore, non ha traguardi, non premi di tappa, né ha, soprattutto, l’obbligo di far bella figura di fronte ad alcuno.[…]
Nella pratica del turismo ciclistico, che l’esperienza e l’esempio di centinaia di migliaia di cicloturisti sparsi in tutto il mondo insegnano essere di così grande soddisfazione, giovano alcuni necessari precetti, che tratteremo in appresso. Essi riguardano: preparazione fisica; scelta e preparazione della macchina; scelta e sistemazione del bagaglio; regime alimentare; norme del viaggio; scelta degli itinerari.

PREPARAZIONE FISICA
L’esercizio fisico vuol esser fatto gradualmente, senza stancarsi. La meta non è la località alla quale miriamo arrivare, ma quella a cui dobbiamo ritornare. Se alla partenza, o durante il viaggio, sentite forze apparentemente esuberanti, risparmiatele, non abusatene. La stanchezza procede in progressione geometrica e può darsi che prima della fine della gita abbiate a sentirvi improvvisamente sfiniti. Se vi capita di arrivare ancor freschi, non basatevi troppo su ciò per aumentare eccessivamente il chilometraggio delle gite successive. Soprattutto, imparate a conoscere le vostre risorse fisiche e a erogarle con misura. In principio d’anno si usino di preferenza rapporti piccoli. La modesta velocità che il cicloturista deve tenere, gli rende in ogni caso illusorio, se non dannoso, l’uso di rapporti alti. D’altra parte c’è un lato importante nella preparazione fisica: l’abitudine alla sella. Succede spesso infatti che uno si stanchi, prima di ogni altra cosa, di stare in sella. Di qui la necessità dell’allenamento, tanto più che anche la miglior scelta nella sella limita di poco l’inconveniente. Se ne desume però che il nostro consiglio di andare adagio va preso con discernimento, non dovendosi viaggiare o inutilmente o troppo adagio, poiché ciò significa stare ore di più in sella, con tutte le conseguenze che ne derivano.

SCELTA E PREPARAZIONE DELLA BICICLETTA
La macchina ideale per il cicloturista che desideri affrontare qualsiasi strada (anche cattiva) e qualsiasi dislivello, è di tipo leggero, ma robusto, con gomme leggere semiballon, cambio a tre o quattro rapporti “discosti” e con secondo ingranaggio al pedaliere per le salite dure, pedali con fermapiedi robusti, sella preferibilmente in cuoio, comunque ben adattata, impianto elettrico, manubrio basso o a posizione variabile o da corsa, una o più borse appese alla sella o ai fianchi delle ruote, secondo l’entità del bagaglio. biciclette del genere raramente si trovano in commercio già pronte ed equipaggiate. E’ però facile farsele montare da un meccanico di fiducia. SE questo è il tipo ideale, non tutti possono o vogliono acquistare una nuova bicicletta. Chi si inizia la cicloturismo con legittima riserva e si accontenta perciò della bicicletta che possiede, tenga nondimeno conto che da un mezzo più idoneo caverebbe maggiori soddisfazioni, Una macchina apposita richiede minore preparazione; una bicicletta qualunque ne richiede di più. Tra le usuali, il tipo cosiddetto sport, provvisto di cambio, è quello che meglio si presta al cicloturismo, nonostante le gomme a sezione stretta lo rendano, al pari della bicicletta da corsa, poco confortevole. Ad ogni modo, volendo accontentarsi della macchina di cui si dispone, non si dimentichi di farla mettere in efficienza in ogni sua parte: si eviteranno, in viaggio, noie le quali sarebbero cagione di disgusto e disamore. Si abbia l’avvertenza di abituarsi a una sella piuttosto alta, in modo che, pedalando, come di rigore, con le punte, la gamba si estenda quasi completamente: e a questo fine si montino i fermapiedi e si abbassi il manubrio fino a circa l ‘altezza della sella.

SCELTA E SISTEMAZIONE DEL BAGAGLIO
Il problema è dei più scottanti: perché il ciclista ha la possibilità di trasportare un peso ovviamente limitato e tuttavia non vuole rinunciare a un certo qual confort. L’esperienza insegna che tutte le esagerazioni sono eccessive. A seconda della lunghezza del viaggio, si preparino indumenti di ricambio; e, poiché si viaggia per lo più in estate, si indossino pantaloni sport o calzoncini. Un paio di pantaloni lunghi e una giacca leggera (meglio un pullover con maniche) sono sufficienti per l’arrivo. Indispensabili, qualche capo di biancheria e maglie pesanti, da usarsi in montagna, dove alle alte quote si troverà facilmente bassa temperatura; e, non meno utile, una leggera mantellina di gomma. Il bagaglio sarà preferibilmente sistemato entro borse, di cui esistono svariati modelli, da collocarsi sul portapacchi, su cui si potranno altresì fissare, mediante cordoni elastici, gli indumenti che occorre aver sottomano.

REGIME ALIMENTARE
In molti casi bisognerà provvedere anche al trasporto di viveri. Se generalmente è preferibile prendere i pasti all’albergo o in trattoria, prudenza vuole che il cicloturista porti seco qualche scorta e, comunque, che non manchi mai di zucchero, rapido reintegratore delle energie e ottimo rimedio contro improvvise debolezze. Giova anzi, a fin di prevenire qualunque eventualità, che se ne prenda senz’altro, ogni tanto, qualche zolletta, a meno che non si voglia invece far uso di preparati, normalmente in commercio, a base di zuccheri speciali destinati a chi compie lavoro atletico. Come in tutti gli esercizi fisici, anche in fatto di cicloturismo, è buona norma sottostare ad alcuni precetti igienici, particolarmente per quanto riguarda il regime alimentare. A rigore, il tabacco, gli alcoolici e la carne dovrebbero essere, se non banditi, almeno limitati al minimo. Non vogliamo con ciò comminare un regime di castigata astinenza: vogliamo solo raccomandare moderazione.
Non esagerare nei pasti, non bere vino che limitatamente e a tavola, bandire i liquori, guardarsi dalla pericolosa tentazione di tutte le fresche fontanelle che s’incontrano sul cammino. Occorre resistere e non soddisfare intera la propria sete durante il giorno. La sera, così come l’ultimo pasto sarà più copioso, anche qualche libagione più abbondante (ma solo in minima parte alcoolica) è consentita. Ove la stagione lo permetta, quando, cioè, non sia troppo caldo, è bene rimettersi in viaggio subito dopo aver mangiato. In caso di sensazione di debolezza o di fame, non rimandare, ma possibilmente, mangiare subito qualcosa. Del resto, ognuno regolerà le proprie risorse fisiche e il proprio regime come in ogni altra affine attività, quali il podismo, l’escursionismo, l’alpinismo,ecc.

SCELTA DEGLI ITINERARI
Quando e come si viaggia in bicicletta? Circa il primo quesito la risposta è pressoché inutile, ovvio essendo che ciascuno dedicherà al cicloturismo le giornate di libertà, che non sempre può scegliere in epoca di suo piacimento. Generalmente si dispone delle vacanze in piena estate: epoca, questa, che, se ha il vantaggio delle giornate lunghe, ha però l'inconveniente che spesso, buona parte del giorno non è usufruibile a causa del caldo eccessivo. Le stagioni migliori sono la primavera e , particolarmente, l'autunno. Ad ogni modo, l'esperienza che il cicloturista andrà via via acquistando lo metterà in grado di bene sfruttare i vantaggi connessi a ogni stagione e di attenuarne gli inconvenienti. C'è poi differenza di temperatura e di clima da luogo a luogo. Una gita su strade alpine può essere sutdiata in modo che l'itinerario percorra strade scendenti rararmente a bassa quota. In tal caso l'altezza e la ventilazione mitigano notevolmente i rigori di un'estate calda, cui una tal gita, pertanto, meglio si conviene. La riviera, invece, potrà visitarsi sul finire dell'estate, dopo la metà d'agosto, o meglio, ai primi di
settembre, per solito mite e stabile. Scelta l'epoca, resta da vedere come e in quali ore della giornata sia preferibile viaggiare. Tolto l'inconveniente del caldo, tutte le ore del giorno sono buone. Premessa la norma di coricarsi presto e dormire esaurientemente (7-8 ore almeno) ci si potrà trovare pronti all'alba. Partire avanti il sorgere del sole è un gran vantaggio: si respira l'aria pura del mattino, si gode dello spettacolo dell'alba, interessante e vario sui monti, sul mare, sui laghi: e infine ci si mette in cammino per tempo, norma fondamentale per chi voglia fare agevolmente molta strada. Il segreto dei lunghi percorsi non sta nella disordinata velocità, ma nella marcia regolare, anche se non veloce. Nelle giornate calde, poi, chi abbia l'abitudine di riposare il giorno, potrà ridurre le ore di sonno notturno completandole nel pomeriggio.  Quanto alla marcia notturna, se è tutt'altro che da scartare, è bene nondimeno la si faccia solo eccezionalmente, soprattutto negli avvicinamenti. Di notte la visibilità è scarsa e il cicloturista farà ottima cosa a viaggiare in ore notturne solamente ove debba percorrere tratti già noti, o traversate in pianura, verso zone turisticamente più interessanti, giovandosi di un buon impianto elettrico. Superfluo aggiungere come una tal marcia guadagni molto a essere fatta in belle notti di luna: come pure che, essendo il sonno un fastidioso nemico, è buona norma aver dormito sufficientemente in precedenza. In caso di sonnolenza, ove non ricorra un fattore di stretta necessità, è male proseguire: meglio fermarsi subito e riposare. L'ora più propizia al viaggio va anche scelta in rapporto alla configurazione dei luoghi. Facciamo l'esempio delle vallate, tutte diversamente illuminate e soleggiate durante il giorno. Se una vallata corre da sud a nord e la strada ne percorre il fianco a est, questa resta in ombra per tutta la mattinata e viceversa il pomeriggio. stabiliremo dunque l'itinerario in modo da percorrerla in ore adatte, a seconda che amiamo l'ombra o il bagno di sole. Medesima considerazione può farsi per molte strade sui laghi e sul mare. Viaggiare con il sole in faccia, e questo accade specialmente al mattino e la sera, non è piacevole conviene percorrere, di mattina le strade da est a ovest, e al pomeriggio nel senso contrario. Da tutto quanto esposto, ben si comprende l'utilità di un accurato studio preliminare delle carte. [...]
Un programma ben disposto e ordinato riuscirà molto utile durante il viaggio; e se, normalmente, solo chi abbia una certa esperienza riuscirà ad attuarlo per intero, gli altri pure riceveranno, da un tal lavoro preparatorio, benefici non disprezzabili. In ogni caso è bene che il programma sia modesto, comodo, tale che lasci un certo tempo libero. L'occasione di vedere qualcosa d'imprevisto, di sostare di fornte alle bellezze naturali o di riposare da eventuali momenti di stanchezza, si presenta spesso.
Dopo il quando eccoci al dove viaggiare. [...] Non v'ha località, città o paese, attorno a cui non si trovino, nel modesto raggio di qualche diecina di chilometri, siti ameni, suggestive stradette secondarie, ,momumenti, motivi di attrazione per svago e riposo. In un certo senso le strade secondarie offrono spesso visioni che gli itinerari sulle grandi vie di comunicazione non sempre possono dare. [...]
Chiunque prenda in mano una carta topografica dettagliata scoprirà indubbiamente un dedalo di stradette a lui nuove. E' qui che ci si inizia favorevolmente al cicloturismo. Percorrendo codeste strade solitarie, le quali sembrano perdersi fra il verde della campagna, spesso deliziosamente ombreggiate e festosamene accompagnate da acque fresche e chiare, procedendo per valli che fanno di molte regioni collinose piccoli mondi montani in miniatura, si prederà vivo amore al ciclismo turistico, sognando mete più lontate più impegnative.[...]

 … IN COMPAGNIA
Il turismo ciclistico può essere esercitato da persone isolate ovvero da gruppi di persone. Il primo modo presenta il vantaggio dell’assoluta indipendenza, ma porta con sé condizioni sfavorevoli, la più grave, quella della solitudine. Chi abbia provato questa pratica sportiva, e non sia un solitario per carattere o per aspirazioni, sa che, dopo alcuni giorni di viaggio, sente prepotente il bisogno di imbattersi in un viso conosciuto, in una persona alla quale manifestare i propri sentimenti: lentamente, ma senza scampo, la fatica
non dà più soddisfazioni, pesando sul fisico. Questa forma di sport isolato, pur se lodevolissima, risulta anche meno raccomandabile a motivo della sicurezza personale, maggiormente esposta ad eventuali pericoli e, soprattutto, in quanto viene a mancare, in caso di incidenti fortuiti, l’immediato soccorso dei compagni di viaggio. Il cicloturismo praticato in comune da gruppi di persone è, invece, da preferirsi sotto ogni punto di vista. Basta essere in due per sentire subito il vantaggio della compagnia; però si tenga presente che, oltre un certo numero appropriato di componenti, essa comporta svantaggi sempre maggiori quanto più cresce. L’esperienza insegna che non conviene superare la quindicina di persone: avendo aderenti più numerosi, si sdoppino le squadre, lasciando a ognuna un indirizzo autonomo, a meno che non si tratti di gitanti con speciali doti di solidarietà ed eccezionalmente affiatati. Sotto questo aspetto è consigliabile che i componenti dei gruppi, o la maggioranza di essi, siano sempre i medesimi, soliti, una volta che abbiano affidata la direzione della gita la più esperto, a seguire la buona norma fondamentale che si compendia nel motto: “Tutti per uno e uno per tutti”. Nessuno, per alcuna ragione, deve essere lasciato solo lungo la strada, salvo che si tratti di un maggiorenne, in grado di dirigersi da sé, il qualche voglia andarsene per propria determinazione.
Dalla convivenza di queste gite nasce poi spontaneamente quell’insieme di regole che, sebbene non siano scritte, vengono volentieri accettate e seguite da tutti per la loro stessa origine e come più confacenti alle esigenze e ai caratteri singoli.
E’, questa, una comunanza di spiriti e di intenti che diviene ancor più sostanziale e profonda quando, all’esercizio normale del turismo ciclistico, si possa accoppiare quello del campeggio: allora il vicendevole aiuto si fa più intimo e, nello stesso tempo, più esteso, perché può manifestarsi in tutte le fasi della vita quotidiana, abbracciando, oltre che lo svolgimento del viaggio, anche la preparazione del vitto e del riposo in condizioni del tutto eccezionali.
Nell’accoppiamento di codesti due sport, che si integrano fra loro a meraviglia, non bisogna dimenticare che la bicicletta vuol essere protetta dalle eventuali intemperie della notte. E’ pertanto necessario tener conto che una tenda per quattro persone basta in effetti soltanto per tre, dovendo altresì accogliere le macchine delle persone ospitate. Diversamente, se si è in gruppi più numerosi, si possono costituire particolari tende-deposito, e nelle quali, naturalmente, devono dormire a turno dei custodi. Così la cucina, la quale potrà essere unica o indipendente per ciascuna tenda o gruppo di tende. Nel primo caso le sarà riservata una  tenda apposita, la prima, all’arrivo al campo, ad essere impiantata e che verrà custodita durante la notte dai cuochi o meglio dalle cuoche di turno.