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PODISMO & DIABETE - Mission



YES WE RUN!

IL MANIFESTO DI PODISMO & DIABETE

di Cristian Agnoli. Presidente DNL

ultimo aggiornamento febbraio 2011

Il gruppo Podismo & Diabete nasce nell’estate del 2007 su iniziativa di Pippo Pipitone (TP), Cristian Agnoli (VR) e Augusto Zecca (ROMA), 3 DM1 con la passione per la corsa. Volutamente non istituzionalizzato, Podismo & Diabete è una libera aggregazione di podisti con diabete determinato a rilanciare il movimento della corsa a piedi a glicemia controllata, sotto l’egida dell’associazione Diabete No Limits Onlus, la cui mission è in primis “la promozione di uno stile di vita attivo tra le persone con diabete”. Il gruppo è attualmente composto da una cinquantina di podisti, motivati a correre ed allenarsi con costanza e metodo (=sport fatto correttamente), per dimostrare che muoversi fa bene, ma muoversi più velocemente può fare ancor meglio. Il tema della pratica sportiva nel soggetto con diabete, soprattutto quando insulinodipendente, non si presta alle semplificazioni: non esistono risposte o ricette univoche. La “malattia cronica” per definizione va gestita giorno per giorno, con una terapia che non è fatta solo di farmaci, autocontrollo, corretta alimentazione e rapporto con il team diabetologico, ma è un mix di consapevolezza, buon senso, spirito di sacrificio, forza di carattere, sostegno dell’ambiente circostante.

Gestire il delicato equilibrio di queste e altre componenti è probabilmente la chiave di successo per una serena convivenza con il nostro “amico mellito”. Podismo & Diabete ci aggiunge il movimento su due piedi, sia in ambito competitivo che puramente ludico (corsa su strada, in pista, trail, in montagna, ultramarathon, skyrun, ecomaratone). Riteniamo che nulla o quasi debba essere precluso all’aspirante “podista” con diabete che può partecipare, con le dovute attenzioni, a qualunque tipo di specialità di corsa.

La salute della persona con diabete non è merito esclusivo dello sport, ma crediamo con fermezza che l’esercizio fisico, se praticato correttamente, ci consente non solo di migliorare il compenso metabolico, ma di trovare in noi forza, tempra, vigore ed entusiasmo e di scorgere nuovi orizzonti, di sorridere e magari strappare un sorriso.

L'adesione a Podismo & Diabete è gratuita e libera. Si perfeziona comunicando su www.diabetenolimits.org la propria storia clinico-sportiva e partecipando a qualcuna delle iniziative promosse: una sottoscrizione morale degli obiettivi, il cui prezzo è pattuito in trasparenza, disponibilità al confronto e al mettersi in gioco. Rendere pubblico il proprio rapporto con la patologia e lo sport, senza nascondere le difficoltà e le giornate “storte”, è il percorso prescelto, senza voler apparire “mellito modelli” o “esemplari”, ma semplice “testimonianza” di un modo come un altro di convivere con il diabete, senza piangersi addosso, ma reagendo e vivendo in prospettiva. Divulgando quello che facciamo, in questo caso “correre”, vorremmo invitare al confronto, al dibattito, a guardarsi dentro, ad avere più fiducia nei propri mezzi, imparando a parlare di diabete a se stessi per saperne parlare agli altri, possibilmente in forma, al fine di conseguire, nel limite del possibile, un benessere “reale e duraturo!”

Nostro convincimento è che lo sport, anche per l’atleta con diabete, anche se praticato a medio-alta intensità, apporti benefici alla nostra salute superiori rispetto ad una blanda attività fisica (e ovviamente alla sedentarietà). Questo senza diventare "fenomeni" o peggio ancora "esaltati". Siamo consapevoli della differenza che corre tra un atleta professionista e un "amatore". Si corre, anche velocemente in virtù di un target cronometrico (ma tutto è relativo se paragonato a un top runner), senza perdere di vista l'obiettivo principe: il divertimento e la salute.

L'attività agonistica impone qualche precauzione in più alla persona con il diabete, in primis una maggior attenzione all’alimentazione in tutte le fasi, controllo dello stress emotivo e adeguamenti della propria terapia insulinica. Gli schemi standard possono essere rivoluzionati da orari e tipologia di allenamenti, gare, pasti. Ma questo “scombussolamento” (che peraltro nella quotidianità può derivare anche da ritmi di lavoro o impegni familiari e privati in genere) non deve a nostro avviso né scoraggiare né spaventare: è una questione di forma mentis, di approccio allo sport e alla terapia, senza fissarsi su rigidi dogmi. Una visione più aperta e flessibile del diabete non significa necessariamente complessità o indecifrabilità. Una persona con diabete propositiva, motivata e sufficientemente open-minded grazie alla collaborazione con il team diabetologico e, quando presente, di un preparatore atletico e del medico sportivo, valuterà intensità, durata e tipo di sforzo da affrontare (anaerobico, aerobico glicidico o aerobico lipidico) e calibrerà con cura alimentazione e dosaggio insulinico. Testandosi, e passando per qualche inevitabile errore, potrà gestire al meglio il proprio equilibrio glicemico sia nella fase precedente che successiva all’esercizio fisico, quando la ricostituzione delle riserve di glucosio potrebbe provocare una tendenziale ipoglicemia.

L’educazione allo sport, fin dai giovanissimi e indipendentemente dalla disciplina, dovrebbe insegnare che competere non significa vincere a tutti i costi, ma provare a dare il meglio di se divertendosi. E nel diabetico anche tanta capacità di autocontrollo, che è sì un presupposto, ma anche una conseguenza dell'attività fisica. Lo sport richiede a chi lo pratica di effettuare con costanza misurazioni della glicemia (talvolta anche nel corso dell'esercizio fisico), di prendere decisioni rapide e razionali in situazioni in cui sia la produzione di ormoni iperglicemizzanti o, in antitesi, il consumo di glucosio, possono essere abnormalmente o imprevedibilmente alti. Quindi lo “sport fatto bene” anche come “scuola di vita”. Dove ci sono cultura e coscienza (sportiva, diabetica, alimentare, intellettuale) non c’è estremismo. Non esistono obiettivi estremi, esistono obiettivi possibili e impossibili. Ciò è fondamentale per evitare atteggiamenti diseducativi e pericolosi, che possono seriamente pregiudicare l’equilibrio e la salute della persona/atleta con diabete. Saper soffrire e tenere duro, sopportare la fatica, allenarsi con intensità e competere non implica necessariamente musi lunghi, visi tirati, astiosa rivalità: crediamo esista un lato splendente dell’agonismo. Per questo vogliamo incoraggiarne la pratica, a determinate condizioni, per chi vuole provare ad andare oltre una (rispettabilissima e sanissima) blanda e costante attività fisica. La contrapposizione attività competitiva e non competitiva, “esercizio fisico sì, agonismo no” è a nostro avviso fuorviante. Anzi, i due approcci sono assolutamente compatibili e interscambiabili e possono far parte di un continuum nella “vita” sportiva del diabetico, che a seconda delle aspirazioni, dello stato psicofisico, delle sensazioni, può passare da una fase all’altra. Aspetti che vanno necessariamente approfonditi con il proprio “dottore” per giungere, se non ad una quadratura del cerchio, almeno a una riduzione delle variabili imprevedibili e ad una ottimizzazione del rapporto tra qualità della vita, compensazione metabolica, esercizio fisico.

Praticare uno sport in maniera ludica non coincide sempre e comunque con la blanda intensitĂ . La pratica a livello competitivo amatoriale (non parliamo di atleti professionisti dotati da madre natura di genetica e talento tali per competere ad altissimi livelli assoluti e dove si innescano logiche di risultato assai diverse per gratificazione e importanza) non serve solo a mantenere costanza e continuitĂ  nell'impegno che altrimenti potrebbero andare persi, ma ad abituarsi a confrontarsi con gli altri e con se stessi, a gestire le energie, a metabolizzare una sconfitta, a gioire di un successo proprio o del collega di allenamento.

Se il semplice passaggio dalla sedentarietà a una attività fisica anche moderata corrisponde a un miglioramento importante di tutti i fattori correlati al rischio cardiovascolare con un minimo sindacale di attività piuttosto basso (30 minuti x 3 volte la settimana), ci sono diverse evidenze che l'efficacia è assai più rilevante quando durata e intensità aumentano. E’ pur vero che basta una seduta isolata di esercizio fisico per migliorare la captazione del glucosio, ma maggiore è l’allenamento anche intermini di qualità migliore è il compenso metabolico con una insulinizzazione inferiore, il che ha importanti risvolti psicologici positivi. Per non parlare di tutti altri aspetti come perdita di peso, riduzione dei radicali liberi, stabilizzazione della pressione arteriosa e dei principali indici di buona salute desumibili dalle analisi del sangue (colesterolo buono, trigliceridi, transaminasi etc.).

Non pretendiamo di avere trovato la risposta migliore e valida erga omnes e nemmeno vogliamo pontificare ex cathedra sui benefici che l’attività motoria porta alla salute. Offriamo la nostra chiave di lettura, che si può condividere o meno, ma che vorremmo fosse di stimolo alla pratica sportiva, con la testa sul collo e i piedi per terra, anche quando il tutto si svolge in ambito agonistico-competitivo dove più facile è farsi prendere dalla foga e spegnere il lume della ragione. Crediamo anche che proprio in gara è importante dimostrare un approccio sereno ed equilibrato con lo sport: la competizione insegna a gestire le forze e l’emotività … contribuisce a formare o a temprare il carattere.

Nella società del tutto subito e senza sforzo, forse i concetti di autodisciplina e sopportazione della fatica non vanno più di moda, ma per chi fa sport, e magari convive pure con il diabete, queste due qualità sono fondamentali. Sono necessarie dunque forti motivazioni, cui bisogna aggiungere impegno e onestà verso se stessi impostando un programma adeguato al proprio reale valore. Solo così, e con un pizzico di buona sorte, si otterrà il risultato sperato. E crediamo anche che disciplina, fatica, impegno siano “sorriso-compatibili”, soprattutto se si corre per il benessere psico-fisico e l’armonia della persona-atleta con diabete: è una questione di rispetto verso se stessi e verso le nuove generazioni cercare di interpretare lo sport per indurre cambiamenti positivi.

Le attività di Podismo & Diabete sono divulgate sul sito www.diabetenolimits.org. Lo spazio “Mellito Runner” ospita i profili liberamente inviati con dati piuttosto precisi su gestione del diabete e della disciplina sportiva. Le 'competizioni per diabetici' che concorriamo a promuovere e a correre non vogliono essere “ghetti” autocelebranti dove rinchiuderci, ma un modo per aprirsi alla pratica sportiva assieme agli altri, semplicemente evidenziando e divulgando peculiarità e attenzioni che fanno parte della quotidianità del “mellito runner”.

Il gruppo aderisce anche ad iniziative di altre importanti realtĂ  che si occupano di sport e diabete, invitando gli sportivi a cimentarsi in diverse discipline, in favore di polivalenza e interdisciplinarietĂ .

Per informazioni su Podismo & Diabete: Cristian Agnoli - www.diabetenolimits.org - info@diabetenolimits.org