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Dnl - Diabete no limits

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2012 • EVENTI RUNNING - ROAD MAP COPENHAGEN


12ROADMAP 2012 > Missione Copenhagen!
> ultimo aggiornamento 29 maggio 2012

Il Team DNL ai nastri di partenza della Copenhagen Marathon del 20 maggio p.v.

Intro >
Nel 90° compleanno dell'insulina e nel 5° anniversario della fondazione di DNL, il Team Diabete No Limits Italia sarà ai nastri di partenza della Maratona di Copenhagen, capitale europea della produzione sintetica dell'ormone che regola il livello di glucosio nel sangue. Nel gennaio 1922 l'insulina viene usata per la prima volta per curare il diabete in un essere umano: infatti due bambini furono i primi a ricevere il trattamento che avrebbe salvato, dopo le loro, milioni di vite in tutto il mondo.


Nel 2007, Augusto, Pippo e Cristian, tre persone con diabete di tipo 1 insulino-trattato, fondano una onlus dedicata alla pratica sportiva responsabile, condivisa e in campo aperto: dopo di loro, altre centinaia di appassionati sportivi avrebbero beneficiato di questo nuovo approccio al diabete, fatto di BASALE USO DELLA TESTA & BOLI DI ENTUSIASMO!

***

10 RIGHE DA COPENHAGEN (featuring CPH_BOOK)



Righeggiando da Copenhagne ... By Nick the Click • 6 giugno 2012
Sicuramente sarò l'ultimo a comporre le famose 10 righe che distinguono ogni volta i nostri eventi.....ma come sapete spesso le mie immagini illustrano sensazione che anche io a parole farei fatica a esprimere......ecco perchè appena tornato mi son subito dedicato alla sistemazione delle foto, rimandando tutto il resto.
Anche questa trasferta Nordica si può definire un calderone di emozioni, piacevoli conferme e qualche novità. Non si finisce mai di imparare certe cose, e anche se il confronto tra di noi non trovava molto spazio in questi 5 giorni, è stato per me un buon momento per ascoltare ancora una volta esperienze altrui e riflettere sulla gestione delle mie Glicemie.....tanto da tornare a casa e provare/testare un approccio diverso della mia gestione giornaliera con picoole modifiche di basale cercando di coprire i momenti in cui ero scoperto. Al di là di queste mie personali riflessioni, eravamo tutti assieme ancora una volta per dare, chi più e chi meno, il nostro supporto al DNL Team nella "fredda" Copenhagen.
Chi l'ha detto che chi sta a guardare non sente la tensione della gara????......credo di poter parlare a nome di tutti noi attivi supporter, se dico che vivere  i giorni prima di una maratona a contatto con persone che la preparano per mesi, fa salire l'adrenalina del gruppo indipendentemente che uno corra oppure no. Personalmente, nonostante abbia documentato parecchi eventi ormai, sento acnora le tensione e la voglia di voler compiere il mio dovere reporter al meglio. Insomma in queste occasioni ogni persona vive la giornata della maratona in maniera diversa.....ma pur sempre in modo sentito.....e questo penso sia 1 dei 1000 lati fantastici di questo gruppo.
Da spettatore silenzioso mi ha fatto un'enorme piacere vedere Piero che consolidava un lavoro partito più di un anno fa a Parigi......là senduti tutti allo stesso tavolo parlavate di Copenhagen come di una delle tante cose da fare (una di quelle cose che quando si parla tra amici al 99% saltano, perchè così lontane che poi se lo dimenticano tutti)..... e invece eccovi qui a tagliare il traquardo in forma smaliante!!! Allo stesso modo non provo neanche immaginare l'emozione provata da Francesca al suo esordio in Maratona......tutti certi che ce l'avrebbe fatta, l'unica scettica era lei....un po' come la secchiona del gruppo che a scuola diceva di non sapere mai niente e poi piazzava l'interrogazione da paura.......grande la nostra maestrina.....complimenti!!!!!
Per Pietro e Cristian ormai le parole si ripetono di gara gara.....mi inchino davanti alla loro prestanza fisica ma sopratutto mentale......perchè credo che sia sopratutto dalla mente che parta il tutto. Così distanti dalla mia realtà e livello di preparazione atletica ma allo stesso tempo fonte d'ispirazione e stimolo per migliorarsi sempre.
Unica nota dolente l'odore isopportabile della mia stanzetta, così forte da svegliarmi più volte nel corso della notte e anche da farmi dimenticare il sottile materasso che mi divideva dal cemento del pavimento.....ma fa parte anche queste delle nostre avventure che ci divertiamo a raccontare.
Ora vi saluto e vado a correre.......ascoltando "It's long way to the top" e pensando a voi
 
Righeggiando da Copenhagen ... by Pietro Nonno Pesenti • 29 maggio 2012
ATLETICAMENTE:
non riesco a valutare la condizione atletica, ma posso sicuramente giudicare la condotta di gara...pessima!
Sapevo di non poter ambire a tempi vicino alle 2h50'/2h52', e l'obiettivo era quello di impostare un ritmo non più veloce di 4'06" (forse anche un paio di secondi più lento).
Contro ogni logica, spinto da un irrefrenabile istinto agonistico, ho invece corso i primi 21,097 km in 1h25'34" (@4'03"), ovvero tre/quattro secondi meno di quanto (forse) potessi concedermi e non sono pochi!
Nonostante fossi cosciente del rischio, ero comunque fiducioso e nella mia testa frullava la speranza di poter perdere al massimo due minuti nella seconda parte di gara e quindi terminare in circa 2h53'. Stavo facendo i conti senza l'oste..."danese"!
Già al 22°km e per i successivi 5km, complice anche il percorso zizzagante e il caldo inaspettato, ero infatti costretto a rallentare il ritmo (@4'09").
Ero preoccupato per il calo improvviso e non riuscivo a capacitarmi che fosse arrivato così presto. Purtroppo il peggio doveva ancora arrivare!
La "benzina" era ormai agli sgoccioli e dal 28°km sino al 35°km cercavo di limitare i danni correndo più col cuore che con le gambe (@4'20").
Un calvario gli ultimi interminabili 7km e 197mt...completamente senza forze, correvo solo per inerzia (@4'33")!
Finalmente giungevo al traguardo, fisicamente e moralmente distrutto...rabbia e delusione i miei sentimenti!
Un paio d'ore per riprendermi, fisicamente e mentalmente e buttare alla spalle la mia settima maratona, quella gestita nel peggiore dei modi!
Chi troppo vuole, nulla stringe!
METABOLICAMENTE: la trasferta danese ha confermato la stabilità del mio nuovo rapporto I:CHO e le glicemie ne hanno sicuramente giovato. Solo un paio di Iper notturne prontamente corrette, ma per il resto valori nel range desiderato. Anche in gara non ho avuto problemi, anche se le barrette Enervit Crema Limone, mai provate prima (grave errore), sono risultate di difficile digestione e nel finale le ho sostituite con quattro bustine di miele (il minino necessario per terminare la gara senza incorrere in IPO).
Naturalmente non è sempre così facile la gestione del nostro metabolismo imperfetto e il livello di attenzione deve sempre essere alto.
Il nostro amico Mellito è sempre pronto a reclamare un ruolo da primo attore, a noi relegarlo a ruolo di semplice comparsa!
CONVIVIALMENTE: benissimo! Grande sintonia e affiatamento con tutti, clima gioviale e tanta voglia di divertirsi. Copenhagen si è poi rivelata una bellissima città, con un'atmosfera serena e leggera dove la vita e le persone sembrano scorrere dolcemente, a piedi o sulle loro biciclette.
Ho avuto anche il piacere di conoscere Michele Fortis, al quale faccio i miei complimenti per la sua splendida famiglia e per aver abbattuto il muro delle 3 ore! Runnermente parlando, elogi anche tutti i podisti DNL e DNL Friends in gara, indipendentemete dal risultato cronometrico.
Un plauso speciale invece a FRANCESCA che ha affrontato la sua prima maratona col giusto approccio mentale, superando brillantemente anche i problemi di salute dell'ultima settimana!
MENTALMENTE: dopo CPH mi prendo un periodo di riposo "attivo", sino alla fine di giugno. Sono stanco da tutti i punti di vista e devo ricaricare le pile!
Ho comunque ancora tanta voglia di correre e di dimostrare a me stesso che volere è potere, cercando di ingannare anche l'età che inesorabilmente avanza.
Farò tesoro dell'esperienza in terra danese in vista della prossima maratona...sarà difficile, sarà faticoso, ma sono una testa dura e non mollo...nella corsa, come nella vita!

RIGHEGGIANDO DA COPENHAGEN ... by Francesca PHD Polese > 25 maggio 2012
ATLETICAMENTE: partivo per la mia prima maratona in forma tutt’altro che smagliante. Avevo avuto la febbre (alta il martedì), per fortuna scomparsa il mercoledì, unita a un fortissimo raffreddore con orecchie completamente intasate e una tosse altrettanto molesta.... La settimana prima della gara non avevo mosso un passo (di corsa) e le gambe erano davvero molli per l’inattività ma anche per la “malattia”. Ma sapevo che avevo lavorato duramente nei mesi scorsi e non volevo che fosse la sfortuna dell’ultima settimana a farmi andare oltre il muro delle 4 ore. Ho però capito sin dai primi km che le sensazioni non erano di fluidità come quando avevo fatto i lunghi, complice anche il caldo che ho patito tantissimo. Muscolarmente sono stata nel complesso bene, tranne un breve accenno ad un possibile crampo (per fortuna rientrato) attorno al 38 km.
METABOLICAMENTE E EMOZIONALMENTE: l’emozione che ho provato è difficilmente descrivibile: subito prima della partenza ero agitata, tesa anche perché la glicemia si era ostinatamente fissata sui 300 e non ne voleva sapere di schiodarsi. Essì che avevo fatto tutto alla perfezione: conta dei cho al milligrammo la sera prima e a colazione. E bolo fatto alle 5:50 per una partenza gara fissata alle 9:30. Mi sa che era proprio l’adrenalina alle stelle che faceva schizzare la glicemia. Ma vabbè.... la prima volta qualche cappellata in più è concessa come ha ribadito un magnanimo e comprensivo Issimo all’indomani della gara! Comunque, gestione in gara ottimale (ho ovviato all’iper riducendo la basale meno di quanto mi ero prefissata) come dimostra la glicemia all’arrivo (126). Durante la gara il tempo è volato, grazie al tifo lungo il percorso e alla gioia che sentivo man mano che macinavo i km. Nonostante la fatica, la corsa è libertà e felicità.
DNLMENTE: riecheggiando una conversazione fatta con Issimo e il Nonno davanti a una delle numerose birre copenhaghesi, quello che mi lega alla pattuglia podistica (allargata) di DNL d.o.c. e friends è l’amicizia, in primo luogo. Il diabete è solo il mezzo attraverso cui ho conosciuto persone fantastiche che altrimenti non avrei incontrato. Ogni ritrovo DNL mi conferma questa bella sensazione e mi fa venire voglia di vedersi ancora presto per parlare di corse, glicemie, boli e basali e di vita. Insomma, per essere noi stessi. Pensare che ho persino accettato di partecipare a un corso individuale tenuto dal presidentissimo per la mia rieducazione da svolgersi in montagna e a base di vergate sulla schiena!!! Una menzione speciale voglio farla a Laura, Dnl friend, che ha corso con me l’intera gara, pur essendo nettamente più fresca e incitandomi a accelerare negli ultimi km.... Lei sa che un semplice grazie non basta.
Adesso ho già voglia della prossima maratona.... magari per realizzare il sogno (che questa volta non si è verificato) di tagliare il traguardo con  lo stendardo DNL! Grazzi: preparati perché alla prossima ti becchi 15 minuti!!!

Righeggiando da Copenhagen by Piero Grazzi • 24 maggio 2012
Atleticamente...
Senza abusare dei termini toscani... Ho fatto il “grullo” nella gestione di questa corsa, che già in base alle ultime frequenze trovate sui lunghi avevo stimato in 2-3 minuti sopra – non sotto purtroppo – le 4 ore. Poi, complice una giornata per me splendida dal punto di vista ambientale e di accoglienza, le incitazioni dei compagni della vigilia, e la Polese che avrei voluto tenere a non più di 10 minuti (e ci sono riuscito solo perchè lei correva dopo una settimana  febbriciante...) ho creduto di poter fare l'”impresa”: risultato 5-6 minuti persi negli ultimi km per crampi. Esperienza, dunque.  Perchè come la si veda, per me solo stilare queste righe sotto la voce -atleticamente -  mi sembra quasi irreale... Sarebbe più corretto... fisicamente... per me.. che atleta non sono! Però mi piace correre, sfidarmi, e l'emozione provata al 7km, quando mi sono reso conto di correre in mezzo a tanta gente, in una giornata di sole di maggio, insieme a tante persone con cui condividevo una passione, e gli U2 che hanno attaccato “Moment of Surrender” è valsa da sola la trasferta. Senza musica, alla fine, ho trovato nei sorrisi delle persone che mi incitavano ad andare fino in fondo la giusta soundtrack...
Metabolicamente: … A Parigi avevo 2 misuratori, gestione pessima delle glicemie, quasi a caso. Anche qui mi ero portato il mio glucometro ed avevo il sensore... ma soprattutto sapevo cosa fare. Senza farmi sorprendere, ne intimorire da valori improvvisi.. E' filato tutto liscio: giuste le integrazioni previste, partito leggermente alto (180) ho atteso ad integrare che fosse passato almeno un'ora dall'inizio... poi 80 gr. fino alla fine di cho mi hanno consentito di arrivare intorno ai 100, senza ulteriori cali. Aiuta mentalmente riuscire a controllare i propri valori glicemici? Aiuta, aiuta forse quanto fa bene al fisico ed alla mente la corsa. Mi rendo conto che sta diventando sempre più un'operazione che faccio in background. Come dopo ogni corsa.. annoto il tempo, i chilometri, le glicemie, il peso,  il tipo di allenamento fatto...
Mentalmente:.... seconda esperienza sulla distanza, e la bella sensazione di poter correre per più di tre ore senza stress... A mente fredda, anche il dispiacere per non aver centrato l'obiettivo rientra nelle cose che comunque, servono per fare esperienza. E per saper accettare i propri limiti.
Ormai sono più di 10 anni che sono diabetico, ma nelle cose che ho fatto ho sempre cercato di non implicare questa mia condizione. Nel calcetto – che a me piaceva tantissimo -  nelle trasferte sulla neve, non ho mai pesato il mio stato... non riesco a vedermi come atleta-diabetico.... altrimenti dovrei vedermi imprenditore-diabetico, politico-diabetico, genitore-diabetico... Anche i numeri metabolici fanno parte della mia vita... Probabilmente a livello inconscio questa condizione avrà creato qualche problema... ma, ... ma  quando corro.. come a Copenaghen... mentalmente sono un runner... o no?
Convivialmente:... Un gruppo quasi “scout” per spirito di adattamento e capacità di superare le difficoltà – per altro minime – di  una trasferta come questa, che costringe ad una coabitazione forzata persone che -  a parte alcuni casi – si conoscono poco o nulla. L'evento clou della Road Map è giusto anche che sia così. 
Ero contento che mia moglie avesse potuto partecipare, perchè è sempre una bella esperienza, e chi non l'ha vissuta, anche solo da spettatore, forse non se ne rende conto... appunto: adesso che l'ha vissuta, ancora non comprende come qualcuno possa “farsi del male così”... Proprio per questo mi piace poterle raccontare come ci riusciamo...

Righeggiando da Copenhagen by Cristian Agnoli > 23 maggio 2012
ATLETICAMENTE: 3h09:39 … tempo onorevole, ma LONTANISSIMO dalle mie aspirazioni. Era già tutto previsto e dunque prendo atto che questo è il mio attuale valore. La cronaca della mia gara: partenza molto sciolta, con buone sensazioni e apparente facilità di corsa a frequenze entro range accettabili quando si fa la gara (161-165 bpm). Mi sono posizionato in mezzo ai 2 gruppetti con i pacesetter delle 3 ore facendo un po' l'elastico. Intorno al 19° km, dopo un impegnativo cavalcavia, ho visto salire un po' troppo le frequenze ed è stato il primo campanello di allarme. Ottimo il passaggio alla mezza, 1h29,36 dopo il quale però ho iniziato a perdere efficienza. Dal 25° km ho capito che non avrei potuto reggere tutta la gara a quel passo. Onde evitare di farmi del male, ho mollato di colpo, correndo per circa 4 km (dal 26° al 30°) intorno a 5' al km. Dal 30° km in poi, ho poi ripreso un andatura "facile" tra 4'45-4'50 al km, godendomi l'atmosfera fantastica della capitale danese e il festoso pubblico. Negli ultimi due km ho prodotto anche una leggera rimonta giusto per essere sicuro di stare sotto le 3h10.
La giornata è stata molto calda, sicuramente non ha agevolato, ma non è questo il motivo del calo prestazionale dovuto invece a una preparazione affrettata, incoerente e con troppe divagazioni "trail".
Per quest'anno il mio rapporto con la maratona si chiude qui. Se ne riparla nella primavera 2013, quando spero saprò essere più efficiente sia fisicamente sia fisiologicamente e così poter impostare ritmi maratona più veloci (anche se gli anni passano).
METABOLICAMENTE: Nei giorni passati a Copenhagen non ho avuto una gestione glicemica perfetta, con qualche iperglicemia indesiderata e dunque con qualche correzione estemporanea. Ho fatto un po' di "cazzarocounting" (=conta dei cho approssimativa a fronte di pasti abbondanti) e gestito con superficialità, dunque, i boli prandiali.
Ammetto però che sapersi gestire 360 gg su 365 (fare i "compiti a casa") permette anche di poter passare qualche giorno da "grullo del diabete" senza gravi conseguenze.
Per quanto riguarda invece la mia gestione metabolica in maratona, la ritengo ineccepibile: glicemie pre e post maratona (risveglio in iper a parte), pasto e boli pre-gara, tipologia e timing integrazioni , trend e autocontrollo glicemico. Anche quando dal 14° km a causa di un cerotto non ben fissato si è staccato il trasmettitore del segnale del sensore CGM. Ho dunque corso 2/3 la maratona "al buio", ma anche su questo ho lavorato tanto ed ero tranquillo e sicuro di quello che facevo e dovevo fare, nonostante la stanchezza e l'impegno fisico. Ho concluso con glicemia a 100 mg/dl (rimando al CPH BOOK). Il sensore più affidabile sono io e a questa consapevolezza giungo non per "supponenza", ma per umiltà, e per un lavoro fatto dove la tecnologia (leggi CGM) assiste l'uso della testa e non lo sostituisce o fagocita.
MENTALMENTE: serenamente accetto il risultato dell'asfalto e sono soddisfatto delle mie sensazioni mentali in gara in tutte le fasi, sia quando viaggiavo in linea con i miei obiettivi, sia quando ho preso atto che insistere su quei ritmi mi avrebbe portato a scoppiare con il rischio di finire camminando. Invece al piccolo trotto sono arrivato all'arrivo sorridente, lucido e integro … in grado di guardare avanti!
La pratica sportiva pedestre continua a piacermi e a gratificarmmi anche quando le cose non vanno come vorrei. Imparare a gioire delle gioie altrui è un altro modo per "prendersi meno sul serio" pur facendo le cose in maniera seria. Per "gioia altrui" intendo non solo le soddisfazioni cronometriche e sportive degli altri amici/colleghi presenti, ma anche di chi era a sostenerci lungo il percorso e più in generale a tutte le persone che sanno vivere lo sport come una festa della fatica, provata o osservata che sia.
Sono poi contento di non vivere più da tempo i racconti delle mie gare, come una cronaca delle mie glicemie, se non nel paragrafo che mi impongo di dedicare agli aspetti metabolici. Superare il diabete sta anche in questo. Racconto di sport a glicemia controllata, ma la glicemia è solo uno, e forse addirittura il meno importante, degli aspetti da considerare … ma qui rischio di essere maleinterpretato e dunque mi riservo in altri contesti di meglio puntualizzare.
CONVIVIALMENTE: Copenhagen città molto accogliente. Vale la visita! Il gruppo DNL sempre capace di gestire tutte le situazioni (es. mancanza di letti e polvere molesta) con disinvoltura, allegria e solidarietà (a parte quando è ora di fare le pulizie e lavare i piatti dove i soliti noti si dileguano e lasciano tutto in mano ai/alle soliti/e noti/e!)
DIAB-ESISTENZIALMENTE: Penso che sia importante non confondere amicizia e diabete. Così come credo che non esista l'amicizia solo se derivante dall'essere diabetici (il "diab-amico"), così non credo che il fatto di essere tra molti di noi diventati amici VERI a seguito del fatto che il diabete ci ha fatto incontrare, sia motivo per non sfruttare gli eventi DNL anche come momenti di approfondita disamina del nostro "playing on diabetes", cazziatoni inclusi.
Non mi riferisco nello specifico a Copenhagen che per logistica, partecipazione, composizione del gruppo non si prestava al "focus metabolico", fermo restando che tutti sono intervenuti interamente a proprie spese, e questo è un segnale di "fede" e "affetto sincero" per le attività DNL.
Il mio ragionamento è una valutazione più generale sul rischio sovrapposizione tra sfera personale e sfera metabolica. Così come credo non si debba confondere lo status di atleta e atleta con diabete, quello di persona e persona con diabete, nel senso che dovremmo ambire ad essere atleti, persone a prescindere dal fatto che abbiamo in dotazione di serie l'optional non gradito del diabete; così non credo che dobbiamo confondere gli eventi DNL come le vacanze e i momenti di svago che non ci possiamo concedere altrimenti. La vacanza con diabete non esiste ovvero esiste nella misura in cui è una vera vacanza … ma gli appuntamenti DNL non ambirebbero allo status di vacanza anche se non c'è nulla di male nel conciliare svago e approfondimento, anzi forse i due aspetti sono inscindibili. Avverto però talvolta una certa deriva "scanzonata" e "caciarona" prevalere eccessivamente. Quindi a noi saper modulare consapevolmente, anche in viaggio, "il gioco del diabete" che rimane sempre una cosa seria. Ed esistono davvero tanti lati divertenti nelle cose serie!
RUNASYOUARE_MENTE: Sulla retro delle nostre fantastiche T-shirt danesi campeggiava il motto "RUN OVER DIABETES" … se riusciamo a correre per quello che siamo e sentiamo (vedi il "run as you are"), automaticamente sul diabete sapremo non solo correre, ma forse addirittura veleggiare. Penso che l'esperienza di Copenhagen in tal senso sia stata un passo in avanti.
POLESEMENTE: come non righeggiare sulla brava e ottima Fracesca, che al suo debutto in maratona ha subito sfondato il muro delle 4 ore. I compiti a casa servono e si è visto. Non si è nemmeno persa in paure metaboliche in partenza, quando glucometri e sensori segnavano freccette in su e iperglicemie mai gradite. E' bastato un deciso richiamo al "run as you are" e la nostra PHD si è rimessa in riga … una consapevolezza personale e atletica diversa che le ha permesso di inserirsi in griglia, correre e faticare attribuendo ad ogni aspetto (mentale, atletico, fisiologico e metabolico) il giusto peso! E' così non è finita cotta sulla griglia delle pippe metaboliche. Well Done Phd. Il buon compenso non significa necessariamente ambire alla perfezione metabolica con le glicemie sempre nei range, ma saper gestire l'imprevisto e trovare il rimedio giusto … il diabete non si cura con la fissa per la glicemia!
UMILMENTE: spero i miei pistolotti presidenziali non siano percepiti come "giudizi" ma come "spunti di riflessione" spesso e volentieri riferiti anche a miei atteggiamenti sbagliati. Ribadisco, in generale che il livello di umiltà della persona media (incluso il mio) è bassissimo ed è pure sempre più basso di quello che sarebbe ragionevole avere.
Il mio percorso personale e sportivo andrà da oggi avanti, o meglio proseguirà, in due direzioni: annullare totalmente ogni residua briciola di "rancore" in ogni mia azione quotidiana e disintegrare ogni brandello di "finta umiltà". L'umiltà vera è quella che preesiste alle legnate e alle mazzate. Facile fare apologia di umiltà dopo una sconfitta, una batosta o un insuccesso; il difficile è essere umili quando ci sentiamo sul tetto del mondo.
"Poco rancore, tanta umiltà … questa è la ricetta per la mia felicità!"
Con questa massima di spicciola filosofia in rima, concludo la mia ennesima prova di "righeggiatore errante e prolisso".
Da Copenhagen, per Diabete No Limits, passo e chiudo!

[WORK IN PROGRESS]


***


Raccontarsi Raccontarsi Raccontarsi > 
• profilo dei partecipanti (ID),
• Riepilogo preparazione seguita (Pre-roadmap)
• Dettaglio preparazione seguita nelle ultime 4/5 settimane (Roadmap CPH),
• Pensieri e riflessioni del pre-gara (CPH Confidential)!
• Il diario di bordo del soggiorno danese cliccando sull'immagine qui a lato  > COPENHAGEN ROADMAP LIVE


ROADMAPPERS CPH 2012:
1.  Pietro "NONNO" Pesenti
2. Piero "P_MAC" Grazzi
3. Cristian "ISSIMO" Agnoli
4. Francesca PHD" Polese





CPH CONFIDENTIAL ...

Auspici e riflessioni del pregara


CPH CONFIDENTIAL BY CRISTIAN "ISSIMO" AGNOLI • postato il 18 maggio 2012 (sul volo Milano>Copenhagen)
La maratona è per me oramai più mezzo che fine e pertanto cerco di usarla propedeuticamente, come palestra per abituare la mente alla disciplina e il fisico alla velocità. La mia propensione per la corsa in natura mi ha oramai trasformato in un animale allo stato brado che corre tra boschi e praterie: vivo l'asfalto come una gabbia, una prigione cui benevolmente condannarmi ma solo per brevi periodi e per giustificati motivi. Una pena che, costituzionalmente, non è da intendersi come punitiva, ma come recupero e riabilitazione nell'ottica del miglioramento atletico.
Ciò precisato, mentirei nel non ammettere che avrei voluto giungere a Copenhagen con ben altra condizione, ma un po' per colpa mia, un po' perché il recupero del tono muscolare e della forma atletica richiede forse un po' più di tempo, dovrò mettere in conto di non riuscire, nemmeno quest'anno, a rompere il muro delle 3 ore.
Ci proverò comunque, sapendo di rischiare di saltare forse anche prima del previsto, e forse con un po' di rammarico per non esserci riuscito negli anni precedenti, quando avevo raggiunto una condizione atletica e riscontri cronometrici in linea con le mia aspirazioni. Ma senza rancore.
Questa volta, dovrò partire più determinato che mai anche se consapevole di non avere il "motore": solo una marea di tenacia e una valanga di fortuna potranno permettere di ottenere da me stesso quello che i numeri dicono ancora non ho.
Alta probabilità di insuccesso dunque … cronometricamente parlando … ma sotto tutti gli altri punti di vista proverò a godermi questa maratona cittadina, che si annuncia spettacolare per pubblico e partecipazione, e trovare gratificazione da tutto quanto fa da contorno alla "prestazione" … per fortuna lo sport amatoriale può permettersi queste divagazioni.
Cercherò, nel mio piccolo, di fare da "chioccia" al gruppo e di gioire, nella peggiore delle ipotesi, anche solo per successi ed emozioni altrui, o più malauguratamente ancora, per consolare chi non otterrà il risultato sperato, cercando di dare a tutte le cose il "giusto peso".
Metabolicamente e diabeticamente non ho più nulla di aggiungere. Continuo a studiarmi e ad approfondire la conoscenza del mio metabolismo, con l'unico scopo di completare il mio percorso di cancellazione del complemento "con diabete" in riferimento ai miei comportamenti non solo atletici, ma professionali, professionali e chi più ne ha più ne metta, insomma l'essere sempre e solo "persona".
Basta con lo status di atleta con diabete, che dovrebbe essere solamente un passaggio, un momento transitorio, e non uno zenith, un punto di arrivo. Il vero obiettivo è misurarsi con gli altri, in mezzo agli altri… il resto è ghetto, è compatimento, è ingenuità, è disperazione … in una parola rancore! Diabete senza rancore! Scusate se ritorno su questo concetto, ma a mio avviso è la chiave per la svolta, per il cambio di passo.
Mai abbastanza umilmente Vostro, Presidentissimo
"I nostri limiti sono tantissimi, ma sempre meno di quelli che pensiamo di avere. La nostra umiltà è pochissima e sempre meno di quella che pensiamo di avere"

CPH CONFIDENTIAL BY PIERO P_MAC GRAZZI • postato il 17 maggio 2012
"Correre una maratona mi porta ad esplorare strade che non conosco, fuori e dentro di me. Viaggiatore, nomade, cartografo geografie in divenire sempre differenti.
Ho scoperto risorse e confini. Ho vissuto il dolore, attraversato il tempo.
Alcune volte il mio corpo è scivolato leggero, altre ha generato numeri pesanti e fuori controllo.
Ho annotato nel diario di viaggio le coordinate generate dal mio respiro, affannato ma sereno.
Non posso essere sicuro di sapere cosa ci sarà ad aspettarmi alla fine della gara fino a quando non l'avrò percorsa tutta, la mia strada. Troverò, probabilmente,  numeri nuovi, nuove sensazioni, ricordi.
“Forse, la vita è così.

CPH CONFIDENTIAL BY FRANCESCA PHD POLESE • postato il 17 maggio 2012
Dicono che le prime volte non si scordano mai. Fra me e me, senza avere il coraggio di confessarlo per non apparire la solita bastian contraria, ho sempre pensato che si trattasse di una solenne boiata. Nel mio caso sono pochissime le cose di cui mi ricordo “la prima volta” (persino l’esordio del diabete, la diagnosi ecc. è un ricordo le cui emozioni e la cui logistica sono confuse, a tratti sfuocate), ma l’approccio alla maratona (approccio perché ancora Lei non l’ho toccata con mano) credo sarà una di queste. Nello scrivere queste righe quando mi separano dal via 3 giorni e una decina di ore l’emozione è palpabile. Parto proprio da qui, e procedo a ritroso, riavvolgendo la pellicola fino all’inizio (che credo sia da collocare in qualche momento imprecisato un anno fa, forse un poco di più, forse un poco meno) per ricostruire la mia roadmap interiore verso Copenhagen.
Adesso, dicevo, sono in preda a una forte eccitazione: la testa che tende a focalizzarsi lì, ma che continua anche a fare elenchi mentali di cosa portare, di cosa non dimenticare assolutamente, di cosa anche se lo lascio a casa chissenefrega.... Ma c’è anche la paura che fa capolino, a volte insistente, a volte invece timida e mi dice che sto per tentare la Grande Signora, per fare qualcosa che a molti non riesce, e che ad ancora più persone riesce ma a prezzi elevatissimi. Però c’è anche la serenità di chi sa che ha fatto quello che doveva fare, o almeno quello che poteva fare, e che quindi si sente di affrontare l’incognita con sicurezza.
Meno di 24 ore fa lo stato d’animo era completamente diverso: più di 38 di febbre, un raffreddore che mi prostrava da venerdì e che non ne voleva sapere di passare nonostante il weekend trascorso in casa, il paracetamolo, i suffumigi ecc., mi avevano portato alla “disperazione” nel senso di perdita della speranza di potercela fare. E mi si riempivano gli occhi di lacrime: in parte per la rabbia di non poter verificare, “sfruttare” tutta la fatica fatta fino a quel momento; in parte per la tristezza di non poter realizzare un sogno che avevo cullato da tanto tempo e che sembrava svanire per il più banale dei motivi.
Le settimane prima me le ricordo come una sorta di “terra di nessuno”: stanca ma non stanchissima (se paragonato a come mi sentivo dopo circa un mese di allenamenti), voglia di correre altalenante, voglia di impegnarmi poca, a tratti fiduciosa a tratti invece pessimista. La voglia che arrivasse il giorno della gara: a volte per correrla a volte solo perché finisse tutto.
Procedendo ancora più a ritroso ricordo momenti di gioia e soddisfazione allo stato puri: l’esaltazione per avere fatto senza eccessive difficoltà i primi 30km, e poi quella ancora più grande per i primi 36km corsi in scioltezza e addirittura in progressione finale.
Ma ricordo anche momenti difficili: la settimana in cui mi sono imposta un fermo forzato perché avevo male, troppo male a una gamba; le ripetute fatte la mattina, a digiuno, al buio, su terreno nevoso o ghiacciato, da sola prima di andare a lavorare, aggrappata a non so cosa per non smettere e tornare a casa; le tante volte in cui avrei voluto semplicemente uscire a fare una corsetta spensierata per togliermi preoccupazioni dalla testa e invece dovevo rispettare tabelle, misurare distanze, tenere i tempi imprecando contro di me e contro la decisione presa.
Ed ecco l’inizio: non so quando, non so dove, non so perché ma mi è maturata la voglia di mettermi davvero alla prova e capire quanto sarei stata capace di fare. La “sfida” (anche se la parola non mi piace) era a più dimensioni: sportiva, psicologica (nel senso della determinazione e della forza di volontà), glicemica. E in ciascuna di queste volevo dimostrare a me stessa che potevo farcela, che potevo “volare alto”, che potevo raggiungere mete ambiziose.
Al momento non so se ce la farò (3h57’’ sarebbe il mio obiettivo), ma indubbiamente di strada sento di averne fatta tantissima, di corsa e non solo.















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