Outdoor Experience 2011 - Happy New Year @ Mt Gu
Happy New Year @ Monte Gu 31 dicembre 2011 - 1 gennaio 2012 Trekking di fine anno sul monte dallo strano profilo Itinerario:
Prologo: Garda-Torri 8k (+ trasferimento in traghetto h 10.50) Andata: Toscolano Maderno - Sanico - Malga Valle - Monte Gu @ 1581 mt slm- Passo Spino - Rifugio Pirlo @ 1124 mt slm (cenone) [16k • 1900 d+] Ritorno: Rifugio Pirlo-Valle d'Archesane-Valle delle Cartiere-Toscolano Maderno [12k • 1100 d-] TOTAL TREKKING • 36 km x 1950 d+ 31-12-2011 • Start @ 09.00 @ Garda 01-01-2012 • Finish @ 03.30 @ Toscolano Maderno Cartografia: Kompass Lago di Garda 1:50.000 31 dicembre 2011 • Monte Pizzocolo (1581 mt slm) Chi: 1. Cristian "Issimo" Agnoli • 2. Monica Mitch Miccio • 3. Ale Grip Grippo • 4. Cate Grippa Gabutti • 5. Federico Algo Ritmo • 6. Francesca Phd Polese • 7. Paolino "Crava" Cravanzola Racconto di un'escursionissima di fine anno WE DID IT! HAPPY NEW YEAR! testo di Cristian Agnoli Venerdì arrivi alla spicciolata dalle diverse destinazioni con cena in convivialità ma senza eccessi visto l'impegnativo trekking del giorno dopo e i rigidi standard nutrizionali imposti dalla nostra dietista. Con fisiologico ritardo, connaturato alle gite di gruppo, sabato alle 9.10, ci incamminiamo verso Torri del Benaco seguendo il lungolago. Giornate di sole in un inverno che sembra non voler liberare ancora il suo rigore. Luci, colori e paesaggi fantastici: il Lago di Garda sa stupire anche i suoi frequentatori più abituali. Giunti a punta San Vigilio, Alberto e Valeria ci salutano e fanno retro-front … per loro i festeggiamenti sono altrove! I 7 trekker proseguono ora su asfalto a passo speditissimo visto che abbiamo pochi minuti di margine sulla tabella di marcia e il traghetto delle 10.50. A guidare il passo PHD intenta ad abbassare il suo picco glicemico conseguenza di una scriteriata interpretazione del concetto di rompidigiuno senza bolo … No comment! Con lieve anticipo sul traghetto siamo all'imbarcadero. Biglietti e a bordo. Al calduccio ci godiamo la mezzora di traversata con un lago ondoso e viste mozzafiato. A Maderno l'allegra brigata compie un breve trasferimento in auto (lì posizionata il giorno prima dall'Issimo tracciatore ed esploratore in ambito "trail running") fino alla Valle delle Cartiere. Un paio di chilometri su asfalto che ci vogliamo risparmiare al rientro. Caffè strategico in bar frequentato da personaggi inquietanti, auto parcheggiata, zaini pronti e alle 12 in punto si parte. Bel tratto iniziale sui percorsi della Bassa Via del Garda fino a Sanico (320 mt slm). Qui sentiero e rotabile tornano a coincidere. Un irta serie di tornanti sale lungo il versante orientale del Pizzocolo fino ad incrociare l'innesto con il sentiero 11, ben segnalato, in prossimità di loc. Ortello. La strada ora si trasforma in mulattiera immersa nel bosco. L'invocata pausa pranzo (al sacco) arriva dopo poco meno di 3 ore di camminata. Il percorso arrampica ripido e appeso. Solo dopo i 1200 mt di quota inizia il single trek. Superata la radura di Malga Valle con spartano bivacco, il sentiero si inerpica nel bosco fino a sbucare sul sentiero sommitale che arriva dalle Prade. Qui si svolta a destra, facendo attenzione ai residui di ghiaccio e in pochi minuti si raggiunge con pendenze facili il Bivacco 2 Aceri, già presidiato per i festeggiamenti da un gruppuscolo di escursionisti locali. Successivamente conquistiamo la vetta del Monte Gu. Vista spettacolare a 360° gradi. Foto di rito, visita alla piccola chiesetta. Un gelido vento inizia a spirare senza però raggelare estasi ed entusiasmo per un tramonto indimenticabile. Ritorniamo sui nostri passi ora in discesa. Gli immancabili "Quanto manca?" ridondano nei timpani del presidentissimo tracciatore. Tratti battuti dal vento fino ad addentrarci nel bosco. Seguendo le indicazioni per Passo Spino, ora con le lampade frontali accese, arriviamo in poco meno di un'ora al Rifugio Pirlo a quota 1145 mt. Ci sistemiamo in una calda saletta con stufa assieme ai cani dei gestori. Birretta, stuzzichino, aperitivo, bruschette. Stanchezza attenuata da alcool e tarallucci. Phd ritrova la voce grazie al punch bollente. L'attesa del cenone passa veloce in una bella atmosfera conviviale, con Grippo sempre preciso nelle annotazioni sul suo minibook perfettamente compilato. Una tovaglietta di carta è invece il diario di bordo di Issimo, stranamente senza book al seguito, e dei due "cazzari metabolici" Paolino e Phd, perfettamente in sintonia e solidali nel loro elogio della "stoltezza". Consiglio di leggere Erasmo da Rotterdam per approfondire il concetto di "follia" e "stoltezza". Elogio del gozzoviglio ora. Finalmente ci trasferiamo nella sala banchetti. Un po' strettini, ma al caldo. Brusio totalissimo con tavolata di bresciani che monopolizzano la sala come fosse casa propria. Ma è il cenone e tutto è concesso anche in quota. Facciamo festa e basta. Tra brindisi improbabili, portate di non eccelsa qualità , eccessi e fioretti (Issimo solo 1 birra e 1 bicchier di spumante in tutta la serata) arriviamo all'immancabile conto alla rovescia non sincronizzato. Noi siamo ancora al 10 e fuori già scoppiano i petardi (oltre alla vescica di Algo attardatosi al bagno). Il tiramisù, ottimo, ammorbidisce un po' il nostro giudizio negativo sul menù. Spumantino in compagnia, qualche sbuffo per digerire il cotechino (Paolino gran mangiatore di cotechino) e siamo pronti per rimetterci in cammino. I commensali sono stupiti per la nostra scelta di rientro al buio. Non si tratta a mio avviso di camminatori navigati, probabilmente qui giunti per i sentieri più brevi quando non accompagnati in jeep. I gestori provano a corromperci offrendoci 8 posti letto lasciati liberi da un gruppo che ha annullato all'ultimo minuto. Briefing di gruppo e si decide per ritornare. Troppo forte il richiamo di Dahon Defì e troppo alto il rischio di dormire scomodi e sbuffanti. Meglio sfruttare la camminata per aiutare digestione, riassetto lipemico e metabolico. In effetti, anche terapeuticamente, abbiamo considerato la successiva camminata nella gestione del bolo insulinico. Con l'arte del borbottare e del farfugliare, Issimo è riuscito a non far capire ai compagni di gita quanti km effettivamente si dovranno percorrere per rientrare all'auto. L'uscita all'esterno è meno traumatica del previsto. Temperature miti con il vento che è cessato. L'itinerario prosegue in discesa per stradina forestale. Il silenzio del bosco è costantemente interrotto dallo scoppio di "ciccioli" rubati al rifugio. Il vigile del fuoco Algo Ritmo controlla che i bambini non incendino i boschi con i loro lanci di petardi. Giunti a Palazzo di Archesane, entriamo nella strada carrabile che tra sterrato e cemento attraversa la Valle di Archesane e nei pressi di Camerate entra nella Valle delle Cartiere. Temperature più rigide lungo il corso dei torrenti ma spettacolare passaggio sulle passerelle sospese nei pressi di Covoli. La stanchezza è tanta. Ora il silenzio è interrotto dai "quanto manca" senza soluzione di continuità con Grippa provocatrice e capo-claque. Mitch procede in retrowalking per attenuare la pressione sulle ginocchia, Algo si piega ma non si spezza. L'umidità di valle ci entra nelle ossa, ma la meta è vicina. Dopo tre ore e dodici interminabili chilometri in una notte stellata di inizio anno giungiamo all'auto. Caricati armi e bagagli un assonnato Issimo conduce tra sbadigli, sbandate, curve prese un po' larghe, andatura da pensionato con cappello e cervicale bloccata, colpi di sonno, vista appannata e velocità di reazione pari a zero. Traffico altrettanto zero per fortuna. Temperatura interna a 30° C come da indicazioni della falange rosa acquattata nei vani posteriori. Da un esame tossicologico e della qualità dell'aria all'interno dell'abitacolo si è poi del tutto scagionato il presidentissimo dall'accusa di guida ignobile e in stato di sonnolenza: i vapori "puteolenti" provenienti dai piedi scalzi allungati sotto i seggiolini dei camminatori a riposo avrebbero stroncato un bue. Il Monte Gu val bene una puzza! Per la prossima volta, però molletta sul naso, finestrini abbassati o lavanda dei piedi nelle fredde acque del torrente delle Cartiere. Sono le 5 del mattino quando i 7 trekker giungono a Garda, da dove, 36 km, 32 ore, 3500 kcal e 2000 mt d+ fa partiron. Un meritato riposo dona loro o Signore. Crava Pensiero, TT1 Devo: Un capodanno deciso all'ultimo, con cambio di programma a pochi giorni dalla fine dell'anno. Come quasi tutte le occasioni organizzate da Issimo, la tabella di marcia è stata perfetta, e perfino una perlustrazione dello stesso il giorno precedente, ci ha assicurato un transito agevole senza doverci inerpicare per sentieri sconosciuti. La discesa tra i boschi con le torce in testa nella notte stellata poi, è stata stupenda, e spero di avere occasioni in futuro di ripetere l'esperienza. Il timore di non essere in grado di camminare in montagna per tutte quelle ore, dovuto in particolar modo alla mia poca abitudine al trekking, si è rivelato infondato, vuoi per i ritmi decisamente tranquilli, vuoi per i compagni di viaggio sempre piacevoli che non mi hanno mai concesso il tempo di concentrarmi sui piedi dolenti! Le uniche magagne le ho avute 2 giorni dopo, con quadricipiti e polpacci in simbiosi con un tronco di legno. Metabolicamente parlando, ho oramai compreso l'importanza di ritrovare di tanto in tanto l'amata combriccola DNL: l'utilità di una dieta equilibrata e della conta dei carboidrati, mi viene ogni volta ribadita dall'impietoso confronto tra le nostra glicemie; e come per miracolo, nei periodi successivi al ricongiungimento, ho sempre valori nettamente migliori. Durante la gita infatti, l'unica curva fuori dal tracciato, è stata in seguito al cenone, dove con mio sommo dispiacere, in seguito a un bis dal cameriere, mi son visto costretto a far man bassa dei cotechini di tutti i commensali a portata di forchetta!!! Scherzi a parte, spero di festeggiare altri futuri fine anni con voi: grazie dei bei momenti passati insieme. Rapida Analisi Bromatologica del Cenone di San Silvestro @ Rifugio Pirlo Menu Bresaola con scaglie di rucola e grana • Risotto al radicchio Trevigiano • Fusilli di pasta fresca alla Pirlo Filetto di porchetta al pepe verde • Cotechino con lenticchie e polenta • Dessert e spumante Caffè • Vino al Bisogno Da una stima per difetto della nostra nutrizionista (che non ha voluto infierire troppo) abbiamo assunto mediamente circa 2700 kcal così ripartite: 32% carboidrati 52% grassi 16% proteine. A questo vanno aggiunte ca 450 kcal da alcolici (cd calorie vuote). Aperitivo, birrette e stuzzichini vari serviti tra le 18 e le 20 non sono stati considerati (altre 200 kcal almeno) ALLA FACCIA DELLA DIETA VARIA, EQUILIBRATA E BILANCIATA! Note metaboliche: Mediamente, abbiamo introdotto circa 190 gr di carboidrati (CHO), ma il principale nutriente è rappresentato dai "grassi"! Solo la quota proteica è nella norma. Trattasi dunque di pasto iperlipidico, sbilanciato e nutrizionalmente non corretto. In considerazione degli eccessi di fine anno, abbiamo adeguato la terapia insulinica al caso contingente. Impensabile la soluzione a bolo unico. Dunque potere alla fantasia e al ragionamento! Stante composizione del pasto e la successiva camminata di 3 ore per rientrare a Toscolano Maderno prevista a subito dopo la mezzanotte (a più di tre ore dall'inizio del pasto), i quattro commensali in terapia insulinica hanno adottato una specialissima variante di "bolo combo" così costituito: 50% circa dei cho coperto con bolo insulinico in base a stima cho totali da assumere e del proprio rapporto insulina:carboidrati Resto del pasto coperto con bolo di attività fisica (al posto del bolo insulinico prandiale) sfruttando la sinergia attività fisica-insulinemia basale (basale invariata per i multiniettivi, lievemente ridotta a inizio af per la microinfusa) La scelta è stata dettata anche dal rallentamento nell'assorbimento dei cho causato dall'enorme quantità di grassi ingurgitati. Su come è andata, glicemicamente parlando, lo potete evincere dai nostri diari metabolici! †"Il Gu sembra un titano per lei caduto in battaglia, supino e minaccevole" (G. Carducci) Il monte “Gu” altro non è che il nome dialettale con il quale i gardesani della sponda bresciana indicano il monte Pizzoccolo (mt. 1582), uno dei promontori che dominano e caratterizzano, con il Monte Baldo sulla sponda veronese, l’entroterra del lago di Garda. Il nome “Pizzocolo” (nel dialetto locale “pishocòl”) probabilmente deriva da “pizzo” e “zoccolo” forse per la sua forma a zoccolo oppure da “pinzocol” che in Val di Ledro e Alto Garda sta ad indicare una “roccia sporgente”. Dalle sponde molto ripide, malgrado la sua modesta altezza, questo monte fu sicuramente modellato dall’azione dei ghiacciai che durante il periodo delle glaciazioni diedero forma a quello che poi divenne il bacino gardesano, scavandone da quel lato, la parte meglio conosciuta con il nome di “Trep” (piede), caratterizzato da un fondale ripido e molto profondo che nella parte alta del lago raggiunge la massima profondità di 346 metri. Il panorama dal Monte Pizzocolo è, come per tutti i monti che circondano il lago, emozionante. Dalla sua cima si possono scorgere agevolmente il gruppo dell’Adamello, il Monte Rosa, gli Appennini. Nei pressi della cima, benché questa zona non sia stata un diretto campo di battaglia, sono presenti alcuni ruderi militari risalenti alla Prima Guerra Mondiale (1915-18). Probabilmente il nomignolo “Gu”, dato a questo monte, deriva da un francesismo che trae origine dall’aggettivo francese “aiugu” che significa aguzzo, come in effetti il monte Pizzocolo appare e come indicavano le truppe napoleoniche al tempo della loro presenza sul lago di Garda. Molti di questi soldati, allora d’istanza durante l’occupazione francese, videro nella parte sommitale del monte, il profilo di Napoleone, e più in particolare il profilo del naso. Questi soldati, giunti per la prima volta nei pressi delle rive gardesane, rimasero molto colpiti da questo monte che appariva loro davanti con questa forma molto appuntita tant’è che molti di loro appunto esclamarono “aigu, aigu!”; questa esclamazione, probabilmente udita dalle locali popolazioni, venne distorta nel nome di “Gu” che un po’ alla volta divenne il nomignolo definitivo con il quale molti di loro identificavano appunto il monte Pizzoccolo. [...] |