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Diabete Off-Road @ 2014 - Baldo Speed Crossing


BALDO SPEED CROSSING 2014


Traversata della dorsale del Monte Baldo in autogestione e in autosufficienza

5 settembre 2014 by Cristian Agnoli, DMT1, VR

Da Garda a Torbole per le vie di Cresta 

Report >
BALDO SPEED CROSSING 2014 …
La velocità è reale solo se condivisa … e condividiamola cazzo!


Incastrando strategicamente un puzzle di impegni professionali e non, tra check-in e check-out, previsioni meteo impazzite, manuale del bravo trailrunner, preparativi a distanza di un bi-battesimo, torno a ripercorrere un "classico" del mio vissuto di corridore in natura, il Baldo Crossing, quest'anno con l'aggiunta del connotato "Speed", un auspicio di superiore velocità possibilmente anche condivisa.
Alle 4.38 di venerdì 5 settembre mi ritrovo però solo soletto in quel di Via degli Alpini. SoloTrail! La solitudine forse non mi è cara, ma sicuramente non mi spaventa.
Il buio imperversa ancora. Start sul mio garmin e via, "just me myself and I"
Assetto "minimal" con il mio Mammun 5L modificato (borraccia anteriore da 0,75)  Una sola borraccia, dunque, confidando nei pochi ma strategici punti acqua dislocati lungo il percorso. Bastoncini Fizan Ultralight ben allacciati allo zaino, un cambio completo, "pellecchia" Raidlight da 180 gr e un poncho junior. Se piove, ma non pioverà, sono al sicuro. Scorte alimentari, pochi euro, il biglietto del pullman pre-acquistato alla biglietteria automatica e poco altro.
Unici incontri da Garda a Lumini i netturbini sui loro camioncini lampeggianti, nel segno della raccolta indifferenziata, ma anche dell'indifferenza ai miei cenni di saluto.

Cronopassaggi BSC 2014

Nella prima parte l'umidità la fa da padrona, sia nella Valle dei Mulini, sia nella Foresta di Sperane. Un lieve ma persistente cerchio alla testa mi attanaglia. Le gambe ci sono, un po' meno la concentrazione, che però immediatamente ritrovo giunto alla radura di Lumini. Primo prezioso punto acqua. Il cielo si schiarisce, e l'aria si fa più respirabile. Sul breve tratto in betume la gamba gira bene, e finalmente, la corsetta prevale sulla camminata, anche quando le pendenze si fanno proibitive.
Madonna del Castagno, Malga Zilone, Cappella di Sant'Eustachio in sequenza e senza esitazioni. Tornelli da aprire e chiudere con piglio deciso.
Senza incertezze affronto il taglio fuori sentiero da Malga Zocchi fino al primo tornante della strada di Naole, guidato dai rumori delle motoseghe delle forestale. Tonnellate di legname ammassato sulle strada, e altrettanto lungo i boschi: una pulizia "totalissima" resasi necessaria dopo un inverno nevoso ma non freddo, con conseguente sradicamento di un numero impressionanti di alberi.
Nemmeno i forestali ammiccano al mio cenno di saluto: musoni!
Poco prima delle otto entro alla "base vita" del rifugio Chierego a quota 1950 mslm dove sosto pochi minuti, giusto il tempo per un caffè, una bottiglietta d'acqua, un sms a chi mi vuole bene e un rapido scambio di battute con i gestori.
Chierego OUT in 3h23, accomiatandomi con un "buona montagna".
Inizia ora la parte più alpina della traversata sempre over 2000. Da qui alla forcella Valdritta proseguo sempre in spinta e dal passo del Camino in poi correndo di buon passo, con uno dei cagnoni del rifugio Chierego sempre alle calcagna nonostante i miei continui tentativi di rimandarlo indietro.
Ostica come sempre la sezione in mugheta, dove solo i migliori interpreti della skyrace sanno produrre velocità interessanti, ma io non appartengo a questa categoria. Nebbia a tratti e fondo umido fanno il resto. Tuttavia guadagno metro su metro e superata Cima delle Pozzette giungo piuttosto rapidamente alla Colma di Malcesine
Bagno di folla con turisti cavo-trasportati.
Sempre su sentiero, senza lasciarmi tentare dalla più comoda strada bianca, scendo ai 1400 mt di quota della Bocca di Navene. Veloce rifornimento d'acqua nel garage del ristorante e via per la variante "DF" come la chiamo io, ovvero un esile pista monotraccia che tra grotte, segnali di confine del Demanio Forestale, resti di trincee, muri a secco e ortiche, si innesta a quota 1600 mt nel sentiero per il rifugio Damiano Chiesa delle laste di Tolghe.
Non corro più ora, ma salgo a passo spinta e testa bassa, con rinnovato entusiasmo date le energie residue ancora abbondanti e il buon tempo di percorrenza ascensionale. Comincio anche a pensare di poter stare davvero vicino alle 8 ore in proiezione.
Entro alla "base vita" del rif. Damiano Chiesa a 2060 mslm dopo 6h36 minuti, 40 km e 3200 d+. Caffè, 2 bottiglie d'acqua, sms a chi mi vuole bene, quattro chiacchiere, apertura bastoncini e ripartenza. 6h43 OUT. Memore di un 1h18 nel segmento Altissimo-Torbole del 2012, e ancora ebbro di energie, attacco la prima parte della discesa deciso, spesso con velocità discensionale intorno ai 2000 metri/ora. Dai Prati di Nago in poi, però, il fondo si fa più viscido: contemporaneamente affiorano stanchezza e piede insicuro. Non è sufficiente un'abbondante sorsata alla freschissima Sorgente dell'Acqua d'Oro per donarmi quello slancio in più di cui avrei bisogno. Qualche escursionista a piedi o in bici risponde sorridente ai miei saluti di corsa.
Alla Madonna del Faggio non manco di diffondere nell'aria gli scaramantici tre rintocchi. Per chi suona la campana?
Si prende a sinistra per l'ex 601, e di lì a poco ha inizio il tratto più difficile e tecnico, per fortuna bagnato solo nella prima parte.
Anche se asciutte, le pietre e i liscioni di questo single trial richiedono piede deciso, ginocchia solide, articolazioni elastiche e un gran senso dell'appoggio, tutte qualità che non riesco mai a mettere insieme contemporaneamente.
Uscito dal sentiero sono in località Busatte. Aumento deciso l'andatura con le gambe che, ritrovato il betume, manifestano una insperata trazione: in un batter d'occhio, tra asfalto e rampe di scale, giungo nel centro storico di Torbole e dunque alla fermata del pullman sul porto.
Il cronometro dice 8h11 … personal best (del piffero), ma mancato abbattimento del muro delle 8 ore … così resta lo stimolo per ripeterlo il prossimo anno.
Nemmeno il tempo di darmi un'asciugata alla meglio e di azzannare trancio di pizza e radler appena acquistati dal kebabbaro indiano, e salgo al volo sul bus delle 12.49 per Garda.
Alle 14 sono già nella mia dimora, pronto a rientrare in servizio. Il cliente teutonico attende la pulizia e il riassetto della stanza, e il cliente ha sempre ragione!
Baldo Speed Crossing 2014 completato!

Motivazionalmente …
Alla caccia del record del "piffero" … si in effetti volevo provare l'andatura anche se non mi sentivo proprio un leone alla partenza.
"La velocità è reale solo se condivisa" … e allora condividiamola, sempre se andare a 10' al km si può considerare "velocità".
Vi assicuro che fare il Baldo Crossing in 8h11 non vi farà diventare famosi, nè annoverare tra i runner d'élite, ma richiede una buona forma atletica e capacità di gestire energie, scorte d'acqua e alimentari.
Niente foto quest'anno. Troppo preso dall'ansia del "record" … quasi a smentire me stesso. Scrivevo infatti nel 2012: "E del PB del Baldo Crossing poi chissenefrega?". Invece, un po' ci tengo. Non per gloria, sarebbe ridicolo, ma per constatare che gli anni passano, ma esperienza e allenamento ti permettono di migliorare un po'. Si va più regolari, si indovina un taglio nel bosco o in un pratone, si ottimizzano le soste, si alleggerisce l'equipaggiamento senza perdere in sicurezza etc etc … et voile les jeux sont faits.
Ribadendo quanto già scritto in passato, per un top runner questo percorso è fattibile in poco più di 6 ore e trenta … e lo confermo, forse anche meno se diventasse una gara con ristori e assistenza.
Per un "tap runner" ("tap" sta per birra alla spina) come me, stare sulle 7h45 è obiettivo difficile ma possibile a patto di:
1) partire con la luce e un paio di ore di sonno in più, tirando di più nei primi 26 km fino a Forcella Valdritta (potrei rosicchiare 20 minuti)
2) ottimizzare le pause? Mi sono fermato in totale 15 minuti. Diciamo che la prossima volta non prendo il caffè, ma faccio solo acqua e non mi perdo in chiacchiere. 5 minuti li metto in saccoccia!
3) zero foto … già fatto quest'anno! Ma me ne pento un po'!


4) provare a "rischiare" un po' di più nel tratto in cresta su mugheta e rocciume. E comunque per correre qui forte ci vuole talento. (5 minuti al massimo per me?)
5) provare a correre la salita all'Altissimo (5 minuti)
6) limare qualcosina nei 2000 d- fino a Torbole? … Impossibile … già stare appena sotto l'1h20 è per me un miracolo.
Sommando i punti da 1 a 6 fanno 35 minuti da togliere al mio miglior crono, dunque una stima di 7h35 … mumble mumble… mi sa che è dura!
"L'assillo del record non esiste ovvero esiste solo se è un vero record" scrivevo sempre nel 2012. Posso dare di più? E' nelle mie corde?
Arrivato all'Altissimo mi sono sentito dire dal ragazzetto al bar… sembri appena uscito di casa! Male, malissimo. Avrei voluto arrivare lì segnato dalla fatica. Significa che non so dare tutto… non ne sono proprio capace. Perché non sono un cagnaccio. A me piace l'armonico soffrire, la fatica "pacata e silente", che si insinua dentro e ti consuma piano piano ma ti lascia l'ultima goccia di energia per arrivare a casa con la pace nel cuore.
Mi interrogo un po' su quale sia il mio potenziale. Il mio indice ITRA dice che sono intorno ai 600 su 950 di indice di riferimento. Ma che cazzo è sto indice ITRA!
Forse ho perso di vista chi sono e cosa voglio. Di sicuro so ciò che non voglio essere … un trailstordito. Il rischio di diventarlo è sempre altissimo, l'importante è averne piena consapevolezza.
Non si può negare che correre liberi per boschi, monti e sentieri, rende euforici. Ha a che fare con l’idea della fuga, o meglio della "fuitina", perché la seconda, diversamente dalla prima, contempla il ritorno a casa.
In un trail non si scappa. Si esplora, si fatica, si condivide.
Occhio dunque a correre per fuggire da una realtà che non ci piace. La differenza con chi corre davvero (o "da vero") per scelta, è abissale. L’arricchimento personale e l’apertura mentale fanno del trailrunner una persona che sa vivere nel mondo e soprattutto sa tornare a casa.
Pistolotto … Ultimamente, con la cassa di risonanza dei social network, siamo tutti diventati corridori poeti, filosofi, amanti della montagna e dei paesaggi e giù a postare egloghe e versi al limite del mistico. Poi però vedi la foto all'arrivo, lo scrutare la classifica, l'occhio a chi hai messo dietro. Come la mettiamo allora? Siamo sempre più ridicoli a autoricoprirci con tonnellate di spirito trail che non abbiamo. A braccia alzate, sì ce l'ho fatta, che impresa! Non c'è niente di male a dire che si va agli ultratrail per la classifica e la gara e che la magia dei paesaggi ce la ricordiamo solo dopo perchè l'abbiamo sfangata e dobbiamo pur postare o twittare qualcosa che susciti "mi piace" e commenti positivi.
Insomma ai giganti (quelli del tor des geants, ma non solo) dico "bravi, bravissimi", avete tutta la mia ammirazione. Ma siate sinceri, vivadio, ditelo che siete/siamo tutti pieni di noi e del nostro ego smisurato che nemmno le bastonate di fatica di un gigatrail riescono a domare.
Ma provate anche a partire una volta da soli, zaino a spalle e fatevi 300 km e 25000 d+ studiandovi un percorso a vostra scelta, senza basi vita, senza assistenza, senza "livetrail" e "tempi di passaggio" … e magari i post annotateveli in un piccolo diario di bordo da trascrivere al massimo su un sito blog personale sconosciuto ai più. Non sarebbe forse un piccolo gesto di vera "umiltà"! Se prima questo avete fatto, allora concedo tutto, anche i post mistici, emoticons, ashtag etc etc.
Insomma, se non lo avete capito, penso che proverò a partecipare al Tor des Geants nei prossimi anni, ma voglio farlo con schiettezza e onestà intellettuale. "Alla gara come alla gara", e arriverò come arriverò, magari bollito.
Ma quando ho bisogno di ispirazione e introspezione, vado per i fatti miei. Non ho necessariamente bisogno del chip, del pettorale e delle balise per seguire il sentiero, un alta via e ritrovare me stesso. Studio le carte, mi armo di coraggio, vinco le mie paure, chiedo il permesso in famiglia e parto con una voglia matta di arrivare a casa, ma non prima di aver conosciuto da vicino la fatica vera e assaggiare tutto il succo della vita senza guardarmi le spalle da chi sopraggiunge o se riesco a stare sotto le 100 ore.

Metabolicamente [solo per addetti ai lavori] … che dire … soddisfatto. Perfetto e puntuale nelle integrazioni sia in quantità sia in timing. Profilo glicemico stabile anche se posso lavorare in efficienza e performance su valori lievemente più bassi (100-120 vs 140-160). Continuerò a ripeterlo all'infinito: è inutile parlare di glicate buone o buonissime e poi quando si tratta di fare sport tutto è concesso sull'altare della "illusoria" sicurezza. Bisogna essere aggressivi, sia con le terapie, sia con le glicemie. Una glicemia è buona se è entro i range, e lo sport non è un motivo per non stare nei range, (o comunque fuori di poco). Di questo mio periodo di gestione mediocre, salvo solo la fase sportiva, dove, salvo sporadiche eccezioni, mantengo valori borderline ma tendenzialmente inferiori a 150 mg/dl.
Aggredire di più, usando l'insulina strategicamente, ma all'attacco e senza l'atavica paura dell' "iPo". Alla fine siamo tutti conservativi perché temiamo che la discesa della glicemia sia contemporaneamente repentina e infinita … invece non credo sia così. Peccato non avere il tempo e le risorse, oltre che un valente staff, per farci uno studio vero e cazzuto, e rompere l'adagio "meglio in iper che in ipo". Su altro ci dobbiamo concentrare. Oltre le linee guida, oltre le (iper-ipo) glicemie.

Equipaggiamento BSC 2014
Indossato:
Zaino: Mammut 5L con 1 borracce da 75 cc + 2 pochette + ecotazza
Calzatura: Hoka Rapanui Water-proof
GPS: Garmin 910XT
Lampada frontale: Petzel 75 lumens
Abbigliamento: morf, maglia m/c performer Raidlight, pantalone corto elasticizzato,
manicotti con cappuccio integrato Montura
Nello zaino:
- bastoncini Fizan
- telefono cellulare
- Poncho Junior Great Escape
- antivento waterproof Raidlight 180 gr.
- pantavento
- calze di ricambio
- maglia di ricambio
- banda vetrap per fasciatura
- morf di riserva
- manicotti con cappuccio montura
- 15 euro in contanti di piccolo taglio
- 1 sinflex
- cerotti
- salviette profumate per bidè volante
- 1 biglietto autobus Torbole Garda
- 2 penne di insulina (basale e ultrarapida)
- 2 aghi 8 mm
- glucometro Aviva Nano con 10 strisce
Riserve alimentari:
- 1 coca cola in minilattina 17 cho
- 1 barretta Isostad (27 cho).
- 2 mars (64 cho)
- 2 panini al prosciutto (100 cho)
- 1 pacchetto di crackers (24 cho)
- 1 bustina di Polase Sport da sciogliere in acqua = 14 gr cho
- 2 fruttini Zuegg (54 cho)
- 2 chupa chups (16 cho)
- 1 Enervitene Pre (25 cho)
- 1 barretta al cocco (17 cho)
Acquisti extra ai rifugi:
2 caffè + 1,50 litri acqua = tot. euro 7,70
Cibo non utilizzato:
2 fruttini Zuegg (54 cho)
1 chupa chups (8 cho)
1 Enervitene Pre (25 cho)
1 barretta al cocco (17 cho)
Cibo assunto a fine traversata:
- 2 spicchi di pizza (50 cho) @ kebab
- 1 radler 50 cc (20 cho) @ kebab
- 1/2 mars (16 cho)
- 1 panino (45 cho)



Distanza & Dislivello Effettivamente Percorsi > 49 k 3200 d+

***
- senza assistenza 
- senza balisaggio
- in autosufficienza alimentare 
- logistica fai-da-te

Fanno fede GPS, foto, appunti, testimonianze e buona fede!

Quando > estate 2014 ...
Record [del piffero] da battere > [8h36]

Obiettivo 2014 > sotto le 8 ore 
(mancato ...8h11, però record battuto, sempre del piffero, e Personal Best)

Tempo stimato di un top runner > 6h-6h30