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MELL1TO BAKEKA 2007 - G.F. Max Lelli - Campionato Italiano Ciclisti con Diabete


2a ed. "Campionato Italinano di Ciclismo su Strada per Atleti con Diabete" - 15 aprile 2007 - GF Max Lelli

Evento promosso da Ciclismo & Diabete

Clicca qui >>> Campionato Italiano di Ciclismo ed. 2007

Diario di Gara del Ciclista Diabetico

Riflessioni sulla 2° Edizione del Campionato Italiano Ciclisti con Diabete  -

 Gran Fondo Max Lelli 15 aprile 2007 -

di Cristian Agnoli, diabetico tipo 1 dal novembre 2005, 35 anni

 

 

In quel di Manciano, nella splendida cornice della Maremma Toscana, si è svolta la seconda edizione del Campionato Italiano per Ciclisti con Diabete sul percorso medio fondo (110 km circa) della Gran Fondo Massimiliano Lelli.

Il gruppo dei ciclisti diabetici ha superato i venti partenti, raddoppiando la presenza rispetto l'anno precedente, e grazie all'entusiasmo e alle bellissime divise "Changing Diabetes", l'allegra truppa era chiaramente distinguibile in mezzo a più di 1600 partenti.

L'associazione Ciclismo & Diabete e l'organizzazione della Gran Fondo si sono prodigate, infatti, per dare giusto spazio all'evento con una postazione dedicata nel padiglione iscrizioni e alla partenza, garantendoci la griglia d'onore e buona visibilità, anche mediatica, in tutte le fasi della manifestazione, premiazione inclusa.

Il mio giorno della gara da diabetico è cominciato già la sera prima, quando ho ridotto le unità di insulina basale (da 14/16 a 10 unità di Lantus) in considerazione dello sforzo prolungato dell'indomani.

Al risveglio il cielo era un po' nuvoloso e l'aria fredda e pungente. Controllo della glicemia:  69. Abbondante colazione: 50 grammi di pasta condita con un cucchiaino d'olio, tè dolcificato con fruttosio, fette biscottate integrali con marmellata d'albicocca e burro d'arachidi, acqua.  Insomma un abbondante carico di carboidrati semplici e complessi, senza assunzione di insulina (la mia recente insulino-dipendenza mi consente ancora un regime insulinico ridotto): un regime alimentare non dissimile da quello di un qualunque ciclista di fondo.

A seguire vestizione, controllo bici, scarpette, chip e pettorale. Quindi preparazione kit diabetico per la gara così composto: borracce con liquidi zuccherini, cartuccia di carboidrati liquidi a rapida assimilazione (il mercato offre una vastissima gamma di prodotti… a voi la scelta), bocconcini di pane con marmellata e burro d'arachidi, barretta ai cereali di scorta e la bustina d'emergenza di destrosio. Dotazione volutamente abbondante rispetto al reale dispendio energetico, ma, forse per la mia mancanza di esperienza mi sento più tranquillo così e ciò val bene il disturbo di qualche etto in più nelle tasche. Attualmente non porto con me insulina perché non ho mai registrato in più di centocinquanta allenamenti nessun caso di iperglicemia: ma al bisogno aggiungerò pure quella nel kit.

Sul manubrio della bicicletta monto, ben fissato, un reflettometro di quelli con lo stick che si autocarica in modo da fare tutto con una mano e ciò in bici è più sicuro e consente misurazioni anche in momenti di gara impegnativi.

Casco indossato, cardiofrequenzimetro in funzione. Sono pronto!

Come da istruzioni ricevute, alle otto siamo tutti sotto lo striscione di partenza per foto di rito, interviste, scambio di battute e ovviamente controlli glicemici con l'utilizzo di una vasta gamma di strumentazioni, il tutto documentato dagli ottimi fotoreporter.

Il sole esce tra le nuvole e la giornata diventa gradevolmente calda.

La mia glicemia alla partenza è arrivata 190, leggermente superiore al livello che considero ottimale in fase pregara ma so che già dopo pochi km scenderà: insulina basale e attività fisica assieme faranno il loro sacrosanto lavoro.

Sono le nove…. si parte. Ritmo controllato per i primi otto chilometri di discesa, per fortuna perché nonostante raccomandazioni e prudenza, occhi aperti e mani strette sul manubrio qualcuno cade, qualcuno rischia di farlo o di farlo fare.

I più forti sono davanti, veloci e irraggiungibili. Io procedo, citando un cronista televisivo, "del mio passo". Avvisto qualche divisa di altri ciclisti con diabete, ci si supera e saluta con un cenno, uno sguardo, una battuta veloce e poi si continua a pedalare cercando di non perdere la ruota giusta.

Nella fase iniziale vengo affiancata da un concorrente che mi fa sapere che pure suo figlio di 15 anni è un giovane diabetico di tipo 1 …. io, un po' ansimante, gli ho semplicemente risposto che lo aspettiamo, appena possibile, in corsa con noi… mi auguro che quel genitore ciclista abbia recepito il messaggio.

La gara prosegue, prestando attenzione alle curve, alle traiettorie, alle staccate, alla scelta del rapporto giusto, al fondo stradale…. E ovviamente trovare l'attimo e la lucidità per controllare la glicemia senza perdere la ruota del gruppo….

Il percorso è nervoso e ondulato, a tratti ventoso, con la prima stupenda salita di Pitigliano, da paesaggi e architetture meravigliosi cui nemmeno il ciclista agonista più impegnato può rimanere indifferente.

Dopo lo scollinamento, dove, alla  brillantezza dimostrata in salita, non riesco a far seguire altrettanta freschezza nel veloce e scorrevole tratto successivo : perdo infatti la scia di un piccolo e promettente gruppetto di passisti che viaggiava ad un ritmo per me impensabile. Di lì a poco comincia la salita di San Martino, piuttosto esposta e di media difficoltà. Ciò mi consente di recuperare alcune posizioni e inserirmi in un gruppone e pedalare più riparato.

E' l'occasione per il primo controllo glicemico in gara, non senza inghippi: ho dovuto ripeterlo un paio di volte perché la prima mi tremava la mano e non ho versato una quantità sufficiente di sangue nello stick e la seconda non so perché ma non ha funzionato. Capita! E poi bisogna stare attenti a non avere le mani sporche di zuccheri, residui di integratori e bibite, perché i valori possono risultare impazziti e inaffidabili.

Alla fine, dopo qualche imprecazione, riesco nel solitamente facile procedimento: sono un po' bassino, 66, ma non ho avuto particolari problemi, attingendo alle scorte zuccherine custodite nelle capienti tasche, riprendendomi subito. Ai ristori  assumevo continuamente liquidi (acqua) per evitare il rischio disidratazione.

Seconda rilevazione a 40 km dall'arrivo, dopo un lungo tratto con continui "mangia e bevi": glicemia 88. Assumo una cartuccia di carboidrati in vista dell'erta finale sorseggiando a intervalli regolari acqua o liquidi zuccherini.

Eccola che arriva... è la Sgrilla, salita di circa 8 km che porta a Manciano, salendo a strappi mai veramente duri ma è pur sempre salita e giunge del finale, con il sole alto e le forze in calo. 

Il gruppone si è sgranato piano piano e i più forti sono scappati avanti. Sono salito al meglio delle mie possibilità, in progressione, anche se per raggiungere un grintoso collega diabetico mi sono un attimo bruciato e anche illuso di poter salire così veloce fino all'arrivo. Mi sono fatto pure sprintare sulla linea del traguardo, sull'ultimo strappetto dopo la curva a gomito che mi ha un po' sorpreso, perdendo così la quinta posizione. Cose che capitano anche nelle corse tra diabetici. Una lezione per la prossima edizione. Ma abbracci e strette di mano, qualche recriminazione "costruttiva" e la lucidità per controllare la glicemia: 83 .

Dai valori riscontrati in gara, evinco che forse devo ridurre maggiormente l'insulina basale nei due giorni precedenti la gara, per evitare di pedalare sempre sull'orlo dell'ipoglicemia. Ma ambire alla perfezione per un diabetico è davvero troppo. Bene così.

Più o meno stanchi, più o meno sorridenti, nonostante qualche acciacco e l'impegnativo percorso, tutti i partenti hanno portato a termine la competizione. Scambio di impressioni su condotta di gara, sensazioni e andamento glicemico, qualche rammarico,  si riprende fiato, si reintegrano i liquidi persi. C'è comunque una atmosfera di soddisfazione generale, si scattano foto con i campioni, qualche pacca sulle spalle, complimenti ai vincitori assoluti e di categoria, applausi alle premiazioni. Ottimo, pure, nonostante la ressa, il pasta party.

 

Vi domanderete il perchè di questo articolo .... ho voluto raccontare la corsa del diabetico, con i suoi pensieri, le sensazioni, gli accorgimenti, profilassi diabetica inclusa.

Lungi da me ogni mania di protagonismo, auto celebrazione o bisogno di rivincite sociali . Io mi sento a posto. Per citare Pippo Pipitone, grande podista diabetico, "non corro per dimostrare qualcosa, ma correndo dimostro qualcosa".

Le competizioni sportive per diabetici sono il mezzo ideale per divulgare uno stile di vita in cui l'attività fisica, praticata con costanza, intelligenza e giusta intensità diventi una sana abitudine per vivere meglio e il più lungo a possibile.

Costretti dagli eventi ad una condotta di vita controllata (con qualche licenza ogni tanto intendiamoci... siamo disciplinati ma non fanatici, diciamo pure qualche parolaccia ….), gli sportivi diabetici hanno forse, se se la sentono, una sola vera "missione": diffondere uno stile di vita attivo, rivolto a diabetici e non: verso le persone non diabetiche perché non  si ritrovino ad esserlo magari già a 50 anni con molte funzionalità purtroppo gravemente pregiudicate, e verso i diabetici che non si sono ancora avvicinati allo sport per ignoranza, mancanza di informazioni, depressione, pregiudizi, semplice pigrizia, indifferenza o disinteresse, perché scoprano i vantaggi e i benefici dell'esercizio fisico.

Lo sportivo diabetico, sia chiaro, è un atleta cui è chiesto uno sforzo in più…. in termini di fatica, disciplina e maturità. Ma questo non deve essere un disincentivo o farci sentire sfortunati o ancor peggio vittime… per non sentirsi diversi bisogna accettare il fatto di esserlo …. e non avvertire ciò come un problema ma come un'opportunità …. insomma tutto sembrerebbe così difficile… e tutto ciò costa fatica, ma con il giusto approccio mentale tutto diventa poi, se non facile, almeno naturale.  La fatica prima ci fa  soffrire, ma poi si impara a gustarla, ad apprezzarla.

Lo sport insegna rigore, metodo, resistenza…. Per superare meglio anche le piccole e grandi difficoltà della nostra quotidianità, rafforzando la persona nello spirito, nell'autostima,  nella capacità di autovalutazione, nel mantenimento di un buon equilibrio psicologico e nel miglioramento dei rapporti interpersonali. Inoltre riduce lo stress, educa a centellinare le energie, a gestire le forze, l'euforia per un buon risultato, la delusione per una cattiva prestazione.

Ho scoperto che le qualità che lo sport allena sono necessarie anche per meglio convivere con il diabete. Per questo lo sport è divenuto parte integrante della mia terapia, come lo sono le iniezioni di insulina, una dieta attenta, le misurazioni, le visite mediche periodiche di controllo… e invito tutti a fare altrettanto.

Io con lo sport mi diverto e spero ci siano sempre più sportivi diabetici contenti ed efficienti, un gruppo sempre più numeroso che corre (e perchè no, anche compete) in allegria, con responsabilità, preparazione e attenzione per la propria salute .... insomma il diabete non deve allontanare ma avvicinare allo sport.

 

 

Cristian Agnoli, chretien@alice.it -